Dàimh – Sula (Goat Island Music, 2023)

Ottavo album per gli scozzesi Dàimh, che in “Sula” confermano la formazione già presente nel precedente “The rough bounds” (del 2018): i tre fondatori Angus MacKenzie (cornamusa e flauti), Gabe McVarish (violini) e Ross Martin (chitarre); Murdo Cameron alla fisarmonica e mandola, Alasdair White (già Battlefield Band) ai violini, e Ellen MacDonald, la cui voce è componente fondamentale nella caratterizzazione del suono del gruppo. Ad essi si sono aggiunti in alcuni brani Martin O’Neill al bodhrán, James Lindsay al contrabbasso, nei cantati, come seconde voci: Megan Henderson, Ewen Henderson e Calum Alex MacMillan. Nati nel 2000, i Dàimh hanno assorbito la lezione di formazioni come i Tannahill Weavers, la Battlefield Band o i McCalmans e, superando il Mare d’Irlanda, alcune cose dei Clannad prima maniera, nel tempo evolvendosi verso uno stile che è una sintesi originale tra gli echi dei predecessori e nuovi percorsi. Registrato nel dicembre dello scorso anno a Bernera, isola ad ovest della più grande Lewis, nell’arcipelago delle Ebridi, “Sula” è un album che sin dal titolo rievoca i ventosi spazi delle isole scozzesi, con il mare sovente in tempesta e una natura tanto bella quanto ruvida, che ha forgiato il carattere e la cultura degli highlanders. Sula è infatti il nome comune della Sula bassana, un grande uccello marino che nidifica sulle scogliere delle isole britanniche, di Irlanda, Islanda e Norvegia, e che per catturare i pesci di cui si nutre si tuffa in mare ad oltre 150 chilometri orari, immergendosi fino a 30 metri di profondità in un mare freddo e che si fa spesso scuro sotto la pioggia. Nell’album, strutturato su un’alternanza quasi perfetta tra vivaci strumentali da danza (in parte di composizione) e canzoni in gaelico, la sintonia tra i componenti del gruppo è praticamente perfetta. Ascoltate, ad esempio, “If it plays”, l’energetico brano che apre il disco, in cui la cornamusa di MacKenzie, suonata a velocità massima, è ritmicamente sostenuta dalla chitarra di Ross Martin; oppure “Miss MacGregor’s traditonal jigs”, un medley di tre danze tradizionali, in cui sono la cornamusa e il violino a dialogare tra loro. Degne di nota, ancora, la corale “Peggy Shrimpy Jonny” e “Altsasaig”, a cui la fisarmonica conferisce quell’eco nordica che rimane una componente della musica delle Highlands. Nei pezzi cantati i musicisti sono altrettanto capaci di porsi al servizio della voce di Ellen MacDonald: una voce misurata, che non arriva mai a urlare, ma che è in grado di esprimere tutte le emozioni e i sentimenti contenuti in testi che parlano di mare, di guerra, di tempeste, di amore, dolore e speranza, come “Chaidh Mis a’ dh’Eubhal Imprig”, che ricorda alcune interpretazioni di Máire Ní Bhraonáin (Clannad), la intima e quasi sussurrata ninnananna “Tàladh Choinnich Òig” e la conclusiva “Laoidh Fhearchair Eòghainn”. Se vi state chiedendo da dove siano deducibili i temi delle canzoni di “Sula”, difficilmente comprensibili anche facendo ricorso a un traduttore gaelico scozzese-inglese la risposta è nei simboli che ritroviamo sul libretto dell’album accanto ad ogni titolo di canzone, ed il cui significato si deduce da una legenda, simile a quelle delle carte nautiche. Idea originale, che insieme ai bei disegni in computer grafica di alcune sule posti in copertina ed all’interno della confezione, aggiungono valore estetico a questo bell’album, che soddisferà sicuramente sia i vecchi che i nuovi amanti della musica scozzese. www.daimh.net - daimh.bandcamp.com/album/sula


Marco G. La Viola

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