Musica da diffondere: il caso dell’etichetta “Il cane d’oro” (Zolotaja sobaka)

Le musiche viaggiano spesso per “diffusione”, senza contatto diretto, cavalcando le registrazioni nei loro vari formati tecnologici e arrivando a toccare ascoltatori molto lontani nello spazio e nella cultura di arrivo. Questo fenomeno assume un valore particolare quando le musiche che viaggiano sono proibite e censurate da vari regimi, perché la musica comunica - immediatamente e senza mediazioni - i valori di un’altra cultura. Fermare la musica, però, beh, è un’impresa ardua: si pensi solo al jazz bandito in Italia come “musica degenerata” durante il periodo fascista e a Romano Mussolini, figlio del Duce stesso, grande pianista jazz nonostante tutte le proibizioni. Il caso dell’ex Unione Sovietica è piuttosto particolare: tra i decenni 1940 e 1960 la musica proibita dalla censura si diffondeva clandestinamente attraverso registrazioni incise su lastre a raggi X ritagliate in forma di cerchio, di circa venticinque centimetri/sette pollici di diametro, con un foro al centro anch’esso ritagliato o bruciato con una sigaretta. Erano le “costole” (рёбра, ryobra) e, per esteso, era la muzyka na rëbrach (Музыка на рёбрах), la “musica sulle costole”, per la gioia dei cosiddetti stilyagi, gli “amanti dello stile”, ascoltatori clandestini della musica d’oltreoceano. Per le primissime etichette i vantaggi del materiale erano la pieghevolezza e la gratuità, dato che una legge obbligava gli ospedali allo smaltimento delle pellicole radiografiche perché altamente infiammabili. Complessivamente le incisioni sulle lastre radiografiche venivano dette, con una certa ironia, in omaggio a Wilhelm Röntgen, roentgenizdat: il termine, e l’operazione complessiva, erano l’analogo musicale del samizdat, ossia la prassi di ricopiare a mano, o con carta carbone, le opere letterarie soggette alla censura che i lettori ritenevano interessanti. I russi Boris Taighin (1928-2008) e Ruslan Bogolowskij (1928-2003), iniziarono a copiare dischi “proibiti” prima su sottili fogli di vinile e poi sulle lastre per le radiografie da vendere al mercato nero: la musica proibita, incisa sulle lastre radiografiche, contagerà la gioventù sovietica correndo sulle loro stesse ossa, e nel caso del Rock & Roll questo avrà un effetto travolgente. 
L’interesse per la “musica sulle costole” è abbastanza recente, e va ricordato il progetto X-Ray Audio, a cura di Stephen Coates e Paul Heartfield, che ha portato alla pubblicazione del libro X-Ray Audio: The Strange Story of Soviet Music on the Bone (2015) così come alla realizzazione di documentari tra i quali X-Ray Audio: The Documentary. L’articolo di Boris Taighin Ascesa e declino dello studio “Il cane d’oro”, tradotto appassionatamente da Carla Sabrina Marenco, è una fonte di prima mano che ricostruisce i primissimi tempi dello studio di registrazione underground “Il cane d’oro” (Zolotaja sobaka), fondato da Ruslan Bogoslovskij e Boris Taighin a Leningrado, che dal 1947 al 1961 stampò dischi di musica censurata in Unione Sovietica: Jazz, Boogie-Woogie, Foxtrot, Tango, Blues, Rock & Roll, ma anche di musica forse meno nota e a noi molto cara, quella degli artisti emigrati di prima e seconda generazione, come Pyotr Leschenko (1898-1954), oppure Alexander Vertinsky (1889-1957) così come dei molti altri artisti citati da Taighin, ascoltabili grazie ai link che abbiamo posto a fine articolo, che con i loro repertori cantati in russo si rivolgevano ai compatrioti anti bolscevichi espatriati nelle grandi città europee, prima fra tutte Parigi. Più in particolare nell’articolo Taighin accenna ai repertori del genere Blatny, sul quale vorremmo ritornare in seguito. La storia dello studio e delle sue vicende viene raccontata in prima persona dal suo inventore ed è una preziosa testimonianza che ci trasmette uno spirito entusiasta, visionario, felice, vivo, fiducioso, e, soprattutto, inarrestabile, malgrado la censura e le molte incarcerazioni subite dai protagonisti. Uno spirito evidentemente capace di toccare ancor oggi, se si pensa che la condivisione di questa traduzione ha ispirato il cantautore Gerardo Balestrieri nel comporre il brano “La canzone delle ossa” per il suo prossimo album Rue de la Paix, che verrà pubblicato dall’etichetta Interbeat Records nel prossimo mese di giugno. Siamo certi che Boris Taighin, Ruslan Bogoslovskij e Evgeny Sankov, ovunque ora siano, saranno felici della rinascita d’interesse per la loro storia. 

Giovanni De Zorzi e Carla Sabrina Marenco


di Boris Taighin, traduzione di Carla Sabrina Marenco

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