Monica Nica Agosti - ShapeX – Ornettiana (Aut Records, 2022)

Vocalist e compositrice di assoluto talento, Monica “Nica” Agosti” vanta un intenso quanto articolato percorso formativo, speso tra gli studi iniziali al fianco di Paola Folli e proseguito tra prestigiosi seminari, workshop e stages, per giungere al conseguimento nel 2019 del diploma in canto jazz presso la Siena University dove, attualmente, sta completando il biennio ordinamentale. Parallelamente, ha approfondito l’improvvisazione a-idiomatica sotto la guida di Stefano Battaglia, oltre ad essere tra i protagonisti della SJU Orchestra, diretta da Roberto Spadoni, con la quale ha inaugurato nel 2015 i concerti dei Seminari Internazionali di Siena Jazz, mentre nel 2016 ha dato vita al progetto “NicaSphere” dedicato al jazz degli anni Cinquanta e Sessanta. Negli ultimi anni, il suo lavoro di ricerca si è focalizzato sull’opera di Ornette Coleman a cui ha dedicato la tesi di laurea, ma soprattutto è diventato la base di partenza per il progetto “Ornettiana”, realizzato con la formazione pianoless “Shape X”, composta da Tobia Bondesan (sax contralto), Tommaso Iacoviello (tromba), Francesco Sarrini (contrabbasso) e Giuseppe Sardina (batteria, percussioni, salterio e salterio ad arco) e presentato in anteprima nell’ottobre 2021 al Piacenza Jazz Festival. Partendo dalla cantabilità e dal forte legame con il blues che rappresentano l’unicità delle composizioni del genio di Fort Worth, la Agosti ha dato vita a composizioni originali in cui ampio spazio è lasciato all’improvvisazione, così come alla libertà espressiva tra ardite soluzioni ritmiche, timbriche e melodiche e una bella dosa di entusiasmo ed energia. Non sorprende la scelta del nome del quartetto che la affianca laddove c’è non solo l’omaggio a due dischi storici del sassofonista americano ovvero “The Shape Of Jazz to Come” e il più sperimentale “Song X”, inciso con Pat Metheny, ma anche una ben precisa dichiarazione di intenti dei quattro strumentisti, la cui musica sfugge ad ogni catalogazione stilistica con il timbro riconoscibile del sax di Bondesan e l’originale drumming di Sardina a caratterizzare la cifra stilistica. La fortunata esperienza artistica sul palco di “Ornettiana”, con la quale la Agosti ha vinto la medaglia d’argento nelle sezioni free improvisation e female vocalist ai Global Music Awards della California del 2022, è stata cristallizzata nel disco omonimo, registrato tra il 30 e il 31 ottobre 2021, presso il Cicaleto Recording Studio di Arezzo e ha visto la luce grazie alla lungimirante Aut Records, etichetta specializzata nel valorizzare le “lingue dell’inascoltato”. Composto da undici brani di cui tre riletture dal repertorio di Ornette Coleman, il disco cattura in modo straordinario l’intensità dei concerti e ne estende la portata, spostando più avanti i confini delle esplorazioni sonore del quintetto. Se, come detto, al centro del concept c’è l’improvvisazione, altrettanto fondamentale è lo spazio che ogni strumentista riesce a ritagliarsi ora nel mettere in luce il proprio linguaggio, ora nel dialogo con gli altri componenti nelle diverse combinazioni dagli spaccati corali alle parentesi in solo. L’ascolto ci conduce, così, un universo sonoro tutto da esplorare in cui si intrecciano sperimentazione, blues, swing, jazz e musica contemporanea. Ad aprire il disco è la trascinante marcia bandistica “The Band Playing Little March and Goes Away” con la voce della Agosti che diventa il quinto strumento e si lancia in un serrato e geniale interplay con sax e tromba. Si prosegue con “Law Years” di Coleman in cui Bondesan e Iacoviello si danno battaglia ai fiati prima che a spezzare la tensione arrivi il lirico solo della Agosti che tocca il vertice esecutivo più altro nella superba “Spread Love”. Se l’elegante rilettura della ballad “Kathelin Gray” di Coleman colpisce per l’intensa interpretazione vocale della cantante piacentina e il magistrale solo di sax di Bondesan, “Echoes from Fort Worth” è tra le tracce più sperimentali e ci riporta alla mente le suggestioni della musica del sassofonista americano. Il sax torna protagonista di “Cooper Games” sostenuto dalla raffinata trama ritmica intessuta dal contrabbasso di Sarrini, ma è con “Rollin’” firmata da Agosti che si apprezziamo a pieno la coralità e la perfetta intesa tra i cinque strumentisti. Si torna a sperimentare con “Human Voice” con il climax guidato dalle percussioni e della batteria su cui si inseriscono il sax e la voce, ma c’è ancora spazio per due soprese la sghemba ed ubriaca “At the Funeral the Band is Sad and Drunk” e quel gioiello che è “Story Tellers/Search for Life” che suggellano un disco sorprendente dal punto di vista musicale e concettuale, ma anche così denso di fascino e poesia da potercisi perdere.


Salvatore Esposito

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