Greg Foat & Gigi Masin – Dolphin (Strut Records, 2023)

A poco più di sette mesi dalla pubblicazione del suo “Vahiné”, Gigi Masin firma una nuova collaborazione insieme al pianista jazz e compositore inglese Greg Foat. Lo confesso, da quando diversi anni fa ormai, ho ascoltato la compilation “Talk To The Sea” e soprattutto “Wind”, attendo ogni lavoro di Masin con molta curiosità. In questi dischi, infatti, ho ritrovato qualcosa di davvero unico. A volte succede ancora, ed è bello dopo tantissimi ascolti, vinili e cd “macinati”, riuscire sempre a stupirsi. Evidentemente non sono l’unico visto che l’anello di congiunzione che lega Foat, Masin e in un certo senso anche questo nuovo progetto, è proprio il mitico esordio di Gigi uscito nel lontano 1986 per la personale Bear on the Moon Records. “Vivevo a Miami, l’ho sentito suonare una sera d’estate, da quel momento ho sempre pensato di poter registrare insieme”. Ricorda Foat. “Wind” nacque come lp non in vendita, realizzato per semplice piacere e senza alcuna velleità commerciale, per voglia di registrare musica personale con un piccolo sintetizzatore Korg P-800 usato. “Dolphin” arriva molti anni dopo, quando i percorsi di entrambi i musicisti sono ben definiti. Foat ha alle spalle una discografia come leader del personale Greg Foat Group e una corposa serie di collaborazioni, mentre Masin ritorna dopo Vahiné”, il recente “Calypso”, “Kite” e l’ottima esperienza con l’amico e compagno di gruppo Jonny Nash (vedi Gaussian Curve) per il duo pianoforte/chitarra “Postcards From Nowhere”, registrato presso la biennale di Venezia del 2017. Anche se la lavorazione di “Dolphin” è iniziata tra il 2020 e il 2021 a partire da composizioni individuali reciproche sviluppate on-line, in questo progetto si avverte immediatamente il desiderio di ricercare una dimensione sonora più “corale” di chiara matrice jazz, una caratteristica che lo differenzia dai recenti lavori solisti di Masin appena citati. Brani come “Viento Calido”, “London Nights” o “Love Theme,”sviluppati a partire da groove di basso e pianoforte lo dimostrano chiaramente. Naturalmente c’è anche spazio per episodi più riflessivi che rivelano chiara l’impronta di Masin come “Sabena”, “Dolphin”, o le dense stratificazioni di Rhodes in “Your Move”. Dopo la prima fase di sviluppo e rifinitura dei pezzi, le sessioni di registrazione finali si sono svolte presso i Chale Abbey Studios nell’isola di Wight con la collaborazione di Moses Boyd (batteria) , Tom Herbert (basso) e Siobhan Cosgrove (flauto e clarinetto) chiamati a contribuire con alcuni interventi. In definitiva, sintetizzatori, pianoforte e vibrafono suonati da Foat sono i protagonisti dell’intero lavoro ma si alternano al piano elettrico e agli interventi sonori di Masin ricavati da un Ipad 2 e dalla sua personale libreria digitale in un dialogo complementare impreziosito dalle timbriche analogiche di contrabbasso, legni e batteria. In otto brani complessivi quindi, rilassati groove jazz incontrano ambient, elettronica e un pizzico di malinconia in un originale commistione sonora che invita alla contemplazione. 


Marco Calloni

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