Danilo Di Paolonicola – No Gender#2 (Interamnia World Music, 2023)

Virtuoso dei mantici, compositore e didatta, Danilo Di Paolonicola vanta un percorso artistico iniziato sin da giovanissimo suonando l’organetto e, nel corso del quale, ha consolidato la sua formazione anche ambito accademico, oltre a conseguire numerosi riconoscimenti in ambito nazionale ed internazionale. Negli ultimi anni all’intensa attività concertistica con il suo Ethnic Project e l’Orchestra Popolare del Saltarello, ha affiancato quella di compositore di colonne sonore fra cui “Buoni a nulla” e il docu-film “Fellini degli Spiriti”. Nella sua cifra stilistica convergono le radici ben piantate nella tradizione musicale abruzzese, ma anche la capacità di guardare verso le sonorità della world music, del jazz e del pop, il tutto impreziosito dalla peculiare tecnica esecutiva tanto all’organetto, quanto alla fisarmonica. Il suo universo sonoro senza confini tra stili e generi musicali differenti è cristallizzato in modo efficace dall’album “No Gender” del 2016 nel quale spiccavano la dedica al costruttore di fisarmoniche “A San Paolo Soprani”, il tema di “Buoni a Nulla” e le gustose “Musette in Roma” e “Reed manouche”. A distanza di sei anni da quest’ultimo lo troviamo con “No Gender#2” album nel quale ha raccolto otto composizioni inedite che, nel loro insieme, estendono ancora di più il raggio delle sue ricerche sonore attraverso le musiche del mondo, componendo le tappe di un ideale viaggio sonoro tra jazz, country, pizzica pizzica, boleo e payduska. A riguardo l’organettista teramano sottolinea: “La musica, oltre ad essere una forma di espressione Universale, è un potente strumento per superare barriere e limiti imposti da generi e categorie Questo album vuole liberare dagli stereotipi e farvi immergere in un’esperienza sonora che abbraccia le diversità e le pluralità delle nostre identità. “No Gender” vuole esplorare la complessità e fluidità dell’identità umana”. La visione della musica senza confini e barriere è evocata anche dalla copertina che, riprendendo il concept del primo volume, vede i mantici di organetto e fisarmonica intrecciarsi, rimandando tanto al simbolo dell’infinito, quanto al numero 8 come gli Hz delle frequenze della terra. Ad accompagnare, Danilo Di Paolonicola (fisarmonica, organetto ed elettronica) in questa nuova avventura discografica è un ampio cast di strumentisti composto da: Flavio Boltro (tromba), Mario Crispi (flauti), Fabrizio Melis (violino e violla), Giancarlo Giannelli (violoncello), Gionni Di Clemente (oud, bouzouki, chitarra elettrica, sitar), Moreno Viglione (chitarra), Livio Gianola (chitarra classica), Lino Patruno (banjo), Mario Siles (banjo), Toni Fidanza (piano), Mario Siniscalco (basso elettrico), Renato Gattone (contrabbasso), Manuel D’Armi (Glokenspiel), Michele Rabbia (percussioni), Francesco Savoretti (tamburello, darbuka), Antonio Franciosa (tamburello), Sanjay Kansa Banik (tabla), Andres Freites (washboard), Glauco Di Sabatino (batteria), Attilio Di Rocco e Mimma Spinelli (voci recitanti). Dal punto di vista compositivo, ad ispirare i brani è la stretta connessione che lega i mantici alle forme coreutiche tradizionali dall’horo bulgaro al boleo argentino, passando per il saltarello abruzzese e la pizzica pizzica salentina, per giungere al sirtaki greco, arricchite da armonie di matrice jazz e aperture improvvisative. Musicalmente, le varie tracce presentano strutture ritmiche moderne su cui si innesta il dialogo tra archi, corde e mantici, con pianoforte ed elementi di musica elettronica ad incorniciare il tutto. L’ascolto è, dunque, un invito ad abbandonarsi alle danze che si dipana dalle aperture orchestrali di “Pizzica delle Fontanelle”, introdotta dalle voci recitanti di due rom di Fontanelle (quartiere popolare di Pescara) e nel cui climax funk si intrecciano continue variazioni ritmiche e melodiche. Si prosegue con la sinuosa melodia di “Seven Steps”, la cui trama ritmica rimanda al 7/8 tipico delle danze elleniche e in cui spiccano i flauti di Mario Crispi, per giungere al vertice del disco con “Boleo” le cui atmosfere tanguere vedono dialogare i mantici di Di Paolonicola con la tromba di Flavio Boltro. Se delicata “Waltz for children”, composta durante il lockdown, vede dialogare fisarmonica, organetto e archi, la successiva “Waiting for” è una composizione che si evolve da una iniziale struttura evocativa dal taglio cinematografico in un crescendo sempre più intenso sostenuto dalle percussioni. La trascinante “Applejacker” con il banjo di Lino Patruno in evidenza rimanda al passo di clog dance e ci conduce verso il finale con le variazioni ritmiche da 11/16 a 27/8 di “Payduska” che ci porta in Bulgaria con evocando le strutture dell’horo e la poetica “The house of the sea” che conclude un disco di grande fascino per l’ampia gamma di sonorità e la ricercatezza delle composizioni. 


Salvatore Esposito

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