Cédric Hanriot – Time Is Color (Morphosis Arts, 2022)

Pianista, compositore e produttore francese Cédric Hanriot ha coniugato gli studi di ingegneria elettronica con la formazione in ambito jazz a cui è seguito un percorso artistico animato dalla costante tensione verso la ricerca di nuove possibilità espressive del suo strumento di elezione, attraverso l’uso dell’elettronica. Nel corso degli anni, ha messo in fila numerose collaborazioni con artisti del calibro di Melissa Aldana, George Duke, Herbie Hancock e Robert Glasper, nonché alcuni pregevoli album a suo nome come “French Stories” del 2010 nel quale spiccavano le partecipazioni di Terri Lyne Carrington e John Patitucci. A distanza di dodici anni da quest’ultimo lo ritroviamo con “Time Is Color”, inciso in trio con Bertrand Beruard (basso e contrabbasso) e Elie Martin Charrière (batteria, percussioni) due eccellenti strumentisti con i quali collabora ormai da oltre sei anni, a cui si aggiungono le partecipazioni di Braxton Cook al sax contralto, Jason Palmer alla tromba e del rapper Days. Composto da dodici brani, in larga parte originali, l’album ruota intorno al tema della percezione soggettiva del tempo come colore che varia a seconda delle fasi e dei momenti della nostra vita. Rispetto a “French Stories” che si muoveva nei territori del contemporary jazz, “Time Is Color” ci svela tutto l’eclettismo che permea la creatività del pianista francese in grado di mescolare con sorprendente disinvoltura stili e sonorità differenti dal jazz al funk passando per le sonorità afro e l’hip hop, il tutto impreziosito dal dialogo costante tra strumenti acustici ed elettronica. In questo senso a colpire è tanto la ricerca timbrica e cromatica, quanto la particolare cura riposta nelle strutture ritmiche con basso e batteria a comporre architetture sonore mai scontate. L’ascolto si apre con “Monday the 26th” in cui spicca la voce del rapper Days e che si snoda sul brillante tema del piano di Hanriot sostenuto dal ritmo in levare e ci introduce alla travolgente “Run” un brano visionario che evoca le atmosfere, i suoni e i colori di una metropoli nell’alternarsi tra fasi concitate e momenti di rarefatta quiete. La voce di Days torna nel rap di “Nitro” che ci introduce alla evocativa “Water” con le intersezioni tra piano e synth che caratterizzano la linea melodica. Uno dei vertici del disco arriva con il potente funk di “Souly” tutta giocata in un irresistibile crescendo guidato dal groove del basso di Beruard ad impreziosire la trama melodica intessuta dal pianoforte e dall’elettronica e che sfocia nel rap “Souly Interlude” in cui fa capolino la tromba di Palmer. Altro brano di grande intensità è “Reverie” in cui il tempo diventa sedimento stratificato di ricordi e che Hanriot rende in musica in modo assai suggestivo con il synth che si intreccia al climax del pianoforte. Una bella sorpresa è, poi, il mash-up tra “Come as you are” dei Nirvana da “Nevermind” del 1991 e “Teardrop” dei Massive Attack da “Mezzanine” del 1998 con l’intreccio dei due temi strumentali che si evolve in una improvvisazione irresistibile. Il rap di “Friday” ci schiude le porte a “Further” nella quale spicca lo splendido tema melodico del pianoforte che ci conduce al finale con le aperture progressive di “Autumn” a cui segue il breve intermezzo di “Further Interlude” con il sax di Cook che ci guida verso la conclusione con la riflessiva “Solace”. Insomma “Time is color” è un disco forse insolito per quanti non hanno familiarità con il jazz più sperimentale, ma certamente la sua originalità e riconoscibilità lo rendono una delle sorprese più interessanti degli ultimi tempi. Da ascoltare con grande attenzione. 


Salvatore Esposito

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