Sono trascorsi venticinque anni da quel 24 agosto 1998, quando Melpignano (Le), in una affollatissima Piazza San Giorgio, ospitò la prima edizione del concertone, con la direzione artistica di Maurizio Agamennone e Gianfranco Salvatore e Daniele Sepe nei panni del maestro concertatore. Sul palco c’erano alcuni tra i componenti degli storici gruppi salentini di ricerca e riproposta, alberi di canto come Uccio Aloisi, qualche giovane come Claudio “Cavallo” Giagnotti, e il sassofonista napoletano da straordinario trickster orchestrò il tutto incrociando tradizione e sperimentazione e il risultato andò al di là di ogni aspettativa. Una ridda di polemiche ne accompagnò i giorni antecedenti e quelli successivi, ma certamente nessuno degli organizzatori avrebbe mai immaginato che cosa aveva preso vita quella sera. Negli anni il festival è cresciuto, si è evoluto sempre di più e sul palco si sono avvicendati diversi maestri concertatori che, hanno interpretato la tradizione musicale salentina secondo la propria visione e la propria cifra stilistica. Dall’indimenticato Piero Milesi che ne esplorò le connessioni con la musica classica alle intersezioni con il jazz di Joe Zawinul, dall’incontro con il rock percussivo di Stewart Copeland a quello con la musica tradizionale del centro Italia di Ambrogio Sparagna, per giungere agli attraversamenti sonori world di Mauro Pagani e la raffinata ricerca del suono di Ludovico Einaudi per giungere agli ultimi anni costellati, sempre di più da luci ed ombre, ma che, in ogni caso, hanno riservato conduzioni di grande interesse come quelle di Phil Manzanera e Paolo Buonvino.
Una svolta importante è stata la stabilizzazione dell’Orchestra Popolare ad opera del compianto Daniele Durante che, durante il suo mandato come direttore artistico, ne ha fatto un ensemble dall’organico stabile in grado di essere attiva nel corso di tutto l’anno. Un laboratorio in costante attività di cui hanno certamente giovato i vari maestri concertatori susseguitisi nell’ultimo quinquennio. All’evoluzione della ricerca musicale è corrisposta non solo una programmazione artistica sempre più articolata, ma anche una esponenziale crescita delle presenze, elementi questi che ne hanno fatto un fondamentale volano per la promozione turistica e commerciale del territorio, come hanno dimostrato diversi studi economici. Su queste pagine abbiamo seguito sempre con grande attenzione il festival salentino, sottolineandone l’importanza e la sua unicità nel panorama nazionale, così come abbiamo offerto il nostro punto di vista sulle criticità e le scelte artistiche. Qualche anno fa scrivevamo che la progressiva abdicazione al pop avrebbe rappresentato un pericoloso vulnus, comportando un livellamento verso il basso della proposta culturale e con essa la rinuncia ad educare il pubblico. La realtà è forse più complessa perché sono trascorsi venticinque anni, in gran parte navigando (pericolosamente) a vista, e ciò ha comportato l’impossibilità di dare corpo ad un progetto culturale forte e radicato che potesse in qualche modo competere con i grandi festival internazionali, né tantomeno l’apporto dei diversi maestri concertatori sembra aver lasciato un segno tangibile.
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