Väsen – Duo (NorthSide/Olov Johansson Musik, 2021)

Ogni album racconta un arco temporale. “Duo” percorre un ciclo di vita che abbraccia quarant’anni e vede, nei primi anni Ottanta, Mikael Marin impegnato ad ascoltare e riprodurre sul suo violino il vasto repertorio che Ivar Tallroth gli stava insegnando a Uppsala. Negli stessi anni, Olov Johansson, con la nyckelharpa, stava imparando ad Harbo lo stesso repertorio dal fratello di Ivar, Curt. Erano destinati a incontrarsi e così avvenne all’Oktoberstämman di Uppsala nel 1983: due figli, per scelta, dello straordinario repertorio delle famiglie Bohlin / Tallroth, regolari visitatori dei migliori musicisti dell’Uppland, come Eric Sahlström. Due anni dopo registravano il loro primo disco “Det rister i Örat” e, nel 1990, dall’incontro con il chitarrista Roger Tallroth nacque l’album ed il gruppo “Väsen”, parola che in svedese può significare sia spirito (o creatura), sia rumore. Nel corso degli anni si sono moltiplicati gli album (una ventina) e gli incontri, in particolare con l’allargamento del gruppo a quartetto, col percussionista André Ferrari, o a quintetto, con Mike Marshall al mandolino e Darol Anger al violino. Alcune collaborazioni sono documentate anche in video e hanno fatto il giro del mondo, come quella con Michael League e Snarky Puppy, col brano “Shapons Vindaloo” protagonista del secondo Snarky Puppy Family Dinner nel 2015. Questo andamento a fisarmonica delle dimensioni del gruppo riporta ora la formazione, felicemente, al punto di partenza: Väsen è tornato ad essere un duo e molte delle collaborazioni esterne al gruppo lo sono. Olov Johansson suona con André Ferrari (come In Beat Ween Rhythm), Anders Bromander, Catriona McKay. Mikael Marin suona fra gli altri con Mikael Samuelsson (come Barfota) e con Ånon Egeland. Nel frattempo, non sono più un semplice “anello di congiunzione” con gli anziani musicisti da cui hanno imparato, ma sono diventati i musicisti che incarnano quella tradizione e “Duo” mostra quanto questa sia viva e fertile, capace di delineare in ogni brano un’emozione diversa, anche partendo da poche pennellate sonore. Il nuovo album, registrato da Martin Igeltröm ad Uppsala fra marzo e aprile, comprende quattro nuove composizioni di Olov Johansson e tre di Mikael Marin, tre brani dalla penna di Eric Sahlström e dieci brani tradizionali. Contribuisce alle dinamiche sempre fluide e indovinate delle musiche anche il ricorso a strumenti poco frequentati. Mikael Marin mette in campo la sua viola “blue electric” e il violoncello “da spalla” recentemente concepito da Per Hardenstam. Olov Johansson si avvale di una nyckelharpa costruita da Esbjörn Hogmark sei anni fa, ma anche di una oktavharpa e di una silverbarsharpa di oltre cento anni fa. Quest’ultima fa la differenza in due brani: nella danza “Silverschottis” iniziale e nel tradizionale “Svedmark”, una polska dove il suo timbro brillante ben rende il carattere saltellante del ballo, mentre il violoncello “da spalla” di Marin provvede ad una solida base caratterizzata da una tessitura contrappuntistica. L’intesa fra i due musicisti è straordinaria fin dall’iniziale “Diff”, che racconta un mattino di primavera mentre si fa largo fra la nebbia, bell’esempio dell’abilità di Väsen nell’offrire all’ascoltatore cornici melodiche dal carattere nitido e originale in cui inserire idee e cambi di passo che utilizzano con perizia i diversi registri timbrici degli strumenti. Un’abilità tanto più evidente quando si tratta di infondere nuova linfa a brani tradizionali. Ascoltate, per esempio, “Erlandsson”: in apertura lascia quasi presagire un blues ben ritmato per poi inserirvi due brani popolari raccolti a suo tempo a Uppsala dal violinista C.H. Erlandsson. Il duo ha un evidente dono nel creare ponti e con altrettanta maestria sa legare in “Gruffalon” una polska raccolta da Jan-Olof Olsson con la “Litet spinna sticka” di Gästrikland. 


Alessio Surian

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