Noori & His Dorpa Band – Beja Power! Electric Soul & Brass from Sudan’s Red Sea Coast (Ostinato, 2022)


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La Dorpa Band si è formata nel 2006: “dorpa” significa “montagna” in beja. Una decina di anni prima, a Port Sudan, il diciottenne Noori aveva raccolto un manico di una chitarra trovato per strada e l’aveva accorpato al kissar, la lira (arpa) sudanese che gli aveva donato il padre. Ne è venuto fuori uno strumento elettrificato capace di timbri inediti nel contesto musicale dei Beja, oltre un milione di persone che vivono Eritrea ed Egitto, ma soprattutto in Sudan dove hanno sofferto il regime di Omar al Bashir e da decenni lottano – arrivando anche a chiudere l’accesso portuale a Port Sudan - per un cambiamento politico in Sudan. Ad aprile 2019 una discontinuità c’è stata e Omar al Bashir si è dimesso. Ad ottobre 2021 un nuovo colpo di stato da parte delle forze armate guidate dal generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan aveva portato all'arresto del premier Abdalla Hamdok e di diversi ministri, per poi rimetterlo in sella il 21 novembre. E’ a quel punto che l’Ostinato Records ha pensato di recarsi in Sudan per provare a documentare le musiche ed i canti che hanno accompagnato i movimenti popolari nelle loro lotte recenti. Fra queste sono da annoverare anche le musiche beja e Noori è fra coloro che sono convinti che questa musica sia parte degli atti di protesta degli ultimi decenni. Dalla sede newyorkese, Ostinato ha prima seguito Noori e la Dorpa Band attraverso TikTok; poi ha trovato a Khartoum lo staff della Ogali Creative Events ed insieme hanno cominciato a
lavorare alla registrazione di alcuni brani a Omdurman e alla produzione dell’album “Beja Power! Electric Soul & Brass from Sudan’s Red Sea Coast”, forse il primo disco di musiche beja ad essere distribuito a livello internazionale. Alle registrazioni hanno partecipato Noori con la sua chitarra “histambo”, Naji al sax tenore, le due chitarre ritmiche Fox e Tariq, Gaido al basso e Danash alle percussioni. E’ Noori ad aprire in solitaria il brano iniziale, “Saagama”: Naji al sax tenore e Noori si alternano in assoli dilatati e narrativi, offrendo melodie immediatamente cantabili, ognuna con una sua solennità. I sei brani si rifanno a melodie beja molto diverse, compresi temi antichi e poco conosciuti. Al piglio sostenuto e lirico dei quattro minuti di “Saagama” seguono brani più ampi, intorno ai sei minuti. “Qwal” e “Al Amal” (“La speranza”) sono entrambi introdotti dal groove delle percussioni di Danash che girano come un unico ingranaggio ben oliato insieme al basso elettrico suonato da Gaido: insieme imprimono una costante onda d’energia su cui chitarre e sax hanno modo di far ascoltare le proprie narrazioni forti del sostegno ritmico-armonico degli altri strumenti melodici, in un vortice ben organizzato di variazioni sempre offerte in maniera corale.
“Jabana” imprime un cambio di clima, un dialogo a due, a volte fra sax e chitarra, altre fra le chitarre, a suggerire un senso di affetto e intimità che sembra evocare i momenti del giorno in cui la luce cambia e sollecita a intravedere e condividere un ricordo, senza fretta, pur avendo molto da mettere in comune. Poi “Wondeeb” riprende la coralità strumentale e il trotto di chi ha ancora un vasto territorio da attraversare e sa farlo con lo stesso piglio con cui sintetizza elementi di blues, soul, della psychedelia. “Daleb”, il brano più esteso, undici minuti e mezzo, arriva per ultimo e propone in apertura un “clave” ritmica scandita dalla chitarra elettrica su cui si innestano poco a poco, senza alcuna fretta, solo le altre parti suonate con le corde dando all’ascoltatore piena consapevolezza del felice gioco di incastri e complementarietà con cui le diverse parti “orchestrali” si distribuiscono suddivisioni, riff, prime e seconde voci. Questa volta il brano non propone un “crescendo”, ma diventa una “coda” che accompagna l’ascoltatore alla chiusura di un percorso, quasi camminando insieme su un tappeto che permette di rievocare i cinque, splendidi brani precedenti. 


Alessio Surian

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