Ascoltare Sinan Cem Eroglu (Blogfoolk l’aveva già incontrato nel 2018) rappresenta innanzitutto un’occasione unica per poter compiere un viaggio in Turchia in compagnia dei migliori liutai e costruttori di flauti. Il fatto che Sinan Cem Eroglu sia un polistrumentista capace di eccellere con ognuno degli strumenti che suona lo ha portato a tessere relazioni con i migliori artigiani e laboratori di produzione di strumenti del suo paese. In questo modo, “Akustik” ci porta nella parte meridionale della Turchia, sulle sponde del Mediterraneo, ad Adalia (Antalya in turco), dove Imece Muzik rappresenta un riferimento per molti generi musicali. Da qui vengono i kaval, i flauti cromatici di Sinan Cem Eroglu, particolarmente versatili nell’interagire con i balli e i repertori tradizionali balcanici. Per trovare i migliori lavta, ci trasferiamo ad Istanbul, dove lavora Ramazan Calay, capace di mantenere viva e far evolvere l’arte legata a questo strumento “ponte” fra ‘ūd e bağlama: del primo prende, e rimpicciolisce un po’, la forma e l’accordatura delle sette corde, divise in quattro gruppi. Col baglama in comune i tasti mobili e la stretta parentela con la lavuta (լավութա) armena e il politiko laouto greco. Accanto al Bosforo lavora anche Anil Aras che è specializzato in chitarre e, nel caso di Sinan Cem Eroglu, anche in chitarre “fretless”, senza tasti, cui sa offrire sonorità robuste e rotonde, capaci di ogni dinamica sonora. Il tour non può che approdare nel quartiere di Kartal nella parte asiatica di Istanbul, affacciata sul mar di Marmara, fra Maltepe e Pendik. Qui c’è non solo lo splendido laboratorio artigiano Kopuz Saz Evi, ma anche il padre di Sinan Cem Eroglu, Kemal Eroglu, maestro nella costruzione dei baglama (saz) e del kopuz, a tre corde, fra gli strumenti senza tasti più antichi dell’Asia centrale.
Pur rimanendo fortemente legato a questi suoni e a questi luoghi, Sinan Cem Eroglu ha la sua base ad Amburgo ed è qui che, in una sola giornata, il 20 novembre 2021 ha registrato gli otto brani che compongono “Akustik”. Dopo aver accuratamente selezionato brani da diverse regioni dell’Anatolia, li ha arrangiati in modo da poterli registrare da solo, dal vivo, negli studi SCE Musical Sound di Amburgo.
Tre brani vengono dalla città natale di Sinan Cem Eroglu, Tunceli, nell’Anatolia orientale, all’intersezione dei fiumi Munzur e Pülümür. Qui la maggioranza della popolazione è curda ed il nome della città è Dêrsim in curdo. Una seconda fonte è Malatya, città della Turchia orientale, mentre “Mete” è un brano proveniente da antiche registrazioni conservate dalla Radio nazionale dell’Armenia. La versione che Sinan Cem Eroglu propone in “Akustik” lo vede impegnato al kopuz, che stende gli arpeggi come se fossero bordoni di duduk, e al kaval, in un’interpretazione breve, ma particolarmente riuscita anche sul piano espressivo. Il missaggio finale degli strumenti è stato realizzato ad Ankara da Mehmet Uğur Memiş. Accanto ai cinque brani di matrice tradizionale, l’album offre due composizioni di Sinan Cem Eroglu che sono il frutto di magistrali improvvisazioni. Lui le racconta così: “In studio ho semplicemente schiacciato il tasto che avviava la registrazione e mi sono messo a suonare. Penso che gli ultimi due anni abbiano avuto il loro impatto su tutti noi, lasciando il segno. In quei brani ho provato a trovare e veicolare le mie emozioni profonde. In genere, come compositore, cerco di dar forma al brano nella mia mente per poi trascriverlo sulla carta. L’ispirazione può venire da qualsiasi cosa”.
Il primo solo ha un andamento narrativo, un susseguirsi di brevi frasi raccontate con sensibilità dal lavta. Nel finale, è il kopuz a veicolare il contrasto fra cellule ritmiche che chiamano al ballo e sussurri intimisti: “Non ho uno strumento preferito. Ognuno ha un timbro unico, il suo linguaggio, la sua emozione. La scelta dipende dai sentimenti che voglio veicolare”.
Alessio Surian
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