Concertone de La Notte della Taranta XXV Edizione, Grecìa Salentina e Melpignano (Le), 27 agosto 2022

Non appassiona più neppure il dibattito su “cosa avrebbe potuto essere e invece non è” perché, come scrivevamo nel 2019, sono i numeri a vincere incontrovertibilmente e parlano chiaro i duecentomila spettatori che, dopo due anni, sono tornati a riempire il Piazzale dell'Ex Convento degli Agostiniani, senza contare le interazioni social, i trend topic su instagram e Facebook e l’attesa per lo share della messa in onda televisiva in seconda serata su RAI1. Certo è che osservare il fenomeno dalla prospettiva dei numeri rivela anche l’essenza effimera di un successo che dura per una notte o al massimo una settimana. Così, rileggendo in retrospettiva quanto scrivevamo qualche anno fa, viene un po’ da sorridere, perché oggi ci troviamo a prendere atto del fatto che la Notte della Taranta, al di là dei proclami, delle finalità dello statuto della Fondazione, delle progettualità, non ha mai goduto di una direzione chiara e definita verso quale tendere, un obiettivo preciso e dichiarato che fosse il mainstream, il pop, o la world music internazionale, territorio probabilmente più adatto a contestualizzare un evento che affonda le sue radici nella tradizione. In questo contesto, dovremmo scrivere che non ha fatto eccezione neppure questa venticinquesima edizione, ma non è affatto così. Certo è d’obbligo premettere che l’incontro con l’universo pop è ormai ben definito e lo dimostra l’assenza di ospiti della scena world, pure presenti fino al 2019, ma quantomeno l’abbandono di certe derive trash ha giovato, in uno con la scelta di un maestro concertatore, attento e professionale, come Dardust. 
Per la prima volta, dopo molti anni, infatti, dobbiamo dare atto di esserci trovati di fronte ad un progetto artistico ben definito, frutto di ben otto mesi di lavoro di ricerche, studio e prove a stretto contatto con l’Orchestra Popolare a cui si è unita la cura di ogni dettaglio dalla parte musicale al concept, dalle coreografie firmate da Irma Di Paola, allo splendido apparato scenico firmato da Massimo Calzavara. L’ensemble residente ha visto qualche variazione nella line-up, ora composta da: Gianluca Longo (mandola), Peppo Grassi (mandolino), Attilio Turrisi (chitarra battente), Giuseppe Astore (violino) Roberto Chiga, Alessandro Chiga, Carlo Canaglia De Pascali (tamburello salentino), Roberto Gemma (mantici), Nico Berardi (fiati), Leonardo Cordella (organetto), Alessandro Monteduro (percussioni), Antonio Dema De Marianis (batteria), Valerio “Combass” Bruno (basso), Gioele Nuzzo (tamburello e didgeridoo) e dalle voci di Consuelo Alfieri (anche organetto) Alessandra Caiulo, Stefania Morciano, Enza Pagliara, Antonio Amato, Salvatore “Cavallo” Galeanda, Giancarlo Paglialunga. Per l’occasione, ad integrare l’organico si sono aggiunti Mattia Dalla Pozza (sax), Francesco Minutello (tromba), Federico Pierantoni (trombone) e Raul Moretto (tuba), e una sezione archi composta da Caterina Coco (violino), Elisa Cavalazzi (violino), Matteo Lipari (viola), Simone Giorgini (violino), Simone Sitta (violoncello), Vanni Casagrande (Synth e percussioni) e Marcello Piccinini (percussioni). Ad aprire la serata sono state le esibizioni dei giovani del progetto Taranters e gli Après la Classe con questi ultimi che
