Giancarlo Frigieri – Qualcuno si farà del male (Private Stanze, 2023)

Avevamo lasciato Giancarlo Frigieri alle prese col mastodontico e tondelliano “Sant'Elena”, anno domini 2021, in quello che era un piccolo breviario di polverose miserie umane. Ecco, in due anni non è più cambiato così tanto, e adesso l’ex batterista dei Julie's Haircut ritorna con un nuovo disco, programmatico fin dal titolo, quel “Qualcuno si farà del male” che ha il sé stesso un duplice significato: farsi del male e fare del male, tutto sommato due facce della stessa medaglia. È una prospettiva costantemente antropocentrica, quella del nostro, figlia di una scrittura tesa e pastosa, eppure vitale e lirica, a cavallo “fra la via Emilia e il West”, come avrebbe detto uno bravo. E, senza perderci in ulteriori chiacchiere, direi di andare a vedere di che si tratta. Album aperto dai timbri caldi di una “Briciole” splendidamente cantata insieme a Dagger Moth (aka Sara Ardizzoni), scandita dall'arpeggiare malinconico della chitarra acustica, appena innervosito da un ebow elettrico. A seguire, “Il giorno e l’ora” raddrizza subito il tiro, snodandosi lungo uno strumming acustico su cui si arrampicano i fraseggi sabbiosi della chitarra elettrica. La title-track, cantata insieme a Davide Tosches (che, dell'album, è pure il produttore) segue le trame ombrose di una chitarra plumbea, illanguidita dalle incursioni di una lapsteel e da un pattern ritmico plumbeo ed essenziale. “Anche se non si dice”, probabilmente uno dei momenti liricamente più strazianti del disco, abbracciato da una ritmica infestante ed asfissiante e squarciato da un ruvido arpeggio elettrico. “Rita” torna a dinamiche più serrate, col rincorrersi di rullante e basso ad accogliere le tensioni elettriche della chitarra. “Un po’ più in là” poggia su un incedere ritmico osseo, che ben si accompagna ai timbri legnosi della chitarra acustica, scavati dai fraseggi corrosi della chitarra elettrica. Su “Figli d'arte”, brano in cui ritorna la voce di Davide Tosches, ci accoglie una chitarra acustica dal sapore country, splendidamente scortata da una melancolica coda strumentale segnata dall’eleganza di un glockenspiel, dalle lacrime di un'armonica squarciata e dagli ululati della lapsteel. “Alberto”, penultimo momento dell'album, si srotola lungo una fangosa chitarra elettrica, contrappuntata da una minacciosa linea di basso. A chiudere il lavoro è la brumosa “Oltre l'orizzonte” (che, fra le altre cose, vede la partecipazione di Chris Eckman, già Walkabouts e amico di vecchia data dello stesso Frigieri), segnata da arpeggi acustici madidi di pioggia a sostenere gli interventi nebbiosi della tastiera e le svisate emaciate della chitarra elettrica. In conclusione, e senza troppi giri di parole, Frigieri è un cantautore squisitamente spietato, uno di quelli per cui le canzoni arrivano come necessità, come un rosario di spine da sgranare nonostante il dolore. E, con buona pace dei puristi che potrebbero storcere il naso, per questo “Qualcuno si farà del male”, suonano particolarmente calzanti le parole con cui Massimo Bubola descrisse “Rimini”: “una torta a strati di storie parallele che finiscono coll'incrociarsi parallelamente”


Giuseppe Provenzano

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