Opera terza per il trio di superbi violinisti, il norvegese Olav Luksengård Mjelva, lo svedese Anders Hall e lo shetlandese Kevin Henderson, i quali incrociano i loro archetti dal 2009 (per il vostro piacere, eccovi il video di celebrazione dei primi dieci anni di sodalizio su YouTube). Dopo l’eponimo album del 2011 e la pubblicazione dell’acclamato “Deliverance” nel 2016, è la volta ora di “Bonfrost”, termine con cui nelle ventose isole a metà strada tra Scozia e Norvegia è indicata una formazione di ghiaccio dalla forte consistenza.
Con questo terzo lavoro il terzetto fa di nuovo centro, perché ha il merito di mettere in bella mostra il solido background musicale portato da ciascuno dei musicisti, che va a fondersi con i rispettivi stili e linguaggi di tradizione orale che, più che in passato, sono messi sotto i riflettori nei brani solisti, che fanno da contraltare ai temi di tenore cameristico proposti in trio. I NFB combinano timbri, colori e risonanze dei loro strumenti: violino (Henderson), Hardingfele e violino baritono (Luksengård Mjelva), viola e violino baritono (Hall); violino e viola agiscono da principali strumenti melodici, mentre
il violino a corde di simpatia e il violino baritono assumono funzione di basso e di bordone, anche se i cambi di ruolo sono parte delle sorprese che gli strumentisti mettono in atto. A conferire maggior forza all’album è poi il fatto che è stato registrato come un live in uno studio norvegese (il Klangsmia Lydstudio di Olav L. Mjelva, che si trova ad Os) per catturare l’energia di una performance.
A dare inizio al programma è “Schottishe Kerlou”, pezzo che porta la firma del fiatista Calum Stewart, scozzese trapiantato in Bretagna: il brano si sviluppa nella dialettica tra tensione ed esplosione. Il set successivo mette insieme un brano d’autore: “Tune for Lukas”, scritta da Henderson per suo figlio, e un reel tradizionale delle Shetland intitolato “Up Da Stroods Da Sailor”: qui la pronuncia melodica, il dialogo tra strumenti e la spinta ritmica sono davvero mirabili. Non è da meno la danza matrimoniale svedese “Bas-Pelles Eriks Brudpolska”, opera del violinista Per Westberg, vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900, proposta con una fisionomia barocca: siamo di fronte a un altro degli episodi di punta del disco (godetevelo suonato dal vivo su YouTube). Scovate negli archivi shetlandesi “Be Nort Da Dykes O’ Voe/ Deltingside” vengono riprese da Henderson in solo, mentre il bel tema dal titolo esilarante, “Don’t Drink And Dance”, è portato in dote dallo svedese Mjelva. Superlativo è pure “Adam´s Nightmare”, un reel scritto da Henderson, cui i Fiddlers Bloc fanno seguire “En Konstig Fan”, una magnetica polska svedese dall’andamento austero, proveniente dal repertorio di Emil Olsson. A fare da contraltare alla solennità della precedente danza arriva la strabiliante versione di “Myrstacken” (scritta dal compositore di colonne sonore e violinista svedese Erik Öst).
I tre proseguono con il tradizionale norvegese “Dravbakken”, dove trionfano gli armonici dell’hardingfele. Una nuova virtuosistica accelerazione la porta “Frygg’, omaggio alla eclettica super band “nordgrass” Frigg. Invece “Vrengja”, una springar norvegese opera di Jørn Hilme (1778 - 1854), è un tema che si fa notare per i rapidi colpi d’archetto. Il pizzicato contrappunta la frase melodica nella visionaria title-track, sugello conclusivo firmato da Henderson: una composizione che intende evocare il disgelo e l’acqua che fluisce.
C’è destrezza mai fine a se stessa, ci sono tecnica, sensibilità melodica e dinamismo in questa fluida disquisizione tra archetti: tre magistrali individualità che parlano un linguaggio comune, esplorando storiche connessioni tra Scandinavia e Shetland, e che mantengono alto il livello esecutivo e comunicativo per tutta la durata dell’album. www.thenordicfiddlersbloc.com
Ciro De Rosa
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