Tre Martelli – Concerto di Natale (Felmay, 2021)

C’è sempre bisogno di ascoltare un concerto dei Tre Martelli, la longeva band del folk revival piemontese, testimonianza di un fecondo percorso di vita culturale, musicale e artistica. Il loro tredicesimo album raccoglie lo spirito festoso del “Concerto di Natale”, un appuntamento annuale nel quale sono proposti canti e danze a carattere sacro e profano, motivi solenni e temi più terreni, appartenenti al ciclo festivo che attraversa il periodo che va dalla vigilia di Natale all’Epifania. “Musiche e canti del periodo natalizio in Piemonte e dintorni”, recita il sottotitolo del lavoro, a far intendere come i musicisti non si siano interessati soltanto al territorio propriamente piemontese, ma abbiano raggiunto musicalmente alcune aree prossime come la Val d’Aosta e, oltre confine, la Savoia. Inevitabili, i riferimenti agli studi di autorevoli studiosi alle cui preziose ricerche i Martelli hanno attinto negli anni: Gianpiero Boschero per l’area occitana, Franco Castelli per l’alessandrino, oltre che la Badia Corale Val Chisone e gli infaticabili Trouveur Valdotèn per la Vallée. Neppure mancano liriche di ambientazione natalizia del poeta Giovanni Rapetti, musicate da Andrea Sibilio (com’è noto al poeta alessandrino il gruppo ha dedicato un intero disco). Nella presente configurazione dei Tre Martelli troviamo Enzo G. Conti (fisarmoniche diatoniche, dulcimer, autoharp e harmonium), Renzo Ceroni (chitarre e bassetto), Paolo Dall’Ara (cornamuse e flauti), Matteo Dorigo (ghironde), Betti Zambruno (voce), Vincenzo “Chacho” Marchelli (voce, fruja, grolotir, sonagli e campanelli), Andrea Sibilio (violino, viola, mandoloncello e voce). Punti di forza dell’ensemble, che da tanti anni tiene salda la barra del timone raccontando memorie e pratiche musicali di tradizione orale, sono le fluide combinazioni timbriche e l’incastro dei diversi registri canori. Nove brani del disco sono stati registrati durante i Concerti di Natale del 2018 e del 2019 ad Alessandria, tre dal vivo nella Chiesa di San Giovanni Evangelista e nell’Auditorium del Museo Etnografico della Gambarina, sempre nella città monferrina, sei brani nel 2021 in studio. Si parte con le strofette di “Oh bambin”, per proseguire con l’annuncio de “L’Angel Gabriel”. Uno spazio importante hanno le manifestazioni teatrali associate alla Natività, di cui sono qui proposte il “nouvé occitano”, un canto-rappresentazione “Chità, fillières, vostre fils” e la “Pastorale di Gelindo”. Il canto di questua “La streina/ La Trêve de Noël” merita di essere raccontato. Le strenne, i canti augurali, erano diffusi soprattutto nelle Langhe e i Tre Martelli hanno il merito di aver ricercato e ricostruito questi motivi del tutto scomparsi nell’uso. Alla strenna, Enzo G. Conti fa seguire una bourrée di stile francese, ispirata alla tregua del Natale del 1914 sul fronte occidentale della Grande Guerra. Altro corpus di canti sono le ninne nanne, delle quali ascoltiamo “Dormi dormi bel bambin” superbamente interpretata da Betti Zambruno e con ospite la fisarmonica dal magistrale Gianni Coscia , “Gesù bambin l’è nato”, un canto raccolto da Leone Sinigaglia e pubblicato nel 1957, e “Dormi dormi bel bambin 2” proveniente dalla rappresentazione del Gelindo. A proposito di pastori che omaggiano Gesù, i Martelli propongono “Oh Bergé”, dove il canto degli angeli accoglie i doni dei pastori, e “Chant de Bergeres/ La Marchera”, un tema valdostano sposato a un valzer composto da Sibilio. Parlando di danze, il gruppo si lancia in un bel set di monferrine augurali (“Monferrine di Capodanno”). Molto interessanti le strofette di “Scuta scuta Re di fior”, in cui risuona l’organo a canne suonato da Riccardo Campagno. Sui versi di Rapetti si sviluppano “I presepi” e “I Rèmagg” (entrambi musicati da Sibilio) nonché l’inedito “Nadal dra paja”, cantato a cappella da Zambruno e Marchelli e ispirato alla forma degli stranòt, gli strambotti tradizionali piemontesi, mentre quattro voci corali eseguono “Jacoutin”, dal genere popolare del Noël buffo, in voga nel XVI secolo. Il “Viaggio a Betlemme” racconta del prodigio che consente a Maria di dissetarsi e sedare la sua fame. Nella conclusiva “Senté coumpaire Andreo” c’è la mano di Sergio Berardo che, attingendo a una melodia galiziana, ha messo in musica il testo del manoscritto di un Noël di inizio XVI secolo. 


Ciro De Rosa

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