È una sfida interessante, quella in cui Marcello Giannini, Andrea De Fazio e Paolo Petrella (accomunati dalla militanza nei fenomenali Nu Genea, ma altrettanto figli di esperienze diverse, dai Funkin Machine agli Slivovitz, passando per Guru e Parbleau) si imbarcano col loro “Psyché”, album eponimo del collettivo musicale nato nel 2018: l’idea è quella di mettere insieme le disparate anime del Mediterraneo con groove funk, visioni psichedeliche e incursioni fusion, spruzzando qua e là il tutto di (centratissimi) riferimenti mitologici e misterici, che emergono dai titoli delle varie tappe di questo viaggio. Senza voler anticipare troppo, possiamo solo dire che ci sono perfettamente riusciti. E adesso, come sempre, andiamo nel dettaglio.
Ad aprire il disco ci pensa il fraseggiare languido della chitarra di “Kuma”, richiamo all’antica località flegrea, che affonda sulle acquose paludi scavate dai synth. A seguire, “Cumbia mahàre”, elettrizzata dal volteggiare di una spastica linea di basso, perfettamente contrappuntata dai fraseggi elettrici della chitarra e dalle aperture delle tastiere, in un brano dall’afflato mistericamente evocativo. “Amma” è avvolta dal levare arabeggiante della chitarra elettrica, su cui poggiano un pattern ritmico sabbioso ed i volteggi ventosi dei fiati. Giro di boa dell’album è “Angiza”, scandita da una batteria incessante e da un basso vorticoso e profondo, ben scortati dal delay gommoso della chitarra elettrica e dalle visioni lisergiche dipinte dai synth. A movimentare la title track ci pensa il charlie forsennato della batteria, che accoglie perfettamente le trame arabe intessute dalla chitarra. “Manea” pulsa tramite le aritmie del basso, sfondo perfetto per gli affreschi assolati dipinti dalle tastiere e dal fraseggiare della chitarra. Anche “Hekate” si muove lungo panorami afosi, con una chitarra elettrica a svisare, latina e torrida, sotto un distendersi sornione di sintetizzatori. A chiudere il disco ci pensa “Kelebel”, che si snoda lungo le arsure di una figurazione ritmica secca, ad accogliere le aperture di tastiere lunari, che finiscono per regalare al brano una stupenda atmosfera da notte nel deserto. In conclusione, ci troviamo all'ascolto di un lavoro ispirato, in cui Giannini, De Fazio e Petrella riescono perfettamente a fare convivere i rispettivi background, finendo per sublimarli alla perfezione nel terreno comune – dionisiaco ed apollineo al tempo stesso – del mito, delle radici e della cultura meticcia: ispiratissimi e splendidamente fotografici: una piccola delizia. fourfliesrecords.bandcamp.com
Giuseppe Provenzano