hanno proposto i brani storici del loro repertorio, accanto ad alcuni estratti del nuovo album “Santa Marilena” come “Se nu te movi moi”. Alle 22.30 ha preso il via il concertone che si è snodato attraverso ben trenta brani, tra i quali hanno fatto capolino le ormai immancabili (ma realmente necessarie?) riletture in chiave dei successi degli ospiti d’eccezione Samuele Bersani, Elodie, Marco Mengoni, Massimo Pericolo e la star internazionale Stromae. L’avvio è subito travolgente con le pizziche “Taranta di Lizzano”, “Pizzica di Aradeo” e “Rilollalla” declinate in chiave electro-rock con il ritmo dei tamburi a cornice sostenuto dalle architetture elettroniche e dai synth ad evocare la techno-pizzica. Il lavoro compiuto da Dardust ha rappresentato una vera e propria rivoluzione rispetto agli ultimi anni in cui i suoi predecessori si erano (fin troppo) appoggiati sul lavoro di Daniele Durante. Dividendosi tra programmazione, synth, theremin, sampler e pianoforte il musicista marchigiano ha confezionato arrangiamenti ben orchestrati nei quali la tradizione musicale salentina è declinata al futuro in architettura sonore ora ardite e sperimentali, ora più orecchiabili e pop, nelle quali di tanto in tanto fanno capolino le voci antiche delle registrazioni sul campo, opportunamente campionate.  La prima sorpresa arriva con la splendida suite “Sublime” in cui la “Tarantella” di Rossini è declinata in chiave futuristica. È salito, poi, sul palco il primo ospite della serata: Samuele Bersani per una intensa ed appassionata riletture de “Lu Ruciu de lu Mare” e l’autografa “Chicco e Spillo”. 
Se piuttosto incolore ci è parsa “Aremu” interpretata da Alessandra Caiulo e con la partecipazione all’arpa dell’artista ticinese Kety Fusco, più intense e serrate sono parse “Pizzica di Torchiarolo” cantata da Consuelo Alfieri ed impreziosita da una bella coreografia dal taglio molto televisivo, e “Pizzica di San Vito” cantata con grande impegno da Elodie dal cui repertorio è arrivato anche il recente singolo “Tribale”. Una divagazione nella leggerezza, di cui forse non c’era molto bisogno. Antonio Amato e Giancarlo Paglialunga si sono divisi magistralmente “Damme la manu” e “Aria del trainiere” mentre la potente “Bardaggin” di Dardust ha fatto da preludio all’ingresso sul palco di Stromae che ha intrecciato straordinariamente la sua “Alors on dance” con il tradizionale “Menamenamò”. Dal repertorio arbëreshë Salvatore “Cavallo” Galeanda ha proposto “Ec Ec” in duetto con Madame che, affiancherà Gino Castaldo nella conduzione della versione televisiva, mentre alla straordinaria voce di Enza Pagliara è stato affidato l’omaggio al “Canzoniere Italiano” di Pierpaolo Pasolini con alcune liriche in grico messe in musica per l’occasione. A seguire ancora una trafila di pizziche con “Pizzica di Galatone” e “Pizzica Scherma” che hanno fatto da preludio all’arrivo degli eccellenti Studio Murena con i quali l’orchestra ha eseguito “Secuta Secuta”. Non sono mancate “Pizzica di Villa Castelli” interpretata da Enza Pagliara, il ricordo di Daniele Durante con “Foecu” e l’immancabile “L’acqua de la funtana” inframezzate dall’intervento del rapper Massimo Pericolo con “Signore del Bosco”. 
Piacevoli anche le battute finali con Marco Mengoni che ha ben approcciato “Klama” seguita da “Ma Stasera” dal suo repertorio, “Pizzica di Ostuni” e i classici “Aria Caddhipulina” e la corale “Kalinifta” che ha chiuso il concertone. La sensazione finale è quella di aver assistito ad uno spettacolo di grande qualità artistica, una sorta di grande musical ispirato alla musica tradizionale salentina, ben orchestrato e connotato dalla assoluta professionalità e dedizione degli ospiti coinvolti, ma certamente qualcosa di diverso e forse lontano da quelle che erano le premesse di venticinque anni fa. Forse sarebbe necessario invertire la prospettiva, cambiare punto di vista e guardare alla Notte della Taranta in rapporto alla travolgente evoluzione della musica di questi anni che ha portato con sé il radicale cambiamento di tutto dal mercato alle modalità di fruizione. A Dardust il plauso di aver colto il fluido cambiamento che attraversa la musica, come l’intera società con la consapevolezza di avere radici nel passato, ma lo sguardo dritto verso il futuro. 


Salvatore Esposito

Foto e video di M.P.

1 Commenti

  1. Alle 23,30 e la gente il giorno dopo deve andare a lavorare 😡
    E poi che ca..o c'entra Madame,?

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