Pesni Russkich Bardov - Le canzoni dei bardi russi

“Beati siano il tocco attento e le implacabili dita di ogni musicista che ha incendiato la mia vita e se la mia anima è bruciata rinascerà sicuramente più giusta, meno sola e disperata"
 (Bulat Okudžava) 
“La canzone dei bardi” era la canzone d’autore (Avtorskaja pesnja) immersa nel romanticismo sovietico. A fronte del proprio nome, non è derivata dai menestrelli medioevali ma iniziata molto più tardi, nei secondi anni cinquanta dello scorso secolo e lo ha fatto con lo scopo di definire qualcosa che prima non esisteva. Non va confusa con la tradizione della romanza o del lied, dov’era la poesia a essere musicata, si tratta a tutti gli effetti di una canzone tipicamente novecentesca, definita “romanza urbana” senza nulla possedere di quella classico-romantica. È da considerarsi in chiave di moderna musica popolare, legata a quei bassifondi sorti ai margini e nei vicoli delle grandi città dell’Unione Sovietica, così com’era accaduto in precedenza tra fine ottocento e inizio novecento, per tango e milonga nei sobborghi di Buenos Aires. Esistono ottimi esempi di simili canti della malavita o della prigionia anche in Italia, senza mai dimenticare quelli ancor più terrificanti nati nei lager dall’incredibile forza creatrice di un mondo circondato dal filo spinato. Per la “canzone dei bardi” il modello di riferimento fu quello della chanson francese che prese piede negli anni venti e trenta a Parigi e che dopo la seconda guerra mondiale diverrà fondamentale per il fenomeno della canzone autorale in generale. Nell’Unione arrivò nel 1957 quando la realtà stava iniziando a modificarsi in favore di un maggiore rispetto dell’identità dell’individuo e venne promosso il Primo Festival Internazionale della Gioventù che in questa storia ha un impatto fondamentale. Dopo la scomparsa quattro anni prima di Iosif Stalin, era salito al potere Nikita Sergeevič Chruščëv che aveva stupito i delegati del XX Congresso del PCUS, il 25 febbraio 1956 con un discorso in cui denunciava apertamente il culto della personalità e gli orrendi crimini commessi dal suo predecessore. Prese così il via in URSS un progressivo processo di “destalinizzazione” della società che all’epoca venne internazionalmente definito “disgelo”. 
Tra i vari ospiti stranieri della manifestazione musicale figurava il celebre attore e cantante Yves Montand (all’anagrafe Ivo Livi, da Monsumanno Alto, Pistoia, naturalizzato francese, figlio di Giovanni, barbiere, antifascista fuggito con la famiglia negli anni ' 20 a Marsiglia). Non sono a conoscenza di quali brani interpretò in quell’occasione ma il suo concerto lasciò un segno indelebile nei presenti. Il “compagno di strada” Montand aveva inciso l’anno precedente un disco di brani popolari transalpini tra le quali figuravano canti di lotta sociale quali “Le Temps des Cerises”, “Girofle, Girofla”, “Les Canuts”, “La Butte Rouge”, “Le Chant de la Libération”, altrimenti chiamato “Le Chant des Partisans” 1. Il modello espresso dalla Avtorskaja Pesnja era assolutamente inedito per la realtà sovietica di allora: composto da una musica dalle armonie e dalle melodie relativamente semplici e da un testo che, pur predominante, non prevedeva una recita autonoma. Non si trattava di poesia messa in musica bensì scritta specificatamente per essere cantata. Le sue tematiche costituivano quelle di un mondo che fino a quel momento non era emerso, di una generazione nuova che si era trovata totalmente priva di rappresentanza, inglobata nell’affiliazione a un sistema di pensiero imposto dal regime. Durante il ventennio seguente, pur perdurando una mancata ufficialità, la sua espressione verrà in qualche modo tollerata dal potere, non trattandosi mai realmente di “dissidenza”. La “canzone dei bardi”, a differenza di ciò che avvenne nell’Occidente, non entrerà in canali autorizzati della comunicazione, sale da concerti, radio o televisione ma giungerà comunque, circolando perlopiù sottobanco, ovunque nel Paese. La sua poetica proseguirà quella secolare tipicamente sovietica che l’aveva preceduta, composta di assolute sincerità e schiettezza.

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