Il teatro Si ‘e Boi di Selargius (Cagliari) ha accolto per la seconda volta le finali del Premio Andrea Parodi, organizzato dall’omonima Fondazione sotto la direzione artistica di Elena Ledda. Due serate, venerdì 12 e sabato 13 novembre, condotte dal giornalista di Radio Rai Gianmaurizio Foderaro e da Ottavio Nieddu, autorevole figura di operatore culturale in prima linea nella divulgazione culturale dei patrimoni tradizionali della Sardegna.
Com’è noto il Premio della “World Music in Sardegna” rende omaggio ad Andrea Parodi, l’artista scomparso quindici anni fa, che ha fatto della sua voce e della sua ricerca un ponte sonore musicale. Una giuria tecnica di artisti, direttori artistici di festival e accademici decreta il vincitore assoluto, che acquisisce una borsa di studio di euro 2.500, oltre alla possibilità di esibirsi in alcune rassegne partner del Premio (European Jazz Expo, Folkest, Mare e Miniere e lo stesso Premio Andrea Parodi del seguente anno). Invece, il Premio della giuria critica consente di realizzare un videoclip professionale del brano in concorso, prodotto dalla Fondazione Parodi. Accanto ai due riconoscimenti principali, sono assegnate alcune menzioni che – a dirla tutta – rivelano una bulimia premiale che potrebbe essere ridimensionata ai soli riconoscimenti della Giuria internazionale e, naturalmente, per la cover di un brano del repertorio di Parodi.
Sappiamo che a molti studiosi (qualcuno è tra i membri delle giurie del Premio) l’etichetta world music risulta indigesta come categoria estetico-musicale per l’esotismo in musica che riproduce l’egemonia occidentale, per i fenomeni di “detachment” (musiche dissociate dalle culture dei luoghi d’origine, cfr. Steven Feld), per una certa artificialità, per appropriazioni culturali o per superficiali cliché etnofonici innestati su strutture musicali pop/rock. Eppure, se si conviene che le “musiche del mondo” sono sempre esistite, il distinguo, pertanto, può essere portato tra chi fa una scelta consapevole dettata da studio, conoscenza e rispetto per le fonti da cui si attinge e chi, invece, in crisi di idee o per darsi una nuova veste, va alla ricerca di nuove edonistiche ispirazioni. Non da ultimo, si avverte la chiamata in causa di studiosi, cultori e media, il cui contributo all’informazione e alla divulgazione portata con correttezza e profondità appare ineludibile.
Fatte queste premesse, molteplici possono essere le chiavi di lettura di una manifestazione come il Premio Parodi, qui propendo per osservare quanto esso sia cambiato con il passare degli anni e con l’aumento dell’interesse verso la manifestazione da parte degli artisti che partecipano al bando per essere poi passati al setaccio di più commissioni d’ascolto.
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