Megson – Unknown Waters (EDJ, 2022)

Il duo del Teeside, i coniugi Hanna (Stu e Debbie), arriva alla decima fatica discografica, “Unknown Waters”, un omaggio ai songwriters del nord-est dell’Inghilterra, terra che ha dato i natali ad alcuni fra gli autori più raffinati che la terra d’Albione abbia mai prodotto, da Alan Hull dei Lindisfarne a Jez Lowe, da Vin Garbutt al pop-singer di successo Chris Rea, fino a Martin Stephenson, il cui fulminante esordio del 1985 “A Boat to Bolivia”, da cui è tratta la splendida “Rain”, non ha avuto, purtroppo, dei successori all’altezza. Un disco di cover, un tributo ad autori conterranei con una chicca: una cover dei Parliament di George Clinton, seminale gruppo funk che ha influenzato, fra gli altri, Prince e Sly Stone; “The Silent Boatman”, dal disco di esordio dei Parliament (“Osmium”, 1970), era nella versione originale l’unico brano di black music che avesse mai incluso al suo interno un solo di cornamusa scozzese. Ebbene, scopro dalle note dell’album dei Megson come il brano fosse stato originariamente scritto da una folk-singer di Durham, Ruth Copeland, e che la versione dei Parliament fosse già, in realtà, una cover. Il sound è tipico dei Megson, la chitarra e i plettri di Stu, per l’occasione anche violinista, le voci dei due, con la giusta quantità di armonie vocali e qualche sprazzo di fisarmonica a cura della stessa Debbie. Un pop acustico di buona resa e di grande classe, caratteristico della loro ormai corposa discografia, basata in gran parte su brani scritti da duo, con qualche incursione nella ballata tradizionale e persino nel repertorio delle canzoni per bambini. Fra i pezzi più belli la conclusiva “Ring of Iron” scritta da Graeme Miles e “Land and Sea”, affidata alla voce solista di Stu e originariamente scritta e incisa da Richard Grainger, artista il cui nome e la cui esistenza mi era del tutto ignota. Notevole anche il tributo a Jez Lowe con “Judas Bus” tratta dalle Radio Ballads del 2010, ispirata alla celebre “Blackleg Miner” di Ewan MacColl, e la bellissima versione di “Marshall Riley’s Army” dei Lindisfarne, ballata storica che si riferisce ai moti dell’ottobre 1936, e alla manifestazione nota come Jarrow March in cui centinaia di manifestanti marciarono da Jarrow fino a Londra per chiedere la riapertura delle fabbriche chiuse e migliori condizioni per i lavoratori. Nulla di nuovo sotto il sole, non un disco innovativo ma un bel lavoro che vale la pena ascoltare per familiarizzare con questo duo per ben tre volte nominato ai BBC Folk Awards e da quindici anni presenza regolare nel circuito dei club e dei festival britannici. 


Gianluca Dessì

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