Giunto alla quarantottesima edizione, il premio internazionale della fisarmonica riesce ogni anno a rendere Castelfidardo capitale della musica. La fisarmonica nata dalla mente geniale di Paolo Soprani diventa la regina del festival, elemento di contaminazione e di aggregazione. Cinque giorni ricchissimi di seminari, eventi variegati e di alta qualità. La direzione del festival anche quest'anno è stata affidata al maestro Antonio Spaccarotella che in simbiosi con l’amministrazione comunale è riuscito a garantire una proposta sempre al passo con i tempi. La prima serata ha visto Sergio Cammariere come protagonista assoluto, con un concerto molto partecipato. Il cantautore accompagnato dai suoi storici musicisti come Daniele Titarelli (sax soprano), Luca Bulgarelli (contrabbasso), Amedeo Ariano (batteria), ha fatto un viaggio nella sua fortunata carriera, pescando brani da quasi tutti i dischi. Dall’iniziale “Sorella mia” passando per “Nessuna è come te”, “Le porte del sogno”, “L'amore non si spiega”, “Non mi lasciare qui”, “Tempo perduto”, “Per ricordarmi di te”, “I fiori parlano” (unica canzone tratta dal suo ultimo lavoro “Una sola giornata” del 2023), “Sul sentiero” e “Via da questo mare”. Particolarmente intensa “Padre della
notte”, spassosa “Cantautore piccolino”, in cui tira in ballo i propri colleghi. Il finale è stato affidato a due classici “Tutto quello che un uomo” e “Dalla pace del mare lontano” cantati da tutto il pubblico. Un concerto raffinato, che ha messo in risalto la bravura degli ottimi musicisti, compreso il gradito ospite Antonino De Luca, ovviamente alla fisarmonica, come da tradizione del festival. La giornata del giovedì ha incontrato la pioggia sul proprio cammino, costringendo gli organizzatori a spostare alcuni concerti al giorno successivo. In tarda serata però si è esibita Rita Marcotulli (sotto la regia di Maria Teresa De Vito) con un particolare omaggio ai film di Francois Truffaut, il maestro della Nouvelle Vague. Con lei, il meglio della scena jazz italiana come Javier Girotto (sassofoni), Ares Tavolazzi (contrabbasso), Roberto Gatto (batteria) oltre ad Aurora Barbatelli (arpa celtica) e la partecipazione straordinaria di Vince Abbracciante alla fisarmonica. Il venerdì è stato ricco di eventi, in particolar modo ci ha colpito lo spettacolo “Gaber Jannacci EDio” dove il cantautore Rocco Burtone (voce e chitarra) ha omaggiato i due “guitti” con un percorso che privilegia Jannacci con “Vincenzina e la fabbrica”, “Vivere”,
“L'uomo a metà”, “Quando il sipario calerà”, ma non disdegna il Gaber de “L’America”, “La libertà” e la conclusiva “Non insegnate ai bambini”. Teatro e canzone si incontrano sopra le note della fisarmonica di Giampaolo Mrach e l’armonica a bocca cromatica di Stefano Muscovi. Anche il sabato ha riservato parecchie proposte. In serata l’attore Alessandro Preziosi al cinema teatro Astra ha ripercorso la storia di Franco Zeffirelli divisa tra cinema e opera lirica attraverso le lettere autobiografiche, scritte con uno stile tra l’ironico e il raffinato. A sottolineare il racconto le musiche tratte dai suoi film, suonate da Gianni Iorio (bandoneon), Filippo Arlia (pianoforte) e Francesco Mariozzi (violoncello). Ma la punta di diamante è stato il concerto di Paolo Fresu (tromba) e Daniele Di Bonaventura (bandoneon) Un incontro magico tra due musicisti straordinari, con un viaggio intorno alla musica del mondo, rivisitata con la loro sensibilità, sempre in bilico tra jazz e folk. Ed è sensazionale ascoltare nella stessa sera l’iniziale “Oh che sarà” di Cico Buarque, “Non ti scordar di me” (De Curtis), “Un vestito y un amor” (Caetano Veloso), “Laude novella” (Laudario di Cortona), “El ciego” (Armando Manzanero), “Preghiera in gennaio”
(Fabrizio De André). La cosa che colpisce è la sintonia, il dialogo, il lasciare sempre il giusto spazio allo strumento dell’altro. La tromba di Fresu è calda, avvolgente e si sposa perfettamente al bandoneon che in alcuni momenti viene usato in maniera percussiva. Il finale è quanto mai struggente con “Te recuerdo Amanda” di Victor Jara, dove persino il monumento di Castelfidardo (dedicato alla battaglia del 1860, dove i sabaudi vinsero sulle truppe papali) si tinge di rosso per ricordare il Cile colpito proprio cinquant'anni fa dall'ignobile golpe di Pinochet. I due musicisti hanno anche spiegato le origini del bandoneon, questo affascinante strumento ad ancia libera, conosciuto per il tango e che assomiglia parecchio alla fisarmonica. Fresu ha ribadito quanto la produzione di organetti e fisarmoniche sia importante per un'economia sostenibile, Di Bonaventura l’amore per le Marche, la sua regione, nella quale torna sempre con immenso piacere. Insomma una serata ricca di emozioni, che la città non dimenticherà così facilmente. Il Pif è giunto all'ultima giornata, quella che proclama il vincitore assoluto. La Cina anche quest'anno si aggiudica il premio con il giovanissimo Zhiyuan Zhang, seguito da Olzhas Nurlanov e Petr Dincic. Si chiude così un'edizione importante, di un festival che ogni anno cresce e si apre sempre a nuove strade e a nuovi suoni. Lunga vita al Pif e viva la fisarmonica.
Marco Sonaglia
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