Nel panorama dei festival dedicati alla musica trad in Italia, è sempre più raro trovare realtà che resistono e si consolidano nel tempo. Accade sempre più spesso che rassegne, anche storiche, si trovino a chiudere i battenti, complici le difficoltà crescenti della scena live nazionale e i tagli di budget che impongono via via riduzioni di programma. In questo contesto, c’è anche chi, nonostante tutto, continua con caparbietà, portando avanti una mission di resistenza culturale forte e mantenendo vivo il legame con il proprio pubblico e il territorio. E’ il caso del Pisa Folk Festival che da piccola realtà, nata ad opera di alcuni studenti universitari fuori sede, è diventata, anno dopo anno, una rassegna sempre più articolata e dalla programmazione culturale di rilievo. Organizzata dall’Associazione Pisa Folk con il contributo di Fondazione Pisa e Comune di Pisa e la direzione artistica di Antonio Santoro, la rassegna è giunta quest’anno alla sua ventesima edizione, proponendo un articolato cartellone di eventi tra concerti, spettacoli teatrali, incontri culturali e workshop. Il festival si è aperto, in riva all’Arno, domenica 3 luglio alle 19,00 con l’incontro di approfondimento dedicato al folk revival in Italia con particolare
riferimento alla storia del festival e, al quale, hanno preso parte Vincenzo Santoro (Responsabile Dip. Cultura e Turismo Anci), Antonio Fanelli (Università di Roma La Sapienza e Istituto Ernesto de Martino) e il sottoscritto. Nel suo intervento, Santoro ha ripercorso le vicende che hanno condotto alla fine degli anni Novanta alla riscoperta della musica tradizionale salentina, soffermandosi sulla nascita del festival a Pisa per poi toccare l’opera “Il pensiero meridiano” di Franco Cassano che, all’epoca, contribuì nell’offrire una nuova visione del Sud Italia riformulandone l’immagine come “nuovo centro di un’identità ricca e molteplice, autenticamente mediterranea”. Da quel volume prese vita “Il ritmo meridiano”, curato dallo stesso Santoro con l’indimenticato Sergio Torsello e che rappresenta, ancora oggi, un importante riferimento per lo studio antropologico e sociale del movimento salentino della riscoperta della musica tradizionale. In particolare, come ha ricordato quest’ultimo, quel libro pose alcune questioni importanti per l’analisi del fenomeno e, grazie alla pluralità di autori presenti, tra cui Franco Cassano, Gianni Pizza, Alessandro Portelli e
Pino Gala, consente una ricostruzione eterogenea. Antonio Fanelli ha analizzato lo sviluppo del movimento della riproposta dalla prospettiva dell’antropologo per soffermarsi, poi, ad illustrare le diverse attività messe in campo dall’Istituto Ernesto de Martino dalle produzioni discografiche alle pubblicazioni editoriali per toccare l’attività live con il festival InCanto. Da ultimo, il sottoscritto ha tratteggiato lo sviluppo della scena trad italiana negli ultimi anni, sotto il profilo discografico, delle attività concertistiche e dei festival, evidenziandone le criticità e le deviazioni verso i sentieri del pop, non senza un focus sulle eccellenze emerse in tempi recenti e il successo internazionale raggiunto, in particolare, da gruppi ed artisti salentini. La prima giornata del festival è proseguita presso il Giardino Scotto con il magnifico concerto del Canzoniere Grecanico Salentino che, di fronte ad un folto pubblico, ha proposto una selezione di brani, estratti dagli album pubblicati negli ultimi anni per giungere al più recente “Meridiana”. Sul palco, il gruppo guidato da Mauro Durante viaggia ormai costantemente in corsia di sorpasso e si conferma come una rodata macchina da guerra, in grado di muoversi abilmente e
con eleganza da travolgenti pizziche pizziche tradizionali a composizioni originali, come la struggente “Solo Andata” su testo di Erri De Luca, uno dei vertici del concerto. A colpire in modo particolare è la cura riposta nelle voci con Alessia Tondo e Giancarlo Paglialunga che si alternano nella maggior parte dei brani, allo stesso modo impeccabile è la cura dei dettagli con l’organetto di Massimiliano Morabito e le corde di Emanuele Licci (protagonista anche alle voce) a cesellare le linee melodiche, in cui si inseriscono dai fiati di Giulio Bianco e dal violino dello stesso Durante, il tutto sorretto dalle perfette architetture ritmiche sostenute dai tamburi a cornice e impreziosite dalle danze di Silvia Perrone. Il risultato è stato un concerto da ascoltare con attenzione, insomma, ma anche da ballare fino allo sfinimento come ha fatto l’entusiasta pubblico pisano, fino all’ultimo bis, fino all’ultima pizzica pizzica. Il festival è proseguito, il 4 luglio con il focus sulla musica tradizionale sarda prima con il workshop pomeridiano sul canto a tenore, condotto da Marco Lutzu e con la partecipazione di Sebastiano Pilosu e I Tenores di Bitti presso il Mix-Art.
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