Beatrice Campisi – Ombre (Mezzanotte/IRD, 2022)

A cinque anni da “Il gusto dell'ingiusto” che battezzò il suo esordio discografico, Beatrice Campisi, cantautrice siciliana di nascita ma pavese d'adozione, ritorna con un nuovo lavoro- "Ombre"- che segna un importante cambio di rotta stilistica. Affidata la produzione ad Emanuele Alosi (ex Pan del Diavolo), e trovata una quadra sonora perfettamente bilanciata fra intriganti soluzioni dall'afflato più internazionale e ben salde radici folk, la Campisi si immerge in un interessante racconto delle vicissitudini umane, magistralmente connesse quasi fosse un concept-album, proprio dalla presenza-assenza delle ombre, declinate in tutte le loro accezioni. Si comincia con "Cummaredda", ispirata ad una filastrocca tradizionale e sorretta da un incessante strumming acustico, contrappuntato da un piano elegante ed adombrato dai tappeti dei synth. A seguire, arrivano le trame cupe di "Gondole di carta", col suo basso sabbioso a soffiare sul collo di un piano compassato. "Angelo verde" ("Prendo spedita la metro verso Bovisa, fra mille intrecci di vita due amanti si sfioran le dita, come sospesi in un quadro di Chagall") è sventrata dalle tensioni elettriche della chitarra, assolutamente immaginifica nell'ultimare il paesaggio urbano già raccontato dal testo. Giro di boa dell'album è "Ventu", che segue dinamiche più classiche, con una chitarra ad arpeggiare sul secco pattern ritmico costruito dal tamburo a cornice e dal basso. "L'altra lei" ("Come scordare le notti più disastrate, quando il dolore diventa condensa e porta il segno di un'altra tempesta?") si muove lungo le trame di una elettronica sinuosa, incollate da una chitarra slide polverosa e soffocante. La title track cammina lungo gli arpeggi intensi di una chitarra classica, ben riempiti dai tappeti dell'elettronica e dai fraseggi umidi della chitarra elettrica. "Zoo" ("Va avanti e va indietro, in due metri quadri: ha il cuore da tigre, ma due occhi umani"), probabilmente il momento migliore del disco, si snoda attraverso il forsennato levare della chitarra, ben contrappuntato dalle svisature turbinanti della fisarmonica. A chiudere l'album ci pensa una bella versione acustica di "Cambiamento", brano già pubblicato come singolo nel 2020, qui raccontata da un piano energico e dai densi paesaggi disegnati dall'elettronica. In ultima analisi, Beatrice Campisi ci regala un lavoro fatto di carne, sangue ed ossa, intenso tanto nei suoi voli letterari quanto nelle interpretazioni, sempre molto ben misurate, con una produzione che stratifica ottimamente ogni suono, regalando ai pezzi colori nuovi col crescere degli ascolti. Un disco da cantautrice d'alta classe, piacevole conferma di una penna interessantissima. 


Giuseppe Provenzano

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