Päivi Hirvonen – Kallio (Nordic Notes, 2022)

Si traduce con “Roccia” il titolo del secondo album solista di questa compositrice, cantante, violinista e suonatrice di jouhikko (lira ad arco), originaria di Helsinki, membro degli Okra Playground e del duo The LempiLempi. Nel corso della sua carriera, Päivi Hirvonen ha suonato diversi generi musicali, dalla musica tradizionale alla classica, e si è esibita sia da solista sia con diversi organici in tournée internazionali. Sempre per la label tedesca Nordic Notes, “Kallio” arriva a tre anni di distanza dal debutto “Alku - The Beginning” (2018), album dagli ottimi riscontri da parte della stampa, nominato in Finlandia per un Emma Award come miglior album etnico dell’anno. Formatasi alla Sibelius Academy, Hirvonen è un’artista creativa che, pur traendo ispirazione dalla tradizione finnica, si muove integrando svariati mondi musicali e costruendo ambientazioni sonore sempre ben congegnate. È un dialogo fluttuante tra violino, voce e lira ad arco: con questa strumentazione Hirvonen crea musica piena di storie e forti emozioni. In “Kallio” ha composto e arrangiato le nove composizioni, che esegue da solista, ad eccezione del motivo strumentale iniziale “Kulkuat/ Travellers”.  Il brano si apre con un pizzicato ostinato del violino e i vocalizzi di Hirvonen che diffondono una nenia incantata, pian piano si aggiungono gli interventi vocali di Tero Pajunen, Päkko Kappi e Oona Kapari (questi ultimi hanno co-prodotto l’album) e gli effetti elettronici (Kapari), poi la tensione si scioglie nella moderata accentuazione del ritmo portata dalla lira ad arco. Forte è la dimensione cinematica della seconda traccia “Tuulen Tyttö/ Wind Girl”  , uno dei brani chiave del lavoro, di quelli che ti incollano all’ascolto, con la voce moltiplicata a plasmare belle armonie vocali che intrecciano il fraseggio vigoroso del jouhikko: è una canzone “sul potere di essere una ragazza e di rompere i soffitti di vetro”. Il tema delle relazioni d’amore multiple è toccato nella title track (“Chi ha detto che si può amare solo una persona/ Ho spazio nel mio cuore, quindi mi rifiuto di crederci/ Ma ehi, per fortuna con te non ne ho bisogno/ Il nostro amore è una roccia”), una ballad folk-pop dal groove accattivante, guidata ancora una volta dal pizzicato, con armonie vocali stratificate, un break di violino che conduce alla danza, prima della ripresa del ritornello. Dalla studiata lentezza, crepuscolare ed inquieta, di “Varjot/ The Shadows”, si passa allo strumentale “Irti/ Letting Go”, potente cavalcata per violino che rilegge la tradizione folklorica della polska, invitando a lasciarsi andare. Altrettanto vigorosa si presenta “Vahvan Viitta/ Cloak Of Strength”, altro caposaldo del disco, costruita su un drone pulsante di violino a sostegno delle armonie vocali e dell’espressività del testo, che parla di come liberarsi dalle costrizioni dell’infanzia per trovare la forza di cercare la propria direzione di vita. In “Surulintu/ Sorrow Bird”, Hirvonen racconta di quando, nei momenti più difficili, è utile annidarsi sotto le ali dell'uccello del dolore che ci aiuta e ci conforta e ci permette di riposare (“Quando il dolore spezza le mie lacrime di gioia e la mia mente è invasa da nubi nere, l'uccello del dolore apre le sue ali e vola da me, senza paura”). Qui, Päivi ha realizzato la tessitura armonica della prima parte del tema con il pizzicato su tre violini di diversa accordatura posati sul pavimento che contrastano con il canto profondo e quasi sussurrato. Atmosferica nel suo incedere “Tie/ The Road”, con la voce in multitraccia appoggiata un bordone creato dallo jouhikko. Chiusura in bellezza: “Vanha Ja Vapaa/ Old And Free” è suonata con il violino baritono, sfregato e pizzicato mentre il canto riflette in maniera liberatoria sulla propria condizione: “Non sono giovane o bella o innocente / porto i segni della vita nelle mie mani / ora posso cantare: Sono vecchia e libera”. Piena conferma delle doti dell’artista finnica: “Kallio” è un lavoro da non perdere, adatto non solo ai cultori del folk nordico contemporaneo. 


Ciro De Rosa

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