Artisti Vari – África Negra. Antologia Vol. 1 (Bongo Joe Records, 2022)

Due anni fa la ginevrina Bongo Joe Records ci aveva regalato la splendida antologia “Léve Léve São Tomé & Principe Sounds 70s - 80s”. Ora ritorna a São Tomé per percorrere i cinquant’anni di fusion panafricana degli África Negra, attraverso dodici brani selezionati da Thomas Bignon (DJ Tom B), rimasterizzate per l’occasione da Tim Stollenwerk. Fra il 1972 e il 1974 il nome del gruppo era Conjunto Milando (o, per un breve periodo, Girasol): i coloni portoghesi non permettevano il nome “África Negra”, adottato solo dopo l’indipendenza raggiunta nel 1975. Nel 1981 la Rádio Nacional de São Tomé offrì loro l’occasione di registrare il primo album “Aninha” come Conjunto África Negra, consegnando al vinile (distribuito dalla portoghese IEFE) l’incontro fra versi socialmente impegnati e ritmi puxa fatti risuonare attraverso pedaliere e amplificatori Marshall registrati nel cortile all’aperto della radio – lo studio era troppo piccolo per contenere tutti i musicisti (una quindicina). Da qui viene una delle canzoni che hanno incorporato gli “África Negra” nell’identità nazionale “Vence Vitória”, con una trama musicale fatta di tanti strati, senza mai perdere di vista il ballo, l’interazione con chi ascolta, l’alternarsi fra voce e chitarra solista. Le musiche puxa si diffondevano anche grazie a gruppi come Os Leonenses e Conjunto Samgazuza, prendendo ispirazione dalla semba angolana, dal merengue e dalla coladeira di Capo Verde, dall’afoxê brasiliano, dal soukous congolese e dalle musiche caraibiche. África Negra vedeva in prima fila Emídio Vaz, chitarrista solista, Leonildo Barros, alla chitarra ritmica, ed il cantante João Seria, il General, riferimento al berretto militare che vestiva durante i concerti. Si erano fatti le ossa nella capitale, São Tomé, nei luoghi da ballo all’aria aperta (i fundões) che erano altrettante occasioni di incontro fra mestizos, di discendenza portoghese, ex schiavi angolani diventati pescatori dopo essere naufragati sulle coste meridionali di São Tomé, oltre a capoverdiani e mozambicani venuti a lavorare nelle piantagioni di caffè e cacao. Il 1983 fu un anno di grazia in cui partorirono tre album da cui la nuova antologia pesca quattro canzoni. Coi suoi oltre otto minuti, spicca il brano che dà il titolo ad uno dei dischi, “Carambola”, sospinta dal ritmo impresso dalle chitarre, e dallo stesso album emergono le linee di basso di “Epô Sá Cata Pabô Manda Mum”, con la parte vocale che sfocia in fischi e risate. Le altre due canzoni del 1983 vengono dall’album “Alice” e offrono un lato diverso del gruppo con la rilassata “Quá Na Bua Nega Fa” ed i suoi accenti che intersecano il compas haitiano ed il brano più esteso, “Cumamo Zivalemo” con i suoi cambi di tempo guidati da basso e chitarre e, nel finale, la voglia incontenibile di cantare a pieni polmoni “Africa!”.  Tre anni dopo arriva la musicassetta “San Lena” e soprattutto una bella sezione di fiati che da corpo alla “cubana” “Sanzinha” e alla lirica “Pedreiro”, riportati nella nuova antologia come “Saozinha” e “Pedlelo”. Gli altri brani vengono dagli anni Novanta e continuano ad offrire ritmi e melodie che muovono contemporaneamente piedi ed emozioni. Da allora i concerti dal vivo sono divenuti molto rari, con Emídio Vaz e João Seria a São Tomé, mentre Leonildo Barros vive nel quartiere Galinheiras a Lisbona, dove suona con i Leguelá. 


Alessio Surian

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