Meridian Brothers, “Je t’aime” Festival, Golena San Massimo, Padova, 23 settembre 2022

Scriveva Ton De Leeuw che il ritmo è l’espressione più alta e più autonoma di consapevolezza del tempo. Da un quarto di secolo Eblis Álvarez, con i Meridian Brothers, sembra cercare e provare ad esprimere questa consapevolezza, intersecando musiche danzanti e ritornelli che invitano ad affrontare e trasformare le violenze dei tempi che viviamo, in particolare quelli della sua Colombia. In questo viaggio musicale ha coinvolto Maria Valencia, sax alto, clarinetto e percussioni, il “filosofo” Alejandro Forero, programmazione, elettronica e sintetizzatori), Damian Ponce alla batteria e alle percussioni e Cesar Quevedo al basso elettrico. Il nome “Meridian” viene da lontano, da un hotel in cui Eblis da adolescente era solito incontrarsi con gli amici: un senso di comunità rafforzato da “Brothers”, appellativo che, negli anni ‘60 e ’70 era molto in voga fra i gruppi che suonavano musiche latine. Nel frattempo Eblis si è visto assegnare due volte il Premio Nacional de Composición del Ministero della Cultura colombiano.  Qualche mese fa “La Mujer Sin Corazón” ha annunciato il loro ultimo album, “El Grupo Renacimiento”, registrato negli studi Isaac Newton di Bogota, ennesima narrazione in felice
disequilibrio fra l’invenzione di vecchie glorie della salsa, nuove geometrie ritmico-armoniche attente a far muovere i piedi, e il necessario sostegno a chi chiede giustizia sociale, con brani che offrono un “manifesto” semplice ed immediato come “Cumbia de la igualdad”.  Ed è soprattutto all’insegna della cumbia che hanno illuminato la notte padovana, ospiti della rassegna “Je t’aime”, Summer Student Festival giunto alla ventesima edizione, nella suggestiva cornice della Golena San Massimo, lungo le mura padovane: un bastione costruito nel 1519 per contenere un nuovo Castello che poi non fu mai costruito, ma che offre tutt’ora l'unico bastione cittadino dotato di una porta fluviale (la porta San Prosdocimo), oggi via d’accesso di musiche che attraversano generi e geografie grazie all’ottima programmazione di Pulse, con un orecchio attento alla creatività elettronica, dal duo peruviano Dengue Dengue Dengue ai Giant Swan, il duo di Bristol che ha chiuso il festival sabato 24 settembre. Sul palco all’aperto del “Je t’aime”, i Meridian Brothers hanno dato corpo al progetto “El Grupo Renacimiento” evocando una salsa “dura” degli anni ‘70, inventando un “collettivo musicale sepolto dalle ingratitudini dell’oblio” capace 
di “provocativas y bailables melodías”, attento alle relazioni e alle discriminazioni che attraversano i territori urbani incontrando marginalità sociale, spaccio, violenze delle forze dell’ordine, così come la capacità di dar voce alla speranza in un presente ed un futuro migliore. A seconda dei brani, sono le voci di Maria Valencia o di Eblis Álvarez ad essere in primo piano. Il chitarrista fa ampio uso di chorus e delay, slabbrando in chiave psichedelica le figure ritmiche e i riff elettronici che creano una tensione costante fra i suoni gravi e quelli acuti, sottolineati anche dal piatto su cui volentieri Maria Valencia scandisce la pulsazione, come ad evitare i toni medi, delineando uno spazio aperto sempre disponibile, vuoi ad ascoltare la voce solista e ad intonare collettivamente i ritornelli, vuoi a ballare, soprattutto quando ad essere protagonisti sono i ritmi di cumbia, sospinti dalla perfetta macchina ritmica che scorre liscia fra suoni programmati, basso e percussioni, su cui si incastrano elettronica e tastiere, cui ricorre, a tratti, lo stesso Eblis Álvarez, un piede saldamente nel passato, l’altro atleticamente e consapevolmente nel futuro. 


Alessio Surian
Foto e video di Alessio Surian

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