Kasai Allstars – Black ants always fly together, one bangle makes no sound (Crammed/Materiali Sonori, 2021)

Se siete in cerca di energia e buon umore questo è il disco giusto. Cominciamo da quel che si vede. Giusto fuori Kinshasa, Patrick Zoom ha realizzato il primo video ispirato dal nuovo album, il quarto, dei Kasai Allstars. Il brano selezionato è “Olooh, A War Dance For Peace” e rivela già nel titolo uno dei tratti distintivi del gruppo congolese: saper tenere insieme le diversità e lottare per trasformare in meglio anche le situazioni più difficili. In questo caso viene evocato un modo tradizionale di risolvere i litigi nei villaggi: in risposta ad un conflitto si fa ricorso ad una danza di guerra, di quelle con le armi in mano, per cercare di affrontarlo in modo pacifico. La danza vuol essere un modo di richiamare tutti a mettere fine alle ostilità e a trovare un terreno comune. In modo analogo, una quindicina di anni fa i Kasai Allstars sono nati riunendo a Kinshasa una ventina di musicisti da cinque gruppi diversi, tutti provenienti dalla regione del Kasai, ma con lingue e appartenenze diverse: Songye, Lulua, Tetela, Luba e Luntu. In qualche caso, fra questi gruppi le rivalità avevano radici antiche. Alcuni li ritenevano incompatibili gli uni con gli altri, ma l’idea del super-gruppo ha funzionato ed ha trovato un’ottima sponda nel produttore belga Vincent Kenis. Una delle novità di “Black Ants…” è proprio il processo produttivo di cui si è incaricato il chitarrista dei Kasai Allstars Mopero Mupemba, autore di cinque degli undici brani, cantante solista in “Like a dry leaf on a tree” e “Betrayal by gossip” e responsabile anche del programming insieme all’ingegnere del suono