Pulcinella & Maria Mazzotta – Grifone (Compagnie Pulcinella/L’Autre Distribution, 2021)

Se il fortunato “Amoreamaro”, apprezzato da pubblico e critica italiana ed internazionale, che ha scalato chart internazionali di world music ed è finito ben piazzato in diversi Premi (Loano e Targhe Tenco), racchiudeva nella sua essenzialità di voce, fisarmonica e percussioni il senso profondo del sentimento da cui scaturiscono gioia, felicità ma anche sofferenza, letto secondo il punto di vista femminile (l’album è raccontato nel documentario omonimo), “Grifone” segna una nuova esperienza per Maria Mazzotta, artista che vive tra il suo Salento e i Pirenei francesi. Stella del panorama folk contemporaneo, Mazzotta non si sottrae alle collaborazioni per esplorare nuove vie del canto. Possiede presenza vocale tanto forte quanto gentile, rotondità di timbro che fa trapelare qualche asperità; i suoi gusti versatili ben si combinano con vari generi e ama raccogliere in più bacini canori, dalla canzone tradizionale a quella folk fino al repertorio d’autore. Non da ultimo, Maria canta con disinvoltura in varie lingue. Nella sua ultima creatura, Mazzotta (voce e tamburello) fa squadra con i Pulcinella, quartetto di Tolosa ad alto tasso di versatilità, formatosi nel 2004 e comprendente Florian Demonsant (fisarmonica e organo Elka), Ferdinand Doumerc (sassofoni, glockenspiel e tastiere Armon), Pierre Pollet (batteria) e Jean-Marc Serpin (contrabbasso). Così Mazzotta racconta le origini del progetto: “Il lavoro con Pulcinella é nato quando loro, circa tre anni fa, cercavano una voce per un concerto speciale nell'ambito di un festival a Tolosa. Un comune amico musicista ha fatto loro ascoltare la mia voce e cosi mi hanno chiamato. L'idea era quella di provare a dare una veste nuova al repertorio tradizionale salentino o in generale a quello che era il mio bagaglio culturale. Loro non conoscevano minimamente il repertorio, così hanno fatto diversi ascolti dei brani originali (le raccolte di Lomax, Carpitella ecc.) finendo per creare il proprio punto di vista con i propri arrangiamenti. Posso dire che si sono approcciati al repertorio in punta di piedi, con profondo rispetto, dando, a mio avviso, una lettura davvero originale del repertorio tradizionale”. Ne scaturiscono trame ampie e spesso contagiose che fondono funk, toni balcanici, sfumature musette, vampate prog rock. Se l’iniziale “Pizzicarella” ci porta nel vorticoso dominio della pizzica pizzica, lo stornello “Nazzu Nazzu” assume una calda veste jazzistica. Oltre, ci sono “Avanti”, la tarantella “Diavoletto indiavolato” (che poi è “Diavule diavule” o, com’è anche conosciuta, “Tarantella di Sannicandro”) e la traccia conclusiva “Grifone suite”: motivi tutti da scoprire, mche mettono in mostra la spiazzante e surreale, comunque fluida, mescolanza di stili, con la voce-strumento di Mazzotta che si intreccia con gli strumenti del combo francese. Invece, “Lule-të-bukura-ka-Tirana-La-Griffure” ci trasporta nei modi albanesi. La propensione teatrale di Mazzotta si espone nel pathos con cui rende la serenata “Bella ci dormi”, che Mazzotta interpretava già ai tempi del Canzoniere Grecanico Salentino, nella chanson a tempo di valzer “La foule”, omaggio a Edith Piaf, e nell’intimista di gusto retrò “Cosa resta”, scritto dal sassofonista dei Pulcinella su testo della stessa Maria. Un incontro proficuo, sorprendente condito da un pizzico d’ironia tra quattro abili e funambolici musicisti e una voce che emoziona sempre. 


Ciro De Rosa

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