Lucia Rango – Lucia Rango canta Piero Ciampi (Anni Luce, 2022)

“C’erano due occhi molto tristi su una faccia perché non riuscivano mai ad incontrarsi” 
 Piero Ciampi 
Non ci si sbarazza mai di Piero Ciampi, della sua poetica pregna di urgenza e di dolcezza. Ogni anno succede qualcosa che offre l’occasione di riparlarne, nonostante la vergognosa mancanza di ristampe e probabilmente molto di e su di lui sia rimasto lettera morta. E, sorprendentemente, non si tratta mai di “saldi di fine stagione”. Quest’anno improvvisamente si torna a parlare di questo oscuro disco del 1967 “Lucia Rango Show” che gode di una ristampa in vinile ad edizione limitata a 300 copie. Originariamente il disco conteneva undici canzoni di Ciampi/Litaliano e tre non di sua scrittura, orchestrate da Elvio Monti in perfetto stile anni Sessanta e con l’apporto de I Cantori Moderni di Alessandroni in due brani (“Il tuo volto” - “Ti ho sognato”). Un documento storico assai prezioso che, a suo tempo, ebbe la supervisione in sala d'incisione dello stesso Ciampi. Questa nuova edizione contiene in coda un duetto escluso dalla realizzazione conclusiva e di cui nessuno aveva mai scritto in precedenza. Un inedito assoluto se consideriamo che si è sempre creduto che Piero non avesse mai duettato con nessuno e per di più, afferma Lucia Rango, su proposta dello stesso Ciampi. La riscoperta si deve all’iniziativa della giornalista Lucilla Chiodi di intervistare la cantante pugliese che Piero aveva conosciuta a Roma - essendo amico da lungo tempo del marito Silvano Mancuso - e che si era ritirata dalle scene musicali italiane dopo quest’unica esperienza discografica. La Rango ha conservato i nastri originali pur senza averli mai più riascoltati per oltre cinquanta anni e li ritrova stupefacentemente in perfetto stato di conservazione. 
A parte i due brani sopracitati, registrati e pubblicati l’anno precedente su 45 giri Durium, il disco risale al maggio 1967 dove venne registrato presso gli studi Dirmaphon di Roma. “Samba per un amore” e “Fino all'ultimo minuto” furono anche pubblicati in contemporanea dalla Meazzi su 45 giri. Questa preziosa ristampa esce in un’edizione da collezione contenente foto e materiali originali e include una selezione di canzoni del primo Piero Ciampi, delle quali sei furono scritte per l’occasione e vivono unicamente nell'interpretazione di Lucia Rango. Si tratta di “Samba per un amore”, “Il tuo volto”, “Stasera resta qui”, “Primavera a Roma”, “Ti ho sognato” e “Sono stanca”. Mentre “Fino all’ultimo minuto”, “Quando il giorno tornerà” e “Hai lasciato a casa il tuo sorriso” provengono dall’esordio su LP di Piero Litaliano (1963). Sul cantautore livornese siamo tutti pieni di aneddotica, ma poveri di storia. Conosciamo qualche episodio, qualche testimonianza. Del periodo parigino, per esempio, non abbiamo certezze. Si favoleggia di incontri assai improbabili: a causa di una foto equivocata, con Céline che uscì di casa si o no quattro volte negli ultimi dieci anni di vita, con Leonard Cohen che frequenterà assiduamente la capitale francese solamente durante gli anni ottanta, nel periodo del suo legame sentimentale con la fotografa Dominique Issermann. 
Ma di una “bohème” dell’Italiano, poco più che ventenne, frequentatore con chitarra di bistrot parigini non esistono certezze. Quando poi farà ritorno e inizierà a scrivere e a cantare le sue canzoni, queste si inseriranno perfettamente nel filone melodico italiano dell’epoca. Tra quel primo Ciampi e il secondo c’è invece il passaggio tra l’impostazione classica strofa-ritornello-special di Reverberi e la libertà musicale di Marchetti che era autore di colonne sonore e al quale Piero “rubava” le melodie per sovrapporvi le sue spesso stralunate frasi poetiche. Persona schiva, scontrosa, dissacrante e disastrata, una specie di Bukowski mediterraneo, Piero Ciampi appare dagli anni Settanta come eroe di disgusto e provocazione. Detestava con cordialità quasi tutti gli altri cantautori ma lui senza Gino Paoli, Gianfranco Reverberi, Pino Pavone, Gianni Marchetti o Ennio Melis non sarebbe forse neanche mai entrato nel mondo musicale. Corazzato di sarcasmo e rissosità avrebbe magari preferito rimanere ad annusare il profumo del pino di Russia nello studio del pittore Mario Ceroli o a lodare le gambe di Miranda Martino. O meglio ancora, sempre più magro, a bere vino osservando la faccia degli spaghetti nel ristorante di Marcello Micci in via Andrea Doria, a due passi da Piazzale degli Eroi a Roma, altro che RCA. Si dà sempre la colpa alla bottiglia ma Piero Ciampi non era neanche un vero cantante, 
non conferiva alcuna importanza al modo in cui porgere una canzone. All’ascolto si può facilmente sentire ogni tanto il testo in una specie di stato di svacco, piombare quindi in una struggenza irresistibile e non imitabile. A Piero, uomo imprevedibile, indifeso, candidamente privo di opportunismi, qualsiasi forma di fortuna non avrebbe fatto altro che ingarbugliare il filo dei pensieri trasformandoli in soffocanti cavi d’acciaio. Un grande affabulatore, pieno di teorie sul naso, sulla fronte ma con cui era difficile comunicare da sobri. Qualcuno diceva che solo se arrivava a farti un sorriso, quel sorriso non l’avrebbe più levato. Tutto era autobiografico in quei capolavori che sono le sue canzoni: anche gli “spaghetti al burro” della famosissima “Te lo faccio vedere chi sono io”. Piero aveva inutilmente corteggiato un’attrice che a pranzo glieli preparava perché non amava cucinare ma per lui erano solo il segno tangibile di quanto non lo amasse e aveva ragione perché se un uomo è importante ci si impegna almeno un poco. Quando dopo molto tempo la rivide sposata chiese subito all’uomo in questione in che modo la moglie gli cucinasse gli spaghetti e quando udì la parola “sugo” andò in escandescenza da far paura. Sempre per quella stessa donna Piero scrisse anche “Io e te Maria”. Di Piero Ciampi, disadattato artista italiano senza eredi, parleremo ancora a lungo. https://anniluce.bandcamp.com


Flavio Poltronieri

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