Elina Duni e Rob Luft, Teatro Villa dei Leoni, Mira (Ve), 23 febbraio 2023

La settima edizione del festival “Songwriting” a Mira è dedicata alle “Women’s voices” e, in collaborazione con Caligola, vede protagonisti Luna Pena (domenica 5 marzo alle ore 18.15) e Amaro Freitas (domenica 19 marzo alle ore 18.15) al piano solo. Ad aprire magistralmente la serie di concerti, giovedì 23 febbraio, sono stati la cantante Elina Duni e il chitarrista elettrico Rob Luft, impegnati in questo periodo a rifinire il nuovo album, registrato per l’ECM negli studi La Buissonne, a Pernes-les-Fontaines in Francia. Nello stesso studio avevano realizzato (con Fred Thomas al piano e alla batteria e Matthieu Michel al flicorno) il toccante “Lost Ships”.  Cresciuta prima in Albania e poi in Svizzera, Elina Duni Quartet si muove a suo agio nel jazz dimostrando una predilezione per le canzoni d’amore e d’esilio e, in particolare, per le musiche popolari balcaniche e del Mediterraneo. “Matanë Malit - Beyond the Mountain” (2012) è un’esplorazione musicale all'Albania cui hanno fatto seguito due album in quartetto che attingono a un ventaglio di fonti - “Dallëndyshe - The Swallow” (2015) e “Lost Ships” (2020) - mentre nel 2018 ha realizzato un lavoro da solista, “Partir” in cui emergono le sue
doti anche al pianoforte, alla chitarra e con i tamburi a cornice. Anche a Mira ha portato con sé un def, dimostrando, al contempo, come per molte parti percussive – specie quando si tratta di accompagnare le parti soliste di Luft – sia più che sufficiente la sua destrezza e flessibilità vocale. Dal canto suo, Rob Luft ha ben studiato le ricche opportunità sonore offerte alla sua chitarra dalla combinazione fra loop, delay e amplificazione stereo, come magistralmente sperimentato negli ultimi anni da artisti come Eivind Aarset. La predilezione per linee melodiche leggibili e sempre ritmicamente interessanti gli permette di giocare abilmente con i delay, prestando attenzione a coinvolgere una sola delle due casse quando si tratta di costruire una base usando i loop. Insieme dispongono, dunque, di un ampio ventaglio sonoro da cui selezionano con grande musicalità ed attenzione per la semplicità. Ciò avviene fin dal brano di apertura, la salentina “Bella ci dormi”, che in “Lost Ships” funzionava invece da brano di commiato.  Dalla Puglia all’Albania settentrionale il passo è breve e reminiscente di arie musicali che si intrecciano attraverso le due sponde dell’Adriatico ed infatti il secondo approdo è a Scutari, per 
“Kur më del në derë” in cui è l’apparizione dell’amata a sollecitare le pene d’amore, con un andamento dispari ed arabeggiante che prelude all’approdo al Cairo. Qui il duo Duni-Luft è riuscito a tenere l’unico concerto della parte finale del 2020, a novembre e, viste le restrizioni legate al Covid in atto in Europa, hanno trovato ospitalità nella capitale egiziana per qualche mese, tornando a rivisitare il classico "Lamma Bada Yatathanna - لما بدا يتثنى" già inciso in “Partir”, occasione per Elina Duni per dar voce anche al def. Il binomio Puglia-Albania si ripropone, questa volta guardando alle esperienze dell’esilio: da “Amara terra mia”, il testo con cui Modugno ci consegna lo sguardo e le lacrime dell’emigrante costretto a partire, si passa a canti tradizionali dell’Albania meridionale e poi a “Yilber”, l’arcobaleno (che non spunta più), in cui a soffrire è la sposa che non vede tornare il marito costretto a lavorare all’estero. La lingua albanese è il filo rosso con
cui vengono coinvolte anche la Macedonia, con un canto, sostenuto dal def, dedicato alla sposa nel giorno del matrimonio, e il Kosovo, con un sentito e vivace ricordo di Nexhmije Pagarusha (morta nel 2020) con il suo brano forse più famoso, “Baresha” (la pastora). Ma c’è spazio anche per la canzone d’autore con due brani di Serge Gainsbourg che sono anche occasione per venature e improvvisazioni maggiormente blues, in “Black Trombone”, e caraibiche, in Couleur Café”. Colpisce l’intesa telepatica fra i due interpreti e la loro agilità e padronanza delle dinamiche nel sostenersi a vicenda, oltre che la straordinaria vocalità di Elina Duni, che sembra eseguire anche le parti più difficili con disarmante semplicità, con cambi di passo e salti di ottava che impreziosiscono le linee melodiche lasciando inalterato il senso di continuità e intensità che sa imprimere ad ogni canzone. Non a caso, per ogni brano sa mettere in evidenza con accenni ai passi del ballo, armoniosi gesti del braccio sinistro, scansioni ritmiche con le palme delle mani la dimensione corporea e il legame con la danza di ciascuna cornice musicale.

 

 Alessio Surian

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