Dōna Flor – Les Voyages Extraordinaires (Maremmano Records/IRD, 2022)

“Dōna Flor e i suoi due mariti” è uno dei romanzi più noti dello scrittore brasiliano Jorge Amado e alla sua atmosfera fantastica e allo stesso tempo picaresca, popolata di santi e stregoni, riti magici e carnevali, si è ispirata la cantante ed etnomusicologa Cecilia Fumanelli per dare vita nel 2015 al progetto Dōna Flor che, inizialmente, la vedeva affiancata da Massimiliano Confalonieri (contrabbasso), Diego Zanoli (fisarmonica), Simone Riva (chitarra) e Massimiliano Malavasi (percussioni), strumentisti con alle spalle background musicali differenti per formazione e passioni, ma accomunati dalla passione per la world music e, in particolare per Lhasa de Sela e la musica sudamericana e quella balcanica. Dopo un anno di prove, esperimenti e concerti, nel 2016 hanno dato alle stampe “Alma Desnuda”, album di debutto registrato in presa diretta e nel quale ogni brano è la tappa di un viaggio attraverso i suoni e i ritmi del Sud America per raccontare storie al femminile inconsuete e sanguigne. Seguono due anni di intensa attività live prima con la compagnia di circo contemporaneo Circo Zoe’ e poi in vari festival tra Italia e Svizzera, ma è tempo di nuovi percorsi e nuove esperienze musicali e, così, complici vari lockdown tra il 2020 e il 2021 ha preso vita “Les Voyages Extraordinaires”, il loro secondo album nel quale hanno raccolto undici brani di cui dieci inediti che musicalmente riprendono il cammino dal Sud America, intrapreso con l’opera prima, per aprirsi alle sonorità della musica capoverdiana e al Mediterraneo, tra incroci ed attraversamenti sonori tra jazz, rock e world music. A riguardo nella presentazione scrivono: “Cantiamo e suoniamo per ritrovare la pelle e l'anima, e liberare tutta l'energia e l'amore che abbiamo messo in questa prima creazione di un album di canzoni inedite. In questo disco ci sono 6 canzoni d’amore e 6 canzoni di “anima”. Dell’amore fa parte il tormento, la saudade, il dolore e lo struggimento, ma anche il gioco, la rivoluzione, la forza. Le canzoni di anima sono invece quelle che invitano alla trasformazione del dolore, attraverso la luce, il viaggio, il deserto, l’esplorazione, i colori e il canto come medicina”. Complici dei Dōna Flor in questa nuova avventura sono Raffaele Kholer (tromba) Giulia Larghi (violino) e Miriam Valvassori (arpa) che con i loro strumenti hanno arricchito di colori e sfumature i vari brani. La voce intensa della Fumanelli, accompagnata dalle corde di Riva, sostenute dalla perfetta sezione ritmica composta da Confalonieri al basso e Malavasi alle percussioni, ci accompagna in un altro viaggio affascinante che di brano in brano, ci conduce attraverso latitudini e longitudini differenti. Aperto dalla sinuosa ed appassionata “Llanto y Ardor”, primo singolo estratto dal disco, in cui giganteggia la tromba di Raffaele Kohler, il disco entra nel vivo con l’ammaliante canzone d’amore “Mirame a la Cara” in cui spicca l’ottima prova vocale della Fumanelli e l’arrangiamento orchestrale in crescendo con archi e corde a guidare la linea melodica. Se “Mother Tell Me Why” ci porta verso nei territori della musica folk inglese, la successiva “Utopia” è ispirata “Utopías”, poesia del poeta uruguaiano Mario Benedetti e con il suo ritmo in levare ci consegna una sognante canzone d’amore. Uno dei vertici del disco arriva con la ballad “Bonjour soleil” che incrocia spagnolo, francese e arabo, mentre “Evora” ci conduce a Capoverde per un sentito omaggio all’indimenticata Cesaria Evora. La tromba di Kholer torna a brillare nella nostalgica canzone d’amore perduto “Tu Sombra” ed apre la bella sequenza in cui spiccano la sofferta “Mujer”, la dolce “Ballata alla Luna” cantata in italiano e quel gioiellino che è la rilettura di “Veinte Años” di Maria Teresa Vera e Guillermina Aramburu con cui i Dōna Flor celebrano la musica cubana. Gli echi di musica andina di “Vete al Bosque” e il bozzetto folk “Wild Wind” chiudono un dico pieno di fascino da ascoltare con grande attenzione per coglierne ogni sfumatura musicale. 


Salvatore Esposito

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