Antonello Lamanna, Calabria Sound System, Morlacchi, 2019, pp.212, EURO 25,00 Libro con 2 CD e 1 DVD/Valentino Santagati (a cura di) – Intrecci Sonori. Tracce di un ecosistema acustico in Calabria (Squilibri, 2021)

“Calabria Sound System” è frutto di una più vasta ricerca condotta da Voxteca, interna al Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università per Stranieri di Perugia, che da oltre due decenni agisce come osservatorio-laboratorio per indagare manifestazioni linguistiche e musicali di tradizione orale. A muovere le fila è Antonello Lamanna, ideatore e responsabile del progetto. “Musiche tradizionali, lessico e oralità contemporanea” è il sottotitolo del volume che documenta, precipuamente, aspetti linguistici e socio-linguistici di Mesoraca, paese della Sila Piccola, nel crotonese, nell’arco temporale 1992-2018. Si tratta di un luogo privilegiato degli studi sul rapporto suoni-territorio, perlustrato pure dall’antropologo e musicista Antonello Ricci nel suo “Il paese dei suoni. Antropologia dell’ascolto a Mesoraca (1991-2011)”, edito da Squilibri. La ricognizione di Lamanna, dunque, allarga il confronto facendo confluire elementi di dialettologia e analisi della sfera sonora, messi in relazione con il mutare delle condizioni sociali ed economiche del territorio. Il fenomeno linguistico si connota come chiave di lettura per leggere e interpretare i luoghi. C’è, quindi, sia l’attenzione verso la memoria della comunità locale sia per le forme rituali, spesso defunzionalizzate se non risemantizzate. Cosicché si incontrano procedure revivalistiche che si delineano come marcatori di identità, che corrispondono alla necessità di riconoscersi per appartenere e di appartenere riconoscendosi in pratiche simboliche. In tal senso va osservato che la memoria, se non le stesse attività musicali, risultano ancora presenti e di ciò si dà conto nelle puntuali annotazioni sui canti religiosi e profani e sulle espressioni strumentali. L’introduzione “Suggestioni d’ascolti lontani” è stata curata da Paolo Bravi e Ignazio Macchiarella, chiamati “in remoto” ad ascoltare il corpus di registrazioni, privati dell’aspetto visuale dell’atto performativo e della relazione dialogica che appaiono imprescindibili nella svolta riflessiva e plurale degli studi etnomusicologici. Ciò nonostante, i due studiosi producono un’analisi dei “suoni” ascoltati a tavolino e per l’appunto, significativi spunti di riflessione metodologica a partire dalla suggestione che fornisce il confronto uditivo con questa preziosa documentazione del fare musica in Calabria. Tocca, quindi, a Lamanna fornire le coordinate della sfera sonora di Mesoraca con la sezione dedicata a “Lingua, Dialetto e Musica”, in cui lo studioso centra l’attenzione sulle varietà linguistiche della comunità del paese del crotonese. Il passo successivo è l’analisi del repertorio musicale tradizionale che si ascolta nei 2 CD allegati (“Il paese dei cantori” 1 e 2) che riproducono 50 tracce in cui si ascoltano diverse forme di canti religiosi e profani, canti sulla zampogna, tarantelle, pastorali, racconti, ninna nanne, brindisi, preghiere, rosari cantati, lamenti funebri, litanie, suoni di campanacci e richiami a voler fornire un ampio spettro dei comportamenti musicali della comunità di Mesoraca. Il DVD, invece, copre la ricognizione su “Rituali a Pratiche della Settimana Santa”. Infine, una corposa documentazione fotografica è un ulteriore tassello offerto dallo studio sul campo. 
L’attenzione verso il paesaggio sonoro è al centro anche del CD audio “Intrecci sonori. Tracce di un ecosistema acustico in Calabria”, curato da Valentino Santagati, che percorre itinerari di ricerca finora poco frequentati (qui dobbiamo ancora far riferimento a “Il paese dei suoni” di Ricci). In un’unica traccia che si sviluppa per un continuum di 27 minuti, Santagati – musicista e cantore, studioso consapevole del mondo di tradizione orale e autore dell’interessante studio su “I suonatori delle Serre calabresi” per Nota – da artigiano del suono, monta una sequenza di field recordings che comprendono suoni naturali ed espressioni musicali. Ci mette di fronte a saperi vocali e strumentali di dodici esecutori (i cui nomi sono naturalmente tutti riportati nel booklet di presentazione), registrati tra i 1997 e il 2009 a coprire l’area reggina, tra Bovalino e Marina di San Lorenzo. Si ascoltano flauti di corteccia, fischiotti, zampogna a la moderna, doppio flauto di canna, tamburini e naturalmente performance per sola voce. Il lavoro non si propone come indagine etnomusicologica, perché piuttosto intende richiamare l’attenzione sull’aspetto percettivo, sulla centralità della dimensione uditiva nella cultura agro-pastorale calabrese incentrata sull’oralità, su relazioni e intrecci, suffragati anche da analisi foniche di strumenti tradizionali e ritmi degli animali, che guidavano costruzione e accordatura di strumenti come zampogne e flauti o dei campanacci dei greggi. Non è casuale che questo album sia pubblicato proprio in una fase storica in cui abbiamo fatto i conti con uno sconvolgimento delle bulimiche attività umane, che ha silenziato il pianeta, consentendoci di fermarci ad osservare e soprattutto ad ascoltare i luoghi come si sapeva fare in passato. Dal confinamento determinato dalla crisi pandemica e dalle scelte politico-scientifiche per affrontarla avremmo potuto cogliere l’occasione per ripensare comportamenti e consuetudini in rapporto alla fragilità degli ecosistemi e agli equilibri della biosfera. Così non è stato e non è, malgrado l’urgenza di intraprendere azioni per salvarci dalla catastrofe ambientale verso cui stiamo correndo. Intanto, ci teniamo questa ricchezza sonora messa a disposizione non solo per il nostro benessere ma soprattutto perché ci apre a una drammatica consapevolezza di fronte alle distorsioni e al degrado che imperano, anche a breve distanza dai luoghi in cui questi suoni sono stati fissati su disco. 

Ciro De Rosa

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