WOMBA, Novi Sad (Serbia), 7 - 10 luglio 2022

Appuntamento che mira a diventare nuovo punto di riferimento per le realtà musicali e per gli operatori della world music, WOMBA (World Music Balkans) ha avuto il suo battesimo nella città serba di Novi Sad dal 7 al 10 luglio. Parliamo di una piattaforma nata all’interno di EXIT, il ventennale mega festival musicale creato dalla omonima fondazione, che dal 2001 si svolge l’imponente fortezza di Petrovaradin (la cosiddetta fortezza della pace) affacciata sul fiume Danubio, ormai diventato uno dei più frequentati festival europei che offrono una varietà di proposte musicali, tra DJ set, musica elettronica e rock (tra gli headliners quest’anno ci sono stati Nick Cave & The Bad Seeds, Calvin Harris, Honey Dijon, Jax Jones, Napalm Death, Sepoltura). WOMBA è sostenuta dalla Fondazione “Novi Sad - Capitale Europea della Cultura”, dall’Assessorato alla Cultura della città della Vojvodina, dal progetto europeo “MOST – The Bridge for Balkan Music”, un ponte (è il significato di “most” in molte lingue slave) tra il Sud-Est Europa e il mercato musicale globale, ideato per mettere in rete artisti, giovani manager, festival, locali musicali e
istituzioni dei singoli Paesi coinvolti: Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord, Romania e Serbia (ma non include Slovenia e Ungheria, per non dire della Grecia). A supportare Most contribuiscono anche Hangvető, Piranha Arts (l’organizzazione ufficiale del WOMEX), la testata britannica Songlines e altri partner europei. WOMBA Ha ospitato tre giornate di conferenze, speed meeting tra professional e programmi di mentoring per musicisti che si sono tenuti nel nuovissimo resort Fruška Terme di Vrdnik nel parco nazionale della Fruška Gora, dove sono stati ospitati un centinaio tra delegati e artisti dell’industria musicale (tra i quali anche la rappresentanza di Blogfoolk Magazine). Il giorno 8, dopo il rituale intervento di benvenuto del  Presidente della Fondazione EXIT, Ivan Petrović, è intervenuto Ben Mandelson, musicista, produttore, tra i fondatori del WOMEX, che ha condiviso una ficcante riflessione improntata sul “perché” e sul “come” della world music, piuttosto che su “cosa” essa sia. 
Mandelson ha rammentato come in quel lontano 1987, un gruppo di produttori, operatori e giornalisti indipendenti decisero di dare un nome che potesse servire a catalogare una musica che già esisteva, ribandendo come la riunione nel pub londinese di Islington (nella vulgata considerata una sorta di congiura a carattere etnocentrico in molte superficiali analisi, anche accademiche) non abbia creato nulla ma piuttosto abbia dato visibilità alle musiche, scegliendo una categoria che trova forza proprio nella sua vaghezza, non nel volere circoscrivere in modo prescrittivo un genere musicale. Altrettanto interessante al pomeriggio l’incontro che ha coinvolto Dejan Vujinović (direttore di Etnofest e Jazziré), Kim Burton (musicista e ricercatrice), Dragi Šestić (produttore musicale e sound engineer) e Bojan Đorđević (saggista, ricercatore, produttore musicale fin dai tempi degli album di musica serba pubblicati dalla mitica emittente belgradese B92 tra il 2000 e il 2008) giornalista, storico conduttore radiofonico, direttore artistico del festival serbi
Ring Ring e Todo Mundo). Rintracciando la storia dello sviluppo delle musiche del mondo nell’ex-Jugoslavia, i panelist hanno sottolineato come esista una grande varietà musicale che non può essere ridotta agli ottoni delle Brass Band, al brand “voci bulgare”, al mix da esportazione del bosniaco Goran Bregovič, alle musiche dei lautari e di figure di spicco della canto rom e al rebetiko greco conosciuti dai più, e da pochi altri nomi che circuitano in Europa. 

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