Ferruccio Spinetti | Giovanni Ceccarelli | Elena Romano | Jeff Ballard – Arie (Jando Music/Via Veneto Jazz, 2022)

Protagonista con il suo contrabbasso di fortunate esperienze artistiche con Avion Travel, Musica Nuda e InventaRio, Ferruccio Spinetti ha dato vita, da qualche anno, al progetto parallelo in ambito jazz che lo vede alla guida di un quartetto composto dalla cantante Elena Romano, Giovanni Ceccarelli al pianoforte e Jeff Ballard alla batteria. Con la complicità di Rita Marcotulli, hanno dato vita al progetto “Arie” disco che, attraverso quindici brani, ci regala un viaggio nella storia del jazz italiano, attraverso le composizioni dei suoi principali protagonisti da Enrico Rava a Bruno Tommaso, da Paolo Fresu a Enrico Pieranunzi passando per Enrico Zanisi, Luca Flores e Paolino Dalla Porta. Un omaggio privo di retorica, in cui ogni brano brilla sotto una nuova luce impreziosito da testi firmati dalla stessa Elena Romano, dal contrabbassista casertano e da Peppe Servillo, nonché dalla presenza di alcuni gustosi inediti, a comporre un concept-album sull’amore declinato in tutte le sue diverse sfaccettature. Abbiamo intervistato il contrabbassista casertano per farci raccontare questo nuovo lavoro, non senza uno sguardo verso la sua attività con Musica Nuda e Avion Travel.

Sei nato musicalmente a Caserta, dove ad un certo punto c’è stata una bella scena musicale da cui hanno preso vita gli Avion Travel con cui suoni dagli inizi degli anni Novanta. Nell’arco di oltre trent’anni come si è evoluto il tuo percorso di ricerca musicale?
La vita di un musicista dovrebbe essere secondo me una ricerca “continua” che passa inevitabilmente anche dai musicisti che hai la fortuna di conoscere nel tuo cammino. Gli Avion Travel sono stati fondamentali per me e in particolare la figura di Fausto Mesolella, chitarrista storico della band, che ci ha lasciato nel 2017. Lui mi ha insegnato tanto di questo lavoro, in particolare il sapore artigianale di fare il musicista. Ricerca poi è significato per me anche indagare non solo nel repertorio strettamente jazzistico classico (mi sono diplomato in contrabbasso classico nel 1994)  ma allargare gli orizzonti in particolare sul mondo brasiliano, collaborando in particolare con Dadi e Ivan Lins grazie al progetto InventaRio, dove nella band c’era anche Giovanni Ceccarelli, con cui condivo la musica e tanti progetti , compreso Arie, da più di 30 anni. 

Quanto è stata importante la tua formazione in ambito jazz per le tue esperienze nell’ambito della canzone d’autore?
La musica per me, intesa come generi musicali, non ha nessun tipo di limite. Da un mondo musicale sia esso jazz, classica o pop, si può prendere qualcosa e riportarlo nell’altro, come se fossero tutti vasi comunicanti. Io almeno penso sia giusto così. Del resto, se pensi agli classici “standard” jazz come “Over the Rainbow” o “My funny Valentine”, alla fine erano non erano altro che “semplici” canzoni.

Nel corso degli anni ti sei mosso sempre tra la canzone d’autore e il jazz, non disdegnando alcune deviazioni di percorso verso altri repertori. Com’è nata l’idea di rendere omaggio al jazz italiano e ai suoi protagonisti?
L’idea è nata proprio perché mi sono reso conto che fino ad oggi non l’aveva fatto mai nessuno. Spesso noi italiani viviamo con la sindrome di non essere mai “all’altezza” ed invece in questi 40/50 anni i nostri jazzisti hanno scritto pagine fondamentali per questo genere musicale. Ma non volevo solo fare un omaggio agli “storici” come Bruno Tommaso, Fresu o Rava, ecco perché ci sono anche composizioni di 
altri autori con Enrico Zanisi che ha appena trentadue anni o Cesare Picco o Alessandro Giachero, pianista che purtroppo ci ha lasciato improvvisamente due anni fa a soli quarantanove anni.

Coltivavi da tempo la pubblicazione di un disco a tuo nome. Com’è nata l’idea di dare vita a “Arie”, magnifico un tributo al jazz italiano e ai suoi protagonisti?
Come tutti i miei progetti anche questo è stato frutto di un’attenta e approfondita analisi e ricerca del repertorio. Sicuramente ciò che rende particolare questo disco, oltre all’omaggio ai grandi autori della ns storia jazzistica di cui abbiamo già parlato, sta nel fatto he molti brani sono stati trasformati in piccole “Arie", poiché abbiamo aggiunto dei testi in inglese o in italiano a brani che nascevano invece strumentali. È successo con Pieranunzi, Fresu, Picco e Rava.
 
