Strumentisti tra i più apprezzati della scena jazz europea, il pianista francese Enzo Carniel e il compositore e trombonista italiano Filippo Vignato, si sono ritrovati spesso fianco a fianco in diverse formazioni, cementando un intenso legame artistico e creativo dal quale ha preso vita il duo Silent Room, un percorso comune di ricerca dialogico, in cui improvvisazione e sperimentazione vanno di pari passo con una peculiare cura verso le atmosfere e le ambientazioni sonore. Significativa in questo senso è anche la scelta del nome del sodalizio che rimanda all’individuazione di un ideale spazio sonoro silente in cui si fa largo il suono. A cristallizzare questa fortunata esperienza è “Aria” album, edito dall’etichetta franco-giapponese Menace, nel quale hanno raccolto otto composizioni originali che muovendosi attraverso i confini tra jazz, musica contemporanea e ambient, ci svelano architetture sonore mutevoli in cui si alterano spaccati densi di lirismo ed aperture minimal. L’ascolto svela tessiture melodiche semplici su cui Carniel e Vignato innestano la loro originale ricerca timbrica nell’incontro tra piano acustico e trombone e le intersezioni di quest’ultimo con il pianoforte preparato, il Fender Rhodes e l’elettronica dei sintetizzatori. Dal punto di vista concettuale il disco rimanda alle onde di forma dell’aria, evocando nel contempo il concetto di anima come soffio vitale, quello stesso che vitalizza gli strumenti generando il suono. Il tutto sembra, però, pervaso da una inquietudine di fondo che nasce dall’incontro tra gli opposti, suono e silenzio, buio e luce, giorno e notte e lo si comprende ascoltando l’intensa title-track in versione acustica che apre il disco con il trombone a tracciare la linea melodica cantabile e il pianoforte a sparigliare le carte con imprevedibili climax tonali. Si prosegue con “Carla”, un brano dall’atmosfera romantica ma nel quale il dialogo tra i due strumenti si fa ancora più intenso ed articolato facendo trasparire l’incertezza di fondo di un amore. Se in “Babele” si rincorrono linguaggi sonori differenti alla ricercar di un concetto universale di musica con l’ottone e il piano che si rincorrono, la successiva “Stretched Mirrors” è una gustosa ballad pianistica impreziosita dagli eleganti interventi del trombone. La profonda riflessione sul rapporto tra musica e natura della immaginifica “Earth Echo” firmata da Vignato ci introduce al momento più alto del disco “Arbre d’Arain” un brano complesso caratterizzato da articolati spaccati improvvisativi in cui spicca il piano che nella seconda parte si produce attraverso continui cambi di tonalità. La natura ritorna protagonista nel finale con le improvvisazioni in crescendo di “In All Nilautpaula”, composta da Carniel e che fa da preludio a “Ariæ” ovvero la title-track in versione elettronica che chiude un disco pieno di sorprendenti intuizioni compositive, un importante base di partenza per i progetti futuri. A compendio del disco è recentissima la pubblicazione dell’EP “Ariæ (Live)” con le versioni dal vivo di “Ariæ”, “Babele” e “Aria” che offrono all’ascoltatore la possibilità di immergersi in un breve ma coinvolgente live act in cui il duo spicca per l’intesa e l’empatia nell’interplay come nelle incursioni improvvisative.
Salvatore Esposito
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