Valerio Daniele – Racconti dalla fine del mondo (Desuonatori, 2023)

Compositore, chitarrista e produttore tra i più apprezzati della scena salentina, e non solo, Valerio Daniele vanta un ormai articolato percorso artistico che lo ha condotto a muoversi attraverso ambiti artistici differenti dalla scrittura di musiche per colonne sonore alla tradizione musicale salentina, dando alle stampe dischi di grande spessore come “Àspro” inciso con Ninfa Giannuzzi nel 2014 e “Sine Corde. Ballate salentine d'altro tempo” del 2016 con le sue personalissime riletture di undici canti popolari, per giungere all’esplorazione dei territori dell’avanguardia come agitatore del collettivo Desuonatori, una vera e propria factory nata “per la socializzazione di musica inedita in nuovi contesti di fruizione” che, vede protagonisti alcuni tra i migliori strumentisti del Tacco d’Italia. Nel corso degli anni, parallelamente all’intensa attività come produttore e ingegnere del suono, ha realizzato diversi progetti discografici come il gustoso “Rassereno” con Tirica Ucala inciso tra il 2000 e il 2005, il sorprendente “7 Piccole Cose” del 2013, gli splendidi “Acqua minutilla e ientu forte” con Giorgio Distante del 2016 e “Primo canto alla macchia” del 2017 che lo vedeva dialogare idealmente con gli acquerelli di Egidio Marullo e il gustoso. A cinque anni di distanza da quest’ultimo, Valerio Daniele torna con “Racconti dalla fine del mondo”, album che raccoglie tredici brani per chitarra elettrica baritona e elettronica modulare, registrati presso i Chôra Studi Musicali di Monteroni (Le) tra il 2019 e il 2022 che, nel loro insieme, compongono un affresco immaginifico e visionario di un mondo ad un passo dal baratro, funestato dalla guerra e dall’emergenza climatica. 
Dividendosi tra chitarre, chitarre baritone, moduli eurorack, programming, diamonica e voce, Valerio Daniele ci accompagna alla scoperta delle sue visioni in musica, ispirate dalle campagne salentine ormai prossime alla desertificazione con migliaia di alberi di ulivo secolari, distrutti dalla xylella: “È un colpo al cuore e lo vivo ogni giorno, uscendo di casa. Questo sentimento mi ha condizionato aggiungendo un ulteriore strato urgente, reale alle mie peregrinazioni visionarie sul concetto di Rovina. Questo disco è una trama intrecciata tra la memoria della natura, il mio legame vitale con essa, e le mie visioni sul futuro, su quella sottile, fragile bellezza che emana dal senso stesso della Rovina e del dis/astro”. Tutto ciò si riflette nella ricerca musicale e sonora, nell’ambientazione dei brani nei quali convivono evocativi spaccati acustici e ruvide atmosfere industrial, ardite sperimentazioni e momenti riflessivi, il tutto caratterizzato da una colta calligrafia cinematografica densa di suggestioni. Aperto dal dialogo tra chitarre trasfigurate de “Il tempo dei giganti”, sospesa tra distorsioni e rarefatte dissonanze, il disco entra nel vivo con la brillante tessitura acustica di “Così lontano” per condurci nel turbine sonoro di “Quando il gigante si sedette fece suonare il suo carillon” squarciata dalla chitarra elettrica che fende la cornice elettronica del brano. Se la notturna “Gemme pt. II” si dipana tra suoni
liquidi in cui fa capolino la chitarra appena pizzicata, la successiva “Come coda delle comete” è una siderale immersione sonora in cui si susseguono vorticosi soundscape elettronici e interludi chitarristici di grande lirismo. La poetica “Mani troppo grandi per un clavicembalo, pt. I” ci introduce al dialogo tra la chitarra e il violino di Roberta Mazzotta che caratterizza l’acquerello acustico “Il tempo del partire” e le aperture cameristiche di “Leaves, pt. II” per giungere a “Tarantella degli svitati” giocata sulle variazioni percussive dei loop elettronici in cui si inserisce la chitarra. La trama elettrica oscura di “Canto Rubato” e la claustrofobica “Penseranno i pesci a tenere il conto dei giorni” fanno da preludio al finale con l’onirica “Mani troppo grandi per un clavicembalo, pt. II – to Allan” e quel gioiello che è la conclusiva “7 minuti prima dei fuochi d’artificio”. Insomma, “Racconti dalla fine del mondo” è un disco prezioso a cui è affidato il racconto di un mondo sofferente e di una società decadente, ma è anche un lavoro che si sviluppa su piani artistici differenti, dialogando con le immagini del film “Il tempo dei giganti di Davide Barletti e Lorenzo Conte” di cui è la colonna sonora, e con le sette opere, raccolte nel booklet, di Daniele Coricciati, Ilaria Seclì, Egidio Marullo, Walter Forestiere, Valentina Sansò e Maria Teresa De Palma, nonché dei già citati Barletti e
Conte. Ulteriore e ancor più affascinante evoluzione è quella che il disco vive sul palco, come abbiamo avuto modo di apprezzare nel corso della premiere live dello scorso 3 febbraio al Fondo Verri di Lecce. Imbracciando ora l’acustica ora la chitarra elettrica baritona, Valerio Daniele ha regalato ad un pubblico attento e partecipe un esperienza sonica intensissima con i brani del disco che hanno fatto da base di partenza per una improvvisazione sonora a tutto campo con le ardite intersezioni ed alchimie tra corde ed elettronica, ballate cantabili e tempeste elettriche, culminato con la riscrittura di un brano della tradizione salentina. Da non perdere! Il disco è distribuito in digitale solo su Bandcamp e in formato fisico: un originale booklet con un Qr code attraverso il quale ascoltare i brani. 


Salvatore Esposito

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