Ad accompagnarti in questa nuova avventura sono tre eccellenti musicisti: Elena Romano alla voce, Giovanni Ceccarelli al piano e Jeff Ballard alla batteria, a cui si è aggiunta come ospite Rita Marcotulli. Come hai indirizzato il tuo lavoro sugli arrangiamenti dei brani?
Alcune idee erano ben chiare nella mia testa prima di entrare in studio. Altre, come nella migliore tradizione jazzistica, hanno preso forma proprio mentre registravamo. Mi riferisco soprattutto all’apporto di Jeff Ballard. La sua grande esperienza unita alla sua sensibilità ha spesso dirottato i brani in direzioni inaspettate anche per noi.

Qual è stato il criterio che hai seguito nella scelta dei brani da rileggere?
In alcuni casi erano brani che avevo studiato da giovane, come “Dee Song” o “Lullaby for Ugo”, in altri casi invece ho cercato nel repertorio dei jazzisti italiani brani che secondo me si prestavano di più rispetto ad altre a diventare “canzoni”. È stato così con Picco e Fresu, per esempio. 

La maggior parte dei brani sono impreziositi dall’aggiunta dei testi di Elena Romano che ne è anche interprete. Com’è nata l’idea di farli vivere in una dimensione differente?
La forma canzone è qualcosa che mi appartiene e mi affascina sin dal principio della mia carriera. Vedi la storia con gli Avion Travel, Musica Nuda ma anche con InventaRio. Anche nel Jazz si può essere melodici e non necessariamente spigolosi. Questo vale anche per l’improvvisazione. La sfida era non solo quindi dare nuova luce a brani un po’ nascosti ma in più sfida nella sfida era quella di farli diventare canzoni. Credo che grazie ai testi di Elena e alle sue interpretazioni abbiamo vinto la scommessa.

Nel corso della tua carriera ti sei trovato spesso a lavorare con voci femminili e penso ovviamente al progetto Musica Nuda con Petra Magoni, ma anche al Nada Trio con Fausto Mesolella. Cosa ti ha colpito della vocalità di Elena Romano, nel disco protagonista anche di uno splendido solo in “Ossessivostinato” di Bruno Tommaso?
Elena è capitata per caso in un mio gruppo di musica d’insieme ai corsi di Siena jazz University dove insegno da tanti anni. Così in otto mesi ho avuto modo di apprezzare il suo timbro ma soprattutto la sua professionalità nell’approfondire il repertorio che suonavamo. Oggi per fare questo lavoro il talento non basta, ci vuole anche un carattere e la determinazione giusta. Doti che ho ritrovato in Elena. Quando l’ho 
conosciuta e ascoltata la prima volta aveva ventitré anni.
 
Quali elementi timbri e melodici hai puntato ad esaltare nel rileggere i quindici brani di “Arie”?
Il timbro l’abbiamo ricercato come quartetto e vorrei citare anche Alessandro Guasconi fonico del Virus Studio di Siena che ancora una volta ha dato un segno indelebile al lavoro fatto insieme. Come dicevo prima per me la melodia è al centro della musica. Sia essa una canzone, un’improvvisazione o un madrigale.
 
C’è un brano a cui ti senti più legato dal punto di vista emotivo?
Forse “Fausto" perché l’ho dedicato a Fausto Mesolella.
 
Un brano breve ma intensissimo che evoca la capacità di Fausto di cesellare eleganti ed ariose melodie. Quanto è stato importante l’essere cresciuto musicalmente al suo fianco e quanto, ancora oggi, è una fonte ispirativa per te?
Ne ho parlato molto in queste risposte. Figura fondamentale della mia vita artistica sopra e fuori dal palco. Un fratello maggiore aveva diciotto anni più di me. Il suo senso ritmico e melodico, oltre al suo inconfondibile suono, è ancora oggi fonte di ispirazione per me.
 
Un dei vertici del disco è certamente la title-track dove la musica di Enrico Rava incontra un testo firmato da Peppe Servillo…
Peppe l’aveva già realizzato molti anni fa in un disco a nome di Roberto Gatto. L’abbiamo semplicemente riarrangiato e reso nostro.
 
Altra perla del disco è “Vagabondi delle Stelle” di e con Rita Marcotulli. Come avete lavorato su questa composizione evocativa e densa di lirismo?
Ho proposto io a Rita di suonare questo brano incluso nella colonna sonora “Basilicata coast to coast”. Ancora una volta un tema con una grande cantabilità. Abbiamo lavorato in studio per renderla ovviamente diversa dalla versione originale, compresa la particolarità che ci sono 2 soli di pianoforte, dove si alternano Rita e Giovanni.
 
Hai presentato recentemente dal vivo il disco alla Casa del Jazz. Qual è stata la risposta del pubblico? 
Per fortuna calorosissima, così come il giorno dopo al Blue Note A Milano e poi ad Ascoli al Cotton Club. Per me la vittoria più grande è quella. Alla fine, questo lavoro si fa principalmente per stare su un palco e la risposta se hai fatto un buon disco, una bella canzone non può dartela nessuna giuria tecnica o di qualità. Il pubblico ti dice e ti fa capire se sei sulla strada giusta.
 
Quasi in parallelo all’uscita di “Arie”, hai dato alle stampe anche “Girotondo De André”, album dal vivo in cui con Petra Magoni omaggiate il repertorio di Fabrizio De André. Come si è indirizzato il tuo lavoro di arrangiamento dei brani?
Come al nostro solito con Petra gli arrangiamenti nascono a volte direttamente mentre proviamo le canzoni. È uno dei tanti vantaggi dell’essere solo in due. Disamistade in effetti faceva parte già del nostro repertorio. Altre canzoni invece le abbiamo fatte per la prima volta proprio in questo disco che è un Live 
registrato al Museo Piaggio di Pontedera.  Mi piace ricordare che il 12 Gennaio 2023 saremo all'Auditorium Parco della Musica a Roma proprio al Premio de Andre’. Ritireremo una targa “quelli che cantano Fabrizio” un vero onore per noi. Ci sarà ovviamente anche Dory Ghezzi. 
 
Concludendo, quali sono i progetti paralleli in cantiere? C’è all’orizzonte un nuovo disco degli Avion Travel?
Da qualche anno sono docente, oltre che a Siena jazz, in Conservatorio, quest’anno al Puccini di La Spezia. Anche la didattica prende una parte importante della mia vita e m piace molto il confronto con le nuove generazioni.  Il 2023 sarà l’anno dei 20 anni di Musica Nuda. Uscirà un nostro disco di inediti in primavera, poi spero di continuare anche a portare avanti il progetto Arie in quartetto, con GIovanni, Elena e Alessandro Paternesi alla batteria. Con gli Avion Travel di sicuro all’orizzonte non c’è un disco nuovo. Faremo dei concerti credo nel 2023, sulla scia dell’Oppla Tour 2022. 



Ferruccio Spinetti|Giovanni Ceccarelli|Elena Romano|Jeff Ballard - Arie (Jando Music, 2022)
Ci sono dischi che sono dei veri e propri atti d’amore, lavori nati da profonda dedizione e passione nei quali la ricerca musicale, i risvolti emotivi e la poesia si intrecciano in modo indissolubile, elevando il risultato ai massimi livelli. È il caso di “Arie”, opera prima del quartetto guidato dal contrabbassista casertano Ferruccio Spinetti e composto da Elena Romano alla voce, Giovanni Ceccarelli al pianoforte e Jeff Ballard alla batteria, nel quale ci immergiamo alla riscoperta di tre generazioni di musicisti e compositori che hanno fatto la storia del jazz italiano spaziando da Enrico Rava, Bruno Tommaso e Enrico Pieranunzi, passando per Paolo Fresu e Luca Flores e giungere al più giovane Enrico Zanisi. A caratterizzare il disco è non solo la peculiare scelta di organico che si inserisce sulla scia di Brad Mehldau, ma anche la peculiare ricerca timbrico-melodica con raffinate ballad giocate su sinuosi dinamismi che esaltano le strutture compositive originarie, qui impreziosite dalle liriche firmate da Elena Romano, come dallo stesso Spinetti e da Peppe Servillo. A guidare i brani è il contrabbasso che detta e scandisce i tempi, sostiene la melodia e inventa i segmenti ritmici con la complicità dell’estroso drumming di Ballard, mentre il pianoforte di Ceccarelli ci regala tessiture elegantissime con imperdibili incursioni nei territori latin. Eccellente è anche la voce di Elena Romano che approccia le interpretazioni dei vari brani con grande originalità e trasporto. Tra i brani più intensi del disco vale la pena citare “The Look in your Eyes” di Enrico Pieranunzi, in cui spicca il perfetto incastro ritmico tra pianoforte, contrabbasso e batteria, la magnifica “Ossessivostinato” di Bruno Tommaso, la struggente “Fausto”, firmata da Spinetti e dedicata a Fausto Mesolella e quel gioiello che è “Meteores” di Ceccarelli, ma il vero vertice del disco risiede nella superba versione di “Arie” di Enrico Rava, qui impreziosita dal testo di Peppe Servillo e dall’interpretazione di Elena Romano. Non mancano, tuttavia, ulteriori sorprese come nel caso della sequenza finale con la luminosa “Vagabondi delle Stelle” di e con Rita Marcotulli dalla colonna sonora di “Basilicata Cost to Coast”, l’introspettiva “Un altro sé stesso” di Paolo Fresu e “Versilia” del compianto Luca Flores. Insomma, “Arie” è un disco di acquerelli sonori di grande suggestione, un lavoro sospeso tra presente, passato e futuro che svela un passo diverso rispetto ad esperimenti di intersezione tra composizione jazz e canzone d’autore. www.ferrucciospinetti.com


Salvatore Esposito

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