Peppe Cuga, amico della musica sarda e dei popoli uniti dall’armonia sonora

Vogliamo ricordarti come eri 
Solo alcune settimane or sono, abbiamo dialogato a lungo, volevi parlare, sfogare le emozioni, illustrare i progetti futuri. Avevi spiegato della malattia, alla quale si stavano interessando anche amici medici e parenti. Purtroppo, i risultati non erano in linea con le aspettative e il fisico - quel tuo fisico forte e vigoroso - si stava progressivamente indebolendo. La voce era debole, ma la mente (come sempre) vivida. Guardavi avanti, avevi previsto incontri con un poeta residente in America, volevi insegnare ai giovani, avresti voluto riunire il “cuncordu” al suono dello strumento tricalamo e suonare con Pier Paolo, tuo nipote organettista. Eri spesso intento a scrivere versi poetici. Come costruttore, avevi realizzato uno strumento quadricalamo che “… suonava benissimo”. Nonostante gli affanni, guardavi quasi sempre oltre, ma ogni tanto riflettevi sul passato, sulla tua vita «che ti aveva dato tanto … e, soprattutto, delle figlie stupende». Serbavi due rimorsi. Il primo, con senso d’impotenza, aver perso Maria Efisia, moglie giovane, gioiosa e grande di cuore; il secondo, non riuscire a contrastare una malattia inesorabile. Doveroso è il commiato e la dedica della nostra “Vision”. Tuttavia, Peppe, ci piace ricordarti sorridente ed appassionato, sindacalista combattivo che, al suono delle “bídulas”, conducevi battaglie in nome del lavoro e della dignità professionale. Desideriamo commemorarti come vigoroso interprete della micro-cultura che intendevi diffondere e far conoscere nel mondo. Eri un sincero Amico della Musica Sarda e, come tale, nostro amico. Vola in cielo, suonatore caro, amico dei Popoli. Per gli appassionati, eri divenuto figura mitica. Tziu Pietrinu aveva scritto, «… pare chi apas d’Eolo su entu/ e sas cannas de una palude/tindap’invidiadu sa virtude/ca sonas, ballas e istas cuntentu (sembra che tu possegga il vento di Eolo/ e le canne di una palude/ ti ho invidiato la virtù/ poiché suoni, balli e sei contento)». Eri vero e con sani principi ideali. Hai lasciato un segno sonoro e umano indelebile e auspichiamo che le Istituzioni locali e regionali operino per tenere vivo il tuo ricordo. In alto i calici, riempiti di quel nettare rosso che sapevi apprezzare “chin allegria”, unitamente ai cibi tipici nei momenti festivi o durante gli spuntini in campagna. Al suonatore dal carattere energico, con folta barba bianca, capelli lunghi alla “nazarena”, fortemente attaccato alle tradizioni locali, alziamo i bicchieri, intonando un canto corale accompagnato dal suono del suo strumento tricalamo, affinché lo possa trasportare velocemente in cielo, al quale ambiva e nel quale lo immaginiamo già intento a far concerto con i suoi cari e i numerosi predecessori: cantori, ballerini e suonatori che hanno saputo tenere elevata la dignità della musica sarda nell’Isola e nel mondo. Grazie, per il tuo prezioso contributo: in memoriam! 

Paolo Mercurio

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