Olav Luksengård Mjelva – Hugnad (Klangsmia, 2022)

A volte le perle rimangono nascoste, anche se quelle musicali brillano già al primo ascolto, come nel caso del video che qualche mese fa vedeva insieme Erik Rydvall alla nyckelharpa e Olav Luksengård Mjelva al violino hardanger a interpretare una danzante composizione di quest’ultimo, arricchita da qualche energetica quarta aumentata. Proprio da questo brano, “Hugnad”, eseguito in studio dal solo Olav Luksengård Mjelva, prende il titolo al suo secondo album, pubblicato da poco, a tredici anni di distanza dal disco di debutto in cui interpretava brani tradizionali di Røros e Hallingdal e per il quale ha ricevuto lo Spelemannprisen, sorta di Grammy norvegese (premo che ha vinto anche nel 2011 con l’Unni Boksasp Ensemble). Olav Luksengård Mjelva viene da Røros, nella regione Sør-Trøndelag della Norvegia. Già a sette anni aveva in mano il violino e, ben presto, anche la versione hardanger. Nel corso degli anni ha contribuito ad alcuni dei migliori gruppi nordici, dai norvegesi-svedesi SVER, al Nordic Fiddlers Bloc, il trio dedicato ai violini con un repertorio che spazia fra Norvegia, Svezia e Shetland, ai Copper City Ramblers, oltre al già citato duo con il mago della nyckelharpa svedese, Erik Rydvall. In Norvegia, nel 2013 è stato eletto musicista folk dell’anno. Nulla di strano per un musicista attivo su più fronti, molto richiesto quando si tratta di registrare un album (conta già una cinquantina di registrazioni, da Wardruna a Breabach), ma anche come maestro di violino e compositore di colonne sonore per documentari, film, spettacoli teatrali. Il nuovo album raccoglie tredici sue composizioni, cinque scritte per l’occasione ed altre otto già in repertorio da anni, e già registrate con Sver, The Nordic Fiddlers Bloc, Rydvall/Mjelva and Mjelva/West. In questo caso è possibile osservare l’evoluzione degli arrangiamenti: “Negli anni abbiamo fatto cose divertenti con queste composizioni e trovo sempre che sia naturale che la musica abbia un’evoluzione rispetto al momento iniziale in cui le melodie prendono vita nella mia testa attraverso il suono del violino. Ad un certo punto ho sentito il desiderio di tornare a suonarle da solo, di tornare alla loro forma originale”. L’occasione l’ha offerta l’etichetta Klangsmia presso i propri studi, in compagnia di Bent Jacobsen al mixer. Le canzoni sono, per la maggior parte, suonate da Mjelva da solo al violino o al violino hardanger, ad interpretare gighe, polche, valzer e halling (vivaci melodie da ballo norvegesi). In qualche caso, per i nuovi brani, fanno capolino Jonas Østbyhaug al contrabbasso e Ronny Kjøsen alla fisarmonica, nella toccante “Demringspolska”, cui si aggiunge anche Adam Johansson alla chitarra in “CPAP”, brano aperto dal solo violino cui si aggiungono a poco a poco anche gli altri strumenti per un coinvolgente crescendo. Lo stile di Mjelva è brillante ed energetico, con un uso accurato dell’archetto quando si tratta di suonare bicordi, per esempio in “I have Ddad”. Ma sa anche far spazio a sentiti omaggi come quello che rende alla collega Benedicte Maurseth, virtuosa del violino hardanger, con "Røros-Trio" - un medley che comprende una "melodia d'ascolto" che richiama lo stile di Maurseth, seguita da "Norra Røros" (l'unico brano tradizionale dell'album) e dal valzer "Trollhaugen" che trasmette un senso di intimità. Nel finale, con “Fryd” si torna alla danza in gruppo, scandita dai colpi del piede e c’è tempo anche per una “coda”, “The Five Minute Swing”, nuovamente in quartetto. 




Alessio Surian

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