Michele Tino – Belle Époque (Auand, 2021)

Talentuoso sassofonista e compositore di origine campana, ma da oltre un ventennio di base a Firenze, Michele Tino vanta un articolato percorso di formazione che lo ha condotto a studiare presso i Conservatori di Ferrara e Rovigo dove ha conseguito la laurea in musica jazz e successivamente a conseguire il master in Jazz Studies presso il Conservatorio di Amsterdam, nonché a partecipare al programma di interscambio presso la Temple University di Philadelphia. Parallelamente ha coltivato anche la sua carriera artistica, seguendo i workshop estivi di Siena Jazz e collaborando con Camilla Battaglia, Michelangelo Scandroglio, Alessandro Lanzoni, e Federica Colangelo e prendendo parte ai progetti The Auanders e Purple Whales. Nella sua già ricca discografia mancava ancora un disco come leader e per colmare questo vuoto ha recentemente dato alle stampe “Belle Époque” nel quale ha raccolto otto brani originali, composti in un ampio arco di tempo e caratterizzate da un moderno approccio al jazz che declina al futuro le radici afroamericane, permeato da ispirazioni, suggestioni ed influenze diversificate. Ad accompagnare Michele Tino (sax alto e tenore) in questa sua opera prima è il suo quartetto, nato nel 2018 e composto da Simone Graziano (pianoforte, Fender Rhodes e synth), Gabriele Evangelista (basso) e Bernardo Guerra (batteria), tre eccellenti strumentisti con i quali aveva già incrociato in passato il proprio percorso. Il lungo rodaggio dal vivo dei brani ha consentito al quartetto non solo di cementare una forte intesa, ma anche di ampliare sempre di più la gamma delle sfumature che caratterizzano il loro sound, giungendo in studio con un lavoro perfettamente a fuoco sotto ogni profilo. Registrato presso lo studio Cicaleto ad Arezzo con il contributo di Francesco Ponticelli, l’album mescola aperture verso la sperimentazione e spaccati di intenso lirismo con addentellati stilistici alla produzione di Charlie Parker come a quelle di Steve Lacy e Wayne Shorter. Nell’approccio al sax di Michele Tino emerge la sua capacità narrativa e descrittiva, come anche l’esigenza di raccontarsi esternando le sue riflessioni, attraverso la musica. L’ascolto si apre con le atmosfere notturne di “Truth”, in cui si sviluppa un intenso dialogo tra pianoforte e sax, ben supportato dalla sezione ritmica. Si prosegue con le sperimentazioni “Between hands”, con il Rhodes che contrappunta gli interventi del sax, l’intesa “Grigo” il cui il contributo della sezione ritmica si fa ancor più intenso nella costruzione dinamica del brano, e “L’idiota”, nella quale convergono ispirazioni letterarie che rimandano a Fëdor Dostoevskij ed interessanti intuizioni sonore con il pianoforte di Graziano ad introdurre il brano e il sax di Tino a guadagnare man mano il centro della scena. Se l’energica “Chiasma” è uno dei vertici del disco per la interessante ricerca ritmica e melodica, la successiva “Ara Pacis” ci porta a Roma con il duetto sax e contrabbasso in apertura a cui si uniscono la batteria e il synt. “Sharks genocide” mette in luce la granitica compattezza del pianoforte con la sezione ritmica su cui si inseriscono gli interventi del sax e ci schiude le porte al finale con la brillante “Her choice” in cui ritroviamo il sound inconfondibile del piano Rhodes e una costruzione ritmica perfetta ad incorniciare il sax di Tino. “Belle Époque” è, dunque, una ottima base di partenza per un percorso artistico che si preannuncia foriero di ulteriori sorprese. 


Salvatore Esposito

Posta un commento

Nuova Vecchia