Pianista con alle spalle una solida formazione accademica culminata con la laurea in composizione e orchestrazione jazz sotto la guida di Dado Moroni, Emanuele Sartoris è un esponente della cosiddetta Third Stream, la terza corrente genere musicale nato dalla fusione tra musica classica e jazz, e vanta una intensa attività discografica, oltre che la partecipazione al programma RAI Nessun Dorma con l’ensemble Night Dreamers. A distanza tre anni dal pregevole “I nuovi studi” per piano solo, lo ritroviamo con “Notturni”, album registrato in duo con Daniele di Bonaventura, raffinato suonatore di bandoneon dal prestigioso percorso artistico, costellato da oltre novanta dischi e collaborazioni di profilo internazionale, tra cui spicca quella con Paolo Fresu. Peculiari forme musicali diffusesi a partire dal XVIII, in cui si alternano momenti sognanti e spaccati introspettivi, i Notturni, sono diventati il terreno di incontro tra il pianoforte di Sartoris e i mantici di Di Bonaventura i quali hanno intessuto un dialogo tra jazz e musica classica nel quale non mancano incursioni nell’improvvisazione. Il punto di partenza è stata ovviamente l’opera del grande compositore polacco Frèdèric (Fryderyk) Chopin (1810-1849), quei ventuno notturni dai quali hanno scelto il celebre “Op. 9 N° 1 e 2” che è diventato la base di partenza di una ricerca compositiva a tutto campo. Il violoncellista Mario Brunello, nelle note di copertina, scrive: "Notturni, come non andare immediatamente a Chopin e a un pianoforte che canta malinconicamente accettando la sua natura di un suono che ad ogni nota è destinato a spegnersi come un lume di candela. La magia di questo canto sta proprio nell’attesa, nel tempo impiegato dalle vibrazioni di ogni nota per arrivare al silenzio. Note che in questo senso palpitano, si riaccendono, a ogni percussione del tasto risvegliando il desiderio di melodia, di canto appunto. E poi un andamento sospeso, che galleggia su armonie che amano perdersi e ritrovarsi ripetutamente, senza fretta di risolvere domande sorte inavvertitamente a chi si lascia andare nell’ascolto di questa musica". Il disco si apre e si chiude con la riscrittura a quattro mani proprio di “Op. 9 N° 1 e 2” ma il suo fulcro è rappresentato dai brani inediti di cui sei firmati da Sartoris e uno da Di Bonaventura. Si tratta di composizioni che incrociano classica e jazz, tango e blues le cui strutture musicali vedono il pianoforte guidare il tema impreziosendoli con variazioni in progressione, il bandoneon arricchisce il tutto con il suo lirismo e la potenza evocativa dei mantici. Non mancano aperture verso l’improvvisazione con deviazioni di percorso e variazioni improvvise, così come emergono a pieno tanto il gusto e l’estetica jazz e quanto i rispettivi background artistici. Spiccano, così, le pregevoli “Le Terre Oniriche”, “Sacta Sanctorum” e “la Fine dei Tempi” ma il vertice del disco arriva con “Notturno d’inverno” di Daniele Di Bonaventura che colpisce per la peculiare architettura compositiva e le suggestive sfumature. Un discorso a parte lo merita “L’aurora” di Sartoris, un brano in crescendo che parte da una atmosfera riflessiva e dimessa per evolversi nella seconda parte in un tema solare guidato dal pianoforte. Insomma, “Notturni” è un disco di grande spessore, un lavoro di due strumentisti di talento e in grado di spostare sempre più avanti il confine delle loro ricerche musicali.
Salvatore Esposito
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