Tonolo-Goldstein-Abrams-Rossy “Passepartout”/Ottaviano Eternal Love Quintet, Padova Jazz, Centro Altinate, 24 e 26 Novembre 2022

L’ultima settimana del Padova Jazz festival ha incontrato un’ottima risposta da parte del pubblico, sia nei locali legati alla ristorazione che hanno ospitato diverse formazioni, sia nel palco principale, quello del Centro Culturale Altinate che ha visto protagonisti il quintetto Eternal Love guidato da Roberto Ottaviano e tre musicisti “locali” molto stimati: il chitarrista Ruggero Robin con il suo gruppo ed il sassofonista e flautista Pietro Tonolo con il contrabbassista Marc Abrams nel quartetto “Passepartout”, con Gil Goldstein al pianoforte e alla fisarmonica, e Jorge Rossy alla batteria e al vibrafono. Quattro musicisti, ma anche otto strumenti in gioco, dunque, visto che Tonolo alterna il sassofono soprano, il tenore e il flauto traverso. Proprio con quest’ultimo ha aperto il concerto con una rilettura rispettosa ed efficace di “All or Nothing at All” che ha subito messo in luce le doti di un quartetto con un ottimo interplay, che sa far volare i brani anche a volumi bassi grazie alle spiccate doti non solo di solisti, ma anche di attenti ed essenziali accompagnatori di tutti e quattro i membri del gruppo. 
Tanto Goldstein quanto Rossy contribuiscono al repertorio con composizioni che permettono di mettere in evidenza la vena lirica e le sottigliezze armoniche di cui sono capaci: “Rem State” (con uno splendido assolo di Tonolo al tenore) e “Farfalla” per Goldstein; “Horse” e “Dusk” per Rossy che in quest’ultimo brano, e in “Farfalla” ha inserito nel quartetto il suo vibrafono, ampliando poeticamente le soluzioni melodico-armoniche. Giocare con le tante geometrie offerte dalla combinazione degli otto strumenti a disposizione è stato fra i punti di forza di un gruppo attento a far nascere il suono dal silenzio e a tornarvi in modo opportuno, restringendo e allargando la gamma degli strumentisti coinvolti, persino nel finale quando, dopo essere passati per una romantica “Beija flor” hanno affrontato l’ultimo bis in trio tenore-contrabbasso-batteria per poi accogliere il piano di Goldstein e chiudere in crescendo un ottimo concerto. Sabato 26 novembre la chiusura del festival è stata affidata, nel centenario della nascita di 
Charles Mingus, al quintetto Eternal Love che gli ha dedicato “Spirit of Mingus – The Centenary Tribute”, con un repertorio scelto, arrangiato e introdotto da Roberto Ottaviano, al sax soprano, con Marco Colonna al clarinetto basso, Giorgio Pacorig al pianoforte acustico e al Rhodes, Giovanni Maier al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria. Ottaviano ha tenuto a sottolineare come lo spirito di Eternal Love sia proprio quello del ringraziamento verso chi ha aperto cammini tanto fecondi per la musica di improvvisazione legata alla tradizione afrodiscendente, identificando in Mingus un compositore e leader di gruppi che possono essere visti oggi come un “bivio” che ha segnato le successive sperimentazioni musicali in questo ambito, mettendo in rilievo la capacità e la responsabilità del jazz di veicolare, nei concerti e nelle incisioni, senso e messaggi in grado di leggere il presente e invitare ad agire. Di recente Blogfoolk ha intervistato Ottaviano proprio in occasione della pubblicazione dell’album che ha dedicato a
Mingus insieme all’altro pianista che si alterna con Pacorig in Eternal Love, Alexander Hawkins. Fin da “Peggy’s Blue Skylight”, i diversi registri e le diverse poetiche espressive di Ottaviano e Colonna vanno a nozze con la rilettura creativa che il sassofonista ha operato del repertorio mingusiano, attento, più che ad aspetti filologici, a tradurre nell’attualità lo spirito del compositore, dando voce alla dimensione polifonica e intersoggettiva dei brani, sempre eseguiti con perizia tecnica, ma soprattutto scavando nei sentimenti con cui sono stati scritti, con Pacorig e Maier che sanno trovare sempre l’invenzione giusta, si tratti di accompagnare o di far emergere la voce e la cantabilità del proprio strumento. Esemplari sono le intersezioni fra i vari registri in brani come “Pithecanthropus Erectus” e “Haitian Fight Song”, ma anche quando il brano comincia con un assolo, come in “Free Cell Block F, ‘Tis Nazi U.S.A.” che vede protagonista De Rossi, a dar forma al flusso sonoro è sempre dimensione del dialogo, prima con Ottaviano, poi con tutto il gruppo. Si chiude nel segno di Mingus che “legge” Ellington con uno dei suoi brani più riusciti e meno frequentati, una sentita e commovente lettura collettiva di “Us is Two”. 

 

Alessio Surian

Foto e video di Alessio Surian

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