NEXUS: Tiziano Tononi/Daniele Cavallanti – The Call: For A New Life (Felmay, 2021)

Formazione tra le più longeve della scena jazz italiana, il progetto NEXUS nasce nel 1981 dall’incontro tra Tiziano Tononi (batteria, percussioni e gong) e Daniele Cavallanti (sax tenore) con l’intento di esplorare i territori del jazz d’avanguardia, partendo da una profonda conoscenza della musica e della cultura afro-americana e Dopo aver debuttato nel 1983 con il pregevole Open Mouth Blues nel quale spiccavano l’indimenticato Luca Bonvini al trombone, Pino Minafra alla tromba e Paolino Della Porta al contrabbasso, il gruppo si è continuamente rinnovato sulla spinta di una concezione della ricerca musicale come continuo divenire e, nel corso di quarant’anni di attività, ha visto nel suo organico strumentisti di alto profilo come Herb Robertson, Mark Dresser, Glenn Ferris e Gianluigi Trovesi, per giungere nel 2017 a “Experience Nexus!”, inciso in settetto con giovani musicisti come Gabriele Mitelli (tromba), Francesco Chiapperini (sassofono, clarinetto e flauto), Silvia Bolognesi (contrabbasso), Emanuele Parrini (violino) e Pasquale Mirra (vibrafono). A quattro anni di distanza da quest’ultimo Tiziano Tononi e Daniele Cavallanti tornano con “The Call: For A New Life”, undicesimo disco targato NEXUS, il cui titolo racchiude una doppia dichiarazione di intenti. Laddove dal punto di vista musicale rappresenta l’evoluzione del nuovo percorso intrapreso con l’album del 2017, da quello prettamente concettuale ci offre una profonda riflessione sulla contemporaneità. All’ascoltatore, infatti, è offerta la possibilità di immergersi in un flusso sonoro in cui perdersi tra incroci ed attraversamenti sonori in una dimensione multi-culturale in cui non mancano i rimandi alla black music come imprevedibili deviazioni di percorso. In questo senso, significativo appare il contributo dei nuovi innesti nella line up di Tony Cattano (trombone) e Luca Gusella (vibrafono e percussioni) che si affiancano ai due storici fondatori, nonché ai già citati Emanuele Parrini (violino) e Silvia Bolognesi (contrabbasso). Sin dal primo ascolto, a colpire è il suono potente, magmatico ed intenso che letteralmente trascina l’ascoltatore in un viaggio inaspettato che si dipana tra jazz, rock e avanguardia, da Ornette Coleman a Jimi Hendrix, passando per Roland Kirk. Partendo da un intenso lavoro sulla dimensione collettiva e sulle dinamiche dei sette brani in scaletta, i due leader hanno puntato tanto alla valorizzazione dell’apporto dei singoli, quanto ad una profonda cura degli spaccati corali e dialogici. Dal punto di vista compositivo, ci piace evidenziare come le architetture costruite da Tononi e Cavallanti siano perfettamente funzionali nel consentire al quintetto di ricercare nuovi sentieri improvvisativi, così come di disvelare nuove sfumature melodiche. Aperto dalla potente “5 4 3 2 (The Milano Post Pandemic Easy Version”, spinta dal drumming incessante di Tononi ed impreziosita dal vibrafono di Mirra, il disco ci regala uno dei suoi vertici con la vulcanica “Honet Redux” nella quale il quintetto mette in mostra tutta la sua geniale potenza di fuoco espressiva. Le brillanti sperimentazioni ritmiche di “Walkin’, The Crossing Of The Lifeline… (For Leonard Peltier)” in brillano i soli della Bolognesi al contrabbasso e Parrini al violino, ci introducono alla sequenza con l’evocativa ballad “J.G.” e l’irresistibile climax di “S.O.S.”, ma l’altro vertice del disco arriva con la suggestiva suite “Cherokee Blood/The Trail Of Tears” dedicata a Jimi Hendrix e a John Trudell e nelle cui trame spiccano echi della musica dei Nativi Americani. Completa il disco “5 4 3 2” che chiude un ideale cerchio riportandoci laddove il cammino era cominciato, ma con il desiderio di rimettersi di nuovo in viaggio ma questa volta con una consapevolezza diversa, quasi si fosse compiuto un rito di passaggio. https://tizianotononi.bandcamp.com


Salvatore Esposito

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