Pablo Milanés (1943 – 2022)

Pablo Milanes era nato il 24 febbraio 1943 a Bayamo e già a sei anni aveva vinto il concorso canoro “Crisol de estrellas” della stazione radio CMXK (cantando il corrido messicano "Juan Charrasqueado"). Accompagnato dalla madre Caridad “Cachita” Arias, continuò a frequentare programmi radiofonici (Radio Mambi, Radio Cadena Azul, Mil Diez, Union Radio) e anche televisivi: nel 1956 partecipò con un bolero al programma “Estrellas nacientes”, cominciando a farsi conoscere nell'ambiente artistico de L’Avana, dove si era trasferita la sua famiglia e dove studiò al Conservatorio Municipale, senza però tralasciare di frequentare i musicisti di strada del suo barrio, Jesus Maria, dove viveva en la calle Factoria, e dei caffè dove ascoltava, Arsenio Rodriguez, il Conjunto Chapotin, Miguelito Cuni.


La rivoluzione che porta Fidel castro al potere a gennaio del 1959 segna profondamente anche l’ambiente culturale cubano e l’orizzonte artistico di Milanés, mettendo al centro figure come José Marti e Nicolas Guillen dei quali Milanés metterà in musica alcune poesie: “Tengo” racconta la nuova Cuba degli anni Sessanta attraverso gli occhi di una persona afrodiscendente.


I suoi primi due album per l’etichetta cubana EGREM (nel 1973 e 1975) saranno “Versos sencillos de José Martí” e “Canta a Nicolás Guillén”. Dopo essersi fatto conoscere con il Cuarteto del Rey, nel 1964 è fra i compositori e cantanti che animano la vita artistica de L’Avana e che ne raccontano le vicende quotidiane e affettive, come in “Ya ves”, in seguito più volte riarrangiata.


La sua canzone che nel 1965 scrive una pagina decisiva della storia della musica cubana è la guajira “Mis 22 Años” in cui esplicitamente attinge alle radici della musica popolare e getta i semi da cui germoglierà il movimento “nueva trova”. 


Convinto sostenitore della rivoluzione cubana e dei regimi di sinistra in America Latina, Pablo Milanés non ha esitato ad esprimersi sulle deviazioni del regime cubano, denunciando i metodi adottati dal governo di Fidel Castro ai tempi dell’allineamento con l’Unione Sovietica. La sua posizione critica gli costò il confino in un campo di concentramento, nella provincia di Camagüey, insieme ad altri artisti, intellettuali, persone discriminate per la loro omosessualità o fede religiosa, tutte considerate non in sintonia con le norme del governo. Nel 2015, sollecitato dal giornalista de El País Mauricio Vicenti, raccontava così quei quasi tre anni di prigionia: “Non mi è mai stata fatta una domanda diretta sulle UMAP (unità militari di aiuto alla produzione). La stampa cubana non osa e la stampa estera non conosce le conseguenze disastrose di questa misura repressiva di natura stalinista. Eravamo lì, tra il 1965 e la fine del 1967, io e più di 40mila altre persone, in campi di concentramento isolati nella provincia di Camagüey, a fare lavori forzati dalle cinque del mattino fino a sera, senza alcuna giustificazione o spiegazione. Sono ancora in attesa che il governo cubano mi presenti le sue scuse. Avevo 23 anni, sono fuggito dal mio campo – mi seguirono altri
280 compagni imprigionati nello stesso luogo – e sono andato all'Avana per denunciare l'ingiustizia che stavano commettendo. Il risultato fu che mi rinchiusero nel carcere di La Cabaña per due mesi, per poi essere trasferito in un campo di punizione peggiore delle UMAP, dove rimasi fino a quando queste unità furono sciolte a causa della pressione dell'opinione pubblica internazionale”
. Per Milanés rimaneva un incidente di percorso: rimase un rivoluzionario, qualsiasi altra scelta avrebbe significato tradire la propria coscienza, il filo rosso dell’“Homenaje” alle proprie radici, anche di fronte ai vortici della vita.


La sua canzone del 1967, ispirata dai massacri statunitensi durante la guerra del Vietnam, “Yo vi la sangre de un niño brotar” è fra le protagoniste del primo Encuentro de la Canción Protesta che fra il 29 luglio e il 10 agosto del 1967 riunì al Varadero (L’Avana) 50 artisti da 18 Paesi.


La collaborazione con Silvio Rodríguez è divenuta un punto di riferimento per tutta l’America Latina e il loro concerto del 1968 nella Casa de las Américas è considerato una tappa chiave nello sviluppo del movimento musicale della Nueva Trova ad inizio degli anni Settanta. Brano emblematico e molto conosciuto del loro impasto vocale è “El breve espacio en que no estás”


Nel brano “Hoy La Vi”, Rodríguez parteciperà nel 1976 anche al terzo album di Milanés, il primo dedicato ai propri testi. Le canzoni affrontano, da un lato, temi politici che diverranno inni in tutta l’America Latina, come è il caso di “Canción Por La Unidad Latinoamericana” e “Yo pisaré las calles nuevamente”, auspicio di un futuro senza Pinochet per il Cile.


Dall’altro, raccontano i sentimenti e le relazioni che segnano la vita e che hanno accompagnato tutto il suo percorso musicale, come nel caso di “Para vivir”, ripresa recentemente con la figlia Haydée Milanés.


Famosissima in molti Paesi latinoamericani è la canzone d’amore “Yolanda”, scritta nel 1970 quando Pablo Milanés era sposato con la produttrice cinematografica e televisiva, Yolanda Benet. Si trovava in tournée quando nacque la sua prima figlia, Lynn. La canzone nacque dalla nostalgia per la moglie unita al desiderio di vedere la figlia. In Brasile molti credono che sia un brano di Chico Buarque, che l’ha ripetutamente interpretata, ed è stata incisa da una cinquantina di cantanti, da Simone a Elba Ramalho. 


Sono rimasti storici i suoi concerti e le collaborazioni con altri cantanti, sia spagnoli (Serrat, Ana Belén, Víctor Manuel, Luis Eduardo Aute, Joaquín Sabina) sia latinoamericani (da Marcedes Sosa - “Años” - e Leon Gieco a Fher dei Man, a Marco Antonio Muñiz e Armando Manzanero, alle più recenti incisioni con Elito Revé e Eliades Ochoa). 


Su tutti, rimangono memorabili i concerti tenuti nel 1984, in particolare in Argentina insieme a  Silvio Rodríguez da cui è stato tratto anche un album.


Nel suo blog, Silvio Rodríguez l’ha voluto ricordare pubblicando il testo della canzone, “Pablo”, che gli ha dedicato nel 1969. 


Mirabile nel lavoro di Pablo Milanés come compositore, pianista, chitarrista e cantante è la sua capacità sia di creare e innovare, sia di ri-arrangiare i suoi classici attingendo alle innumerevoli risorse poliritmiche e armoniche della tradizione cubana: restano emblematici i suoi ritorni alle poesie di Guillen, come nel caso di “De Qué Callada Manera!” qui interpretata in concerto all’Avana nel 2019.


Da anni, soprattutto per problemi di salute, si era trasferito in Spagna ed è nella Clínica Universitaria de Navarra di Madrid che è morto all’alba del 22 novembre 2022, per le conseguenze della sindrome mielodisplastica, tumore che riduce la risposta immunitaria. Un paio d’anni fa, Latino Clasico TV non si era sottratta alla sfida di raccogliere in una sola playlist 20 sue canzoni memorabili.


Alessio Surian

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