Claudio Tuma/Marco Tuma – Os Tumantes. Nosso lado Brasileiro (Soundiva, 2021)

La famiglia musicale dei Tuma è diventata ormai ampia e annovera alcuni talenti della scena musicale salentina, il cui capostipite può essere considerato Claudio Tuma, affermato chitarrista originario di Galatone (Le) ma di base a Parma da lungo tempo. Se nell’ambito della canzone d’autore si muovono Giorgio, polistrumentista e compositore molto attivo all’estero (ha collaborato con Kings of Convenience e Laetitia Sadier degli Stereolab), e il più giovane Alberto, in quello classico opera Pierluigi che vive e insegna a Bologna, mentre sul versante del jazz e della musica trad c’è Marco, apprezzato fiatista e virtuoso dell’armonica cromatica. Proprio quest’ultimo è protagonista insieme allo zio Claudio dell’interessante progetto “Os Tumantes. Nosso lado Brasileiro” un originale omaggio alla musica carioca di cui entrambi sono appassionati e che spesso si sono ritrovati a suonare sullo stesso palco. L’idea di realizzare un disco insieme è nata proprio dall’attività live in duo e, complice la pausa forzata dalle scene dovuta alle limitazioni della pandemia, il progetto si è concretizzato a distanza sull’asse Parma-Lecce. Lavorando nei rispettivi home studio, Claudio (chitarra acustica, classica e elettrica, udu, shaker e pandeiro) e Marco (flauto, armonica cromatica, sax soprano e shaker) hanno inciso i vari brani inserendo in ognuno almeno due chitarre e gli strumenti a fiato, oltre alle percussioni. La scelta dei brani è caduta su quelli che li appassionavano maggiormente e che si prestavano ad essere suonati in duo. A riguardo nel presentare il disco sottolineano: “Abbiamo scelto tra una miriade di titoli che ci piacevano e che, anche separatamente, abbiamo tante volte suonato in contesti diversi. Non è stata una scelta facile, perché di canzoni da reinterpretare in chiave strumentale ce ne sono davvero moltissime, tanto sconfinato è il panorama della MPB. Sono canzoni che abbiamo reinterpretato in versione strumentale e che insieme a molti altri brani, hanno contribuito non poco alla crescita ed al gusto musicale di entrambi”. E’ nato, così, il disco il cui titolo anagramma il cognome dei due strumentisti, riportandoci ai gloriosi giorni degli Os Mutantes di Rita Lee, band simbolo del pop beat brasiliano degli anni Sessanta e che, all’epoca, avevano incrociato il loro percorso con artisti come Caetano Veloso, Gal Costa, Maria Bethania e Gilberto Gil, gettando le basi al tropicalismo degli anni a venire. Durante l’ascolto ad emergere è certamente l’originale approccio espressivo ai brani e la particolare cura risposta negli arrangiamenti ben lontana da ogni forma di manierismo, ma ciò che colpisce maggiormente è l’ampia visione che il duo ha della musica brasiliana, ben più ricca di suoni e ritmi rispetto ai soli samba e bossanova. Si spazia, così, da gioielli poco noti come l’iniziale “Life in the modern world” e la conclusiva “Bilhete” dal songbook di Ivan Lins, a perle come “Brigas nunca mais” di Tom Jobim e “Canibaile” Guinga”, passando per i repertori di Milton Nascimento con le brillanti riletture di “Travessia” e “Vera Cruz”, fino a giungere alle intense “Jogral” di Filò Machado e “Preciso aprender a ser so” di Marcos Valle. La bella sequenza con “Pontejo” di Edu Lobo, la fascinosa “Flora” Gilberto Gil e la appassionante “Samba e Amor”di Chico Buarque De Hollanda, completa un disco da ascoltare con grande attenzione e che piacerà certamente agli appassionati della musica carioca. 


Salvatore Esposito

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