Esiste un Festival dedicato a una danza della tradizione popolare, nello specifico, in italiano, la corrente, in francoprovenzale courenta, e in generale dedicato alle danze delle minoranze linguistiche presenti sul territorio nazionale.
Sede del Festival sono le Valli di Lanzo, regione montana di minoranza linguistica storica francoprovenzale nella Provincia, o Città Metropolitana, di Torino. Le Valli di Lanzo sono tre Valli delle Alpi Graie piemontesi: Valle di Viù, Val D’Ala e Val Grande. Sono valli chiuse, confinanti con la Francia con alcune delle maggiori vette del Piemonte senza valichi stradali di collegamento ma con numerosi colli e sentieri utilizzati e attraversati da millenni. Queste valli sono particolarmente conservative, hanno mantenuto riti, danze, musiche, canti, oltre che una propria lingua, per quanto siano state poco studiate e sono poco conosciute in ambito accademico. Lo stesso Roberto Leydi sosteneva che c’era un buco della ricerca in questo territorio (informazione personale avuta da Febo Guizzi nel 2012, all’epoca docente di Etnomusicologia all'Università di Torino).
CourentaMai significa, nella variante francoprovenzale del Comune di Viù, la courenta di maggio (courenta, dicitura in uso nella Valle di Viù, mentre courenda nelle altre due valli), in riferimento al mese nel quale si svolge il festival e come tributo alla tradizione locale in quanto si richiamano idealmente i festeggiamenti di un'antica festa: Caranta Mai. Nella borgata Molar del Lupo di Toglie, frazione del Comune di Viù, i festeggiamenti del primo maggio di Caranta Mai sono legati a una leggenda. La leggenda del luogo, tramandata oralmente, racconta di un tempo in cui i mesi avevano forma personificata e comunicavano verbalmente tra loro. Poiché Aprile si vantava di essere il primo mese in cui la natura si risveglia, in cui fioriscono piante e fiori, dove i vecchi si possono riscaldare al suo tiepido sole e le musiche si spostano dalle stalle ai prati, Maggio rispose che, seppur tutto vero, Aprile avrebbe dovuto però ricordarsi che un solo giorno di sole di maggio valeva quaranta di quelli di aprile. Da qui l’origine leggendaria della festa e del nome Caranta Mai, inteso letteralmente come quaranta maggio, ma è anche probabile che l'etimologia conservi tracce dell'antico nome originario di questa festività che potrebbe risalire addirittura alle calende di maggio.
In tutto il folklore europeo il maggio, dall'antichità, è connesso alle feste per il risveglio della natura, ai culti agrari e ai riti magici della fecondità vegetale, animale, umana. Il risveglio della natura, il cambio delle stagioni, il ritorno della luce del sole rappresentano metafora del rinnovo della società, auspicio di migliori condizioni di vita. I culti arborei del maggio si sono trasferiti nell'albero simbolo della libertà nella Rivoluzione francese, ma ci sono antiche tracce conservate nelle Valli di Lanzo. In molti paesi è ancora in uso ad esempio la rama, un ramo o piccolo arbusto decorato con nastri colorati, i bindei, che, oltre a vari riti, è utilizzata, tenuta in mano, anche durante il ballo della courenta. La danza della corrente si è conservata nella cultura popolare con un continuum storico solamente in alcune vallate delle Alpi italiane occidentali. In particolare nelle Valli di Lanzo, nella Val Vermenagna e nella Val Varaita. È stata recuperata nelle Valli Po, Chisone e Germanasca e, per quanto riguarda il Piemonte, si conoscono attestazioni nelle Valli Grana, Maira, Pellice, Susa e in alcune altre località, come nel Canavese. È la danza tradizionale per antonomasia delle Valli di Lanzo. La scelta di organizzare una giornata dedicata a questa danza è dovuta al fatto che queste Valli sono uno dei pochi luoghi dove la courenta si è conservata meglio. Questa tradizione infatti non ha subito interruzione temporale e non è stata oggetto di ripresa e rivisitazione, come avvenuto in altri luoghi e anche riguardo ad altre danze tradizionali, in quanto non è mai entrata in crisi. Questa danza fa parte della cultura del luogo e la sua pratica è viva sia per quanto riguarda la musica strumentale sia per l’aspetto coreutico. La sua vivacità è rispecchiata anche nelle numerose varianti, che caratterizzano e identificano paesi e valli differenti, e nella prassi strumentale in
cui, su una struttura precisa, è ancora in uso l’improvvisazione. La courenta è la danza più amata, che i valligiani apprendono in modo spontaneo durante le feste poco dopo aver imparato a camminare ed è così amata dagli abitanti delle Valli di Lanzo che si potrebbe parafrasare un detto dei Venda, antico gruppo etnico del Sud Africa, riguardo la loro danza tradizionale, la tshikona, riportato dell'etnomusicologo John Blacking che ha fatto ricerca sul campo in quei luoghi negli anni Cinquanta dello scorso secolo: «la tshikona (e potremmo dire la courenta) è il momento in cui la gente irrompe sulla scena della danza e dimentica le pentole sul fuoco, fa stare meglio gli ammalati ed i vecchi gettano via i bastoni per danzare, porta la pace nel paese». (Blacking, J. How Musical is Man? University of Washington Press, Seattle, U.S.A, 1973). Ci sono inoltre tracce evidenti delle origini antiche e popolari nella musica legata alla danza e cioè l'utilizzo di formule ritmico-armoniche degli accompagnamenti strumentali e la struttura formulare dell'insieme: una melodia che non si sviluppa orizzontalmente e in modo lineare ma che si crea con l'insieme di formule (un po' come avviene con i patterns nel jazz) all'interno di una struttura definita. La musica a ballo delle Valli di Lanzo è una musica polifonica di ottoni e legni, clarinetti, strutturata con formule ritmico-armoniche e basata sugli stessi principi estetici del canto polivocale ancora molto praticato. Era presente anche la musica a corda, ne rimangono numerosissime testimonianze, documentazioni fotografiche, scritte, storiche, audio e ancora nella memoria orale ma si interrompe il continuum storico tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento.
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