Music for peace, stop war now, e ascolti dalla Grecia tradizionale

Il valore della “semplicità”
Prima di scrivere le brevi note introduttive, eravamo concentrati sulla rilettura di alcuni filosofi greci del passato e sull’ascolto di strumenti e musiche che aiutano a comprendere la forza della “semplicità” in termini espressivi e comunitari. Una semplicità che difficilmente può essere teorizzata, in quanto appartiene a ciascuno di noi, alla nostra sensibilità più profonda, corroborata da tutti i simboli (arcaici o recenti) che l’alimentano.  Di fronte alla forza della semplicità, le parole vengono meno. Interviene l’ascolto, interiore ed esteriore, immanente e trascendente. Risaltano le capacità espressive che, nelle società moderne, si valorizzano principalmente quando sono in grado di fare spettacolo e di garantire significativi ritorni finanziari ed economici. Di seguito, desideriamo dare voce ad alcuni suonatori greci che, in questa settimana, ci hanno stimolato a riflettere sull’importanza dell’ascolto musicale, in relazione alla profondità sonora e all’interiorità dell’animo umano. 

Floghera, suonatori tradizionali greci e Riu Fu 
“Floghera” (φλογέρα) è un flauto di canna (o di altri materiali), usato in ambito agro-pastorale greco, le cui melodie sono spesso caratterizzate da ritmo libero e improvvisazione modale, sfruttando i sei o sette fori posti nel calamo dello strumento.  Nel villaggio di Gardiki Aspropotamos, situato nella regione di Trikala, immergiamoci nell’ascolto del primo suonatore di “floghera”, la cui registrazione risale ai primi anni Ottanta.  Di seguito, ascoltiamo un secondo suonatore, originario del paese montano di Teschi Grevena (Macedonia occidentale). I nomi dei due esecutori non sono specificati nei video selezionati, ma i suoni prodotti con il loro strumento sono eloquenti. Per i nostri obiettivi odierni, non servono parole aggiuntive, ma solo un attento ascolto interiore.   
Di recente, nelle campagne greche, alcuni suonatori popolari hanno scelto di sostituire i flauti più arcaici, con altri più facilmente reperibili nei negozi e spesso utilizzati anche in ambito scolastico. 
Florios P. Kritikos (Φλώριος Π. Κρητικός) vive ad Aperathou, dove è nato nel 1951. Da appassionato delle tradizioni locali si diletta a cantare e a suonare diversi strumenti tra cui il flauto dolce. Il suo canto è degno di nota, come pure particolari sono le sue semplici esecuzioni strumentali, accompagnate dal liuto di Vangelis Krimitzas
Andreas Niarchos (Ανδρέας Νιάρχος, Atene, 1983) ha iniziato a dedicarsi alla musica tradizionale, a seguito dell’incontro con il cantore Thomas Diamantis. Ha studiato percussioni (con Maria Nousia e Andreas Pappas) e ha approfondito lo studio del flauto “pimeniki floghera” (di canna), del quale è divenuto un apprezzato esecutore. Inoltre, ha avuto modo di confrontarsi con Aristides Vassilaris (Αριστείδης Βασιλάρης, 1932-2013), virtuoso di strumenti popolari a fiato e di clarinetto. Era nato nel villaggio di Riolos (Acaia). Il padre era suonatore di “zurna”, la madre cantante tradizionale. Di questo straordinario suonatore, “sine verba”, suggeriamo l’attento ascolto dei brani contenuti nello struggente album titolato “Floghera”. “Το παράπονο της φλογέρας” è sempre suonato da Aristides Vasilaris.  

Restando in Grecia, desideriamo dare risalto al gruppo “Παῦσις” (Pausis). L’ascolto selezionato è riferito a un trio. Theodore Koumartzis suona una lira antica e Nikos Varelas il “bendir”. Alla voce vi è Rui Fu, giovane cantante e danzatrice-performer cinese (americana). Negli intenti espressivi del Gruppo la “pausa è elemento essenziale per ogni forma di comunicazione verbale, musicale, artistica, contemplativa. È un elemento necessario per ogni tipo di comunicazione musicale … la vita stessa si ammala nel momento in cui il dialogo interno cessa e nello spazio che si crea tutto diventa Uno”. Theodore Koumartzis è conosciuto fuori dalla Grecia, grazie a significative collaborazioni con musicisti internazionali, come pure Nikos Varelas, percussionista, esperto suonatore di tamburi a cornice. 
Rui Fu è, al momento, poco nota in Italia, ma è stata ripetutamente apprezzata negli Usa e in Inghilterra. È specializzata nell’esecuzione di canti meditativi interiori basati sull’improvvisazione, i quali fanno rifermento a diverse tecniche vocali cinesi, tra cui le “Wu sciamaniche” di tradizione taoista. La cantante possiede una formazione musicale eterogenea, grazie a collaborazioni con musicisti e danzatori di varie parti del mondo. Nel 2020, è stata accettata all’interno del Gruppo di lavoro promosso dalla “Strathmore”, associazione artistica che intende promuovere giovani musicisti, supportandoli nella formazione interculturale, prima di entrare a tempo pieno nella carriera professionale. 
Nel 2022, è stato sponsorizzato il suo Progetto “Nine Songs”《九歌》, promosso dal “British Council International” e commissionato dalla “Royal Commission for AlUla” (Arabia Saudita). Tale Progetto prevede l’incontro fattivo tra poesia, musica, danza e teatro, e prende spunto da una raccolta di poesie cinesi di carattere mistico-religiose, antiche di oltre duemila anni. “Nine songs” è stato realizzato in collaborazione con il regista-produttore Farooq Chaudhry e il direttore musicale Jocelyn Pook. Nel Gruppo musicale multietnico, oltre a Rui Fu evidenziamo le esecutrici Chao Tian, sensibile e raffinata suonatrice di “dulcimer” e Xiaogang Zeng, suonatrice di “guqin” cinese. Inoltre, Joji Hirota, flautista di “shakuhachi” e cantante, Nina Harries, contrabbassista britannica, Preetha Narayanan, violinista americana, Ruth Wall, arpista scozzese. 

Ripresa dei temi iniziali e Coda. A breve, torneremo a scrivere degli strumenti tradizionali greci e cinesi, nel frattempo ci auguriamo che le super-potenze mondiali riescano a trovare accordi credibili e duraturi a favore della pace nel mondo, poiché nelle loro mani sono principalmente riposte le sorti dell’umanità. Tali accordi, verosimilmente, dovranno aprirsi a negoziati che prevedano un mondo multipolare e “glocale”. Pensiamo siano maturi i tempi per dare vita a un equilibrato e rinnovato umanesimo internazionale, che ponga come base dialettica di partenza un proficuo e funzionale confronto fra le identità dei Popoli e le libertà dei singoli. Obiettivo non facile da raggiungere, ma la logica di favorire le oligarchie finanziare (per dimostrare di essere forti, ricchi, preparati, tecnologici, veloci, potenti e capaci di arrivare sempre primi, con significativo svantaggio per gli altri), nel tempo, ha mostrato evidenti limiti e numerose incongruenze sociali. In termini sociali e universali, quanto la Musica avrebbe da insegnare, essendo infinita maestra di vita e di conoscenza, anche per quanto riguarda l’applicazione delle leggi armoniche riferite alla coralità monodica e polifonica le quali, sul lungo periodo, garantiscono unione, coesione e risultati duraturi, nel rispetto delle differenze espressive e artistiche? Nell’interesse dell’intera umanità, pensiamo sarebbe altamente funzionale far interagire fenomenologicamente e antropologicamente le diverse culture del mondo, coralmente, nel segno di un approfondito e articolato “dialogo” dal respiro universale, peraltro più volte ribadito nei contributi della rubrica musicale, contraddistinta da intendimenti generali che richiedono unità di cuore, mente e spirito: “a Music that bind us with love”. Oggi, ci sembra indispensabile richiedere a gran voce “stop war now & peace”. Uno slogan, il titolo di una canzone, un pensiero privo di fondamento, un “déjà-vu” (forse fin troppo) giovanile e idealista?  Della ricerca verso una pace universale avendo a fondamento il pensiero musicale, sentivamo il bisogno di scrivere, perché siamo convinti sia utile discutere di tale argomento, lasciando i giudizi soprattutto a coloro che ci leggeranno o a quanti, in futuro, scriveranno e parleranno in modo più distaccato del nostro peculiare periodo storico.

Paolo Mercurio 

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