Taj Mahal & Ry Cooder – Get On Board: The Songs of Sonny Terry & Brownie McGhee (Nonesuch, 2022)

Sono passati settanta anni dalla pubblicazione di “Get On Board: Negro Folksongs By The Folkmasters”: nove lirici brani di blues acustico che ne omaggiano le radici rurali e vedono protagonisti l’armonica a bocca di Sonny Terry e la chitarra di Brownie McGhee, sostenuti dalle maracas di Coyal McMahan.  L’album fu pubblicato da un’etichetta che ha scritto la storia delle musiche statunitensi, la Folkways Records. Ispirati da quel repertorio, una dozzina d’anni dopo, a Los Angeles, Taj Mahal e Ry Cooder provarono a percorrerne le orme con il quintetto Rising Sons, registrati e prodotti per la Columbia da Terry Melcher: ma il primo quarantacinque giri non suscitò alcuna attenzione e l’album uscirà solo nel 1992 quando Taj Mahal e Ry Cooder sono già nomi affermati. Quella che è rimasta e si è consolidata nel tempo è l’amicizia fra Taj Mahal e Ry Cooder – che (con il nome di battesimo di Ryland P Cooder) è alla chitarra nel primo disco solista di Taj Mahal. Da allora avevano continuato a frequentarsi e a percorrere sentieri musicali paralleli attraverso i caraibi e l’Oceano Atlantico, ma è solo l’anno scorso che sono tornati a registrare insieme, come fanno due vecchi amici, nel salotto di casa, ispirati proprio da quel disco di Sonny Terry e Brownie McGhee, dalla capacità di quel duo di veicolare la sonorità di un’intera orchestra, come raccontano volentieri nella breve intervista realizzata per l’etichetta che ha raccolto il testimone, la Nonesuch (nata a New York proprio negli stessi anni in cui cominciavano a suonare i Rising Sons). E come nel caso di Sonny Terry e Brownie McGhee, hanno voluto accanto un percussionista, Joachim Cooder che ormai registra con il padre da trent’anni, da “A Meeting by the River”. In realtà la paletta sonora si allarga anche al basso (Joachim Cooder), al piano (Taj Mahal), al banjo e al mandolino (Ry Cooder). L’informalità e la familiarità caratterizza brani come il blues in dodici battute “Deep Sea Diver”, con Taj Mahal al piano e alla voce e Ry Cooder alla chitarra ritmica, ed è ben trasmessa da “Hooray hooray” che fotografa lo spirito delle registrazioni e, non a caso, viene incluso all’inizio dell’intervista sopra citata, arricchita dall’immediatezza e dal calore che trasmettono armonica a bocca, mandolino e percussioni: “Non li puoi copiare, davvero. Devi semplicemente suonare meglio che puoi, fare buona musica e divertirti” sottolinea Cooder, lontano dall’idea che riproporre questo repertorio debba avere un carattere filologico. Anche quando la strumentazione corrisponde, come nel secondo brano, “The Midnight Special” (che apriva il disco di Sonny Terry e Brownie McGhee), la velocità è un po’ più lenta, quasi l’assaporare l’arrangiamento originale meriti un approccio più rilassato e contemplativo. Volendo, qui si potrebbero aprire vari alberi genealogici, perché vari brani resi popolari da vengono dalla tradizione popolare, ma anche da compositori con una propria storia, proprio come nel caso di “Midnight Special”, scritta da Dave Cutrell (al tempo della McGinty's Oklahoma Cow Boy Band). Gli undici brani veicolano a meraviglia la storia di questa musica e il piacere di suonarla in presa diretta, anche se il digitale permette sempre qualche ritocco: “Ho sovrainciso qualcosa qui e lì, per esempio qualche nota di slide guitar e qualche ritocco armonico, perché è bello sentire tre voci insieme ogni tanto. Niente di sofisticato, giusto un po’ di sentimento” spiega Ry Cooder che per primo ha avuto l’idea di dar vita a queste registrazioni e in “Packing Up Getting Ready to Go” (brano che nel 1969 fu registrato da Terry e McGhee insieme a un gruppo di accompagnamento) ha aggiunto qualche effetto eco e le voci del The Ton3S, trio soul del North Carolina. 


Alessio Surian

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