Carmine Ioanna – Ioanna Music Company (Abeat Records, 2021)

Ha radunato una piccola e bella compagnia il fisarmonicista irpino Carmine Ioanna per registrare in teatro un album dopo i mesi di inattività dovuti alle misure di confinamento del 2020-2021. Prima della realizzazione esecutiva dell’album al Teatro Adele Solimene di Montella (AV) c’è stata una fase di composizione e arrangiamento del quartetto base che, oltre a Ioanna, comprende il batterista di Terra di Lavoro, Gianpiero Franco, un altro irpino, Giovanni Montesano al basso e contrabbasso, ed Eric Capone, pianista e tastierista francese di origini italiane (autore della conclusiva “Ablò” e curatore di mixaggi e mastering). Anche i quattro ospiti della session sono, in realtà, musicisti con cui Ioanna ha già condiviso la scena: Sophie Martel (sax soprano), Francesco Bearzatti (sax tenore e clarinetto), Daniele Castellano (chitarra) e in più il giovanissimo ma già gagliardo sassofonista Gerardo Pizza, che porta il suo sax alto nella traccia di apertura. “Ioanna Music Company” è il terzo disco a proprio nome del compositore avellinese, avvezzo anche a partnership con personalità di punta del jazz italiano, come lo stesso Bearzatti e Luca Aquino, o compagnie internazionali di più vasta portata artistica come il Cirque du Soleil. È musica istintiva, emozionale e passionale quella di Ioanna, che ha imbracciato in tenera età il mantice, strumento che era ben presente nella sua famiglia, ma che vanta un articolato percorso di formazione accademica oltre che una grande capacità di ascolto e di ampi interessi e gusti nelle heritage music e nelle espressioni tradizionali che trapelano dalla tracklist di questo lavoro. La copertina è un’opera dell’argentina Romero Pasin: un ritratto vintage color seppia di un ragazzo dalla testa volpina seduto su uno sgabello, elegantemente abbigliato, che ha tra le mani un libro aperto; sulla sinistra a fare da contrasto all’immagine, troviamo una mongolfiera, che sembra esprimere libertà e leggerezza e richiamare uno spostamento della prospettiva con cui si osserva il mondo. Il brano iniziale, “Sospeso”, si sviluppa su tempi dispari dai pronunciati colori balcanici ed è segnato da una ritmica sempre pressante e da liberi ricami di fiati e fisa. Note slow di piano nell’intro di “Courtain up”, motivo che assume subito una fisionomia danzante di umore popolare, interrotta da un intermezzo di spiccata matrice jazz con la chitarra al centro e il piano e la fisarmonica che assumono un portamento più incisivo, prima che la fisarmonica riprenda efficacemente la guida per condurci di nuovo nella genuinità ballo. Di impronta differente appare “No Border” (già inciso in passato con Bearzatti e inserita nell’album “Favolando”), qui ri-arrangiato con la presenza del pianoforte che esprime nitore negli accordi. La fisarmonica entra assumendo un andamento inizialmente introspettivo, per poi procedere con lo sviluppo di una più marcata melodiosità. Quando pianoforte e ritmica di contrabbasso e batteria si impadroniscono della scena la tensione sale fino al ritorno dell’accordion su cui scorrono veloci le dita di Ioanna. Si cambia ancora registro con il funky sprigionato da “Ioanna Music Company”, uno dei pezzi forti dell’album, che si avvia con un grumo blues, poi la ritmica di Montesano e Franco si fa serrata, mentre le trame di sax, fisarmonica e degli altri strumenti agiscono in un fluente interplay, diventando via via inarrestabili quando raggiungono il finale, libero da formalismi. Appare giusto che dopo questa galoppata collettiva di sette minuti, la successiva “Postcard from Dreamland” conceda una sorta di pausa, ma senza far venire meno la piacevolezza dell’ascolto. Con “Momento” clarinetto e fisarmonica giocano a inseguirsi per lanciarsi in una danza a briglia sciolta che manifesta la gioia di corpi che si ritrovano nel ballo. Il racconto di “Samu” (così Ioanna chiama il suo piccolo figlio Samuel) inizia con il piano, su cui si inserisce la fisarmonica in un dialogo che fa balenare un lirismo nostalgico che si conserva pure nelle sequenze più mosse del pezzo. Invece, il samba “Carioanna” e la bossa “Café da Manhã” sono due omaggi al mondo carioca, derivanti non solo dalla vocazione da viaggiatore delle note del fisarmonicista, ma anche dal fatto che il Brasile è ormai parte della sua identità (Carmine ha una moglie di Rio de Janeiro). Brilla “Etnies”, altra proficua sintesi di lessico jazzistico e matrici folkloriche, dove confluiscono svariate geografie sonore che richiamano espressioni popolari con cui in un certo senso attraversiamo l’Europa, dalle vicine sponde puntando verso est e poi a nord. Chiusura con “Ablò”, brano con un velo melanconico ma dalla forte connotazione narrativa ed evocativa. Tirando le somme di questo lavoro, Ioanna e compagni sono coinvolgenti, si muovono con perfetta intonazione, esibendo un notevole livello di integrazione. Un sodalizio assolutamente efficace, testimonianza del piacere del ritrovarsi a suonare tutti assieme musica pensata per un pubblico presente che, vivaddio, sta ritornando a riempire le sale. 


Ciro De Rosa

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