Nancy Kerr – The Poor Shall Wear The Crown: Songs By Leon Rosselson (Little Dish, 2021)

Leon Rosselson è un colosso della cultura radicale britannica: cantautore, agitatore politico, chitarrista, banjoista, saggista e autore di fiabe per bambini, è una delle personalità più importanti del folk e della canzone britannica. I suoi versi e le sue storie sono stati cantati a più riprese da Dick Gaughan, Martin Carthy, Ian Campbell, Roy Bailey, Billy Bragg e persino dai Dubliners che, nel 1987 con “Don’t Get Married, Girl” gli hanno regalato l’unico vero successo della sua carriera. Il mondo del folk inglese ha già celebrato Leon con il bellissimo tributo “Rosselsongs” di quindici anni fa e ora Nancy Kerr, cantante di Sheffield dal timbro cristallino e violinista dalla tecnica impressionante, regala un nuovo album dove fa un panorama del sessantennale canzoniere del “Brassens inglese”1  condensato in dodici brani fra classici e gemme misconosciute. Per Nancy queste canzoni sono in qualche maniera una cosa di famiglia: sua madre Sandra Kerr ha collaborato a più riprese con Rosselson e la stessa titolare del CD ha partecipato come violinista a diverse incisioni del cantautore. Orfana del suo partner James Fagan, qui solo nelle vesti di fotografo, la Kerr sfoggia anche ottime doti di polistrumentista: proverbiale la sua abilità al violino, dimostra anche di essere un’eccellente chitarrista padroneggiando con destrezza accordature aperte (DADGAD in primis) e un ottimo fingerstyle. Il disco nasce da un progetto che la Kerr ha posto in essere durante il lockdown: nel mese di maggio 2020 ha pubblicato ogni giorno una canzone di Leon Rosselson sul suo canale Youtube; non tutte le performance sono finite sul disco (una splendida “Across the Hills” è rimasta fuori, ad esempio, così come “The World Turned Upside Down”, già cantata da Billy Bragg e Dick Gaughan), il che farebbe pensare alla possibilità di un secondo volume del progetto. La tracklist si apre con una sontuosa versione di “The Ant and The Grasshopper”, già interpretata da Martin Carthy, così come “Palaces of Gold”, altro brano forte di questo bel disco. Non mancano i brani più conosciuti della penna di Rosselson, “Song of the Old Communist”, la già menzionata “Don’t Get Married”, unico brano del cd che rivela l’incredibile tecnica violinistica, la commovente “Harry’s Gone Fishing” (che contiene il verso che da il titolo all’album “The rich shall wear the saddle and the poor shall wear the crown, when Harry rises up and turns the world upside down"), l’amaro humor di “Susie”, che aveva l’hobby di mordere le persone in divisa e che viene per questo condannata al sorriso, la pianistica “The Years Grow Tall” e il blues di “She was Crazy, He was Mad”. La palma della traccia migliore spetta a “Invisible Married Breakfast Blues”, bellissima canzone sul tema della incomunicabilità costruita su un bellissimo pizzicato. Un disco bellissimo, che rivela la versatilità della Kerr come interprete, e che può essere un ottimo primo approccio all’opera di uno dei grandi autori britannici del Novecento, il cui sterminato repertorio può essere approfondito partendo dal cofanetto quadruplo “The World Turned Upside Down” , uscito qualche anno fa e che contiene anche un corposo libretto di ottanta pagine. 


Gianluca Dessì

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1 Giovanni Vacca, “Nuove strade per la canzone d’autore: intervista a Leon Rosselson (intervista al ‘Brassens inglese’)”, in “Hi Folks!”, Novembre-Dicembre 1988, pp. 34-38.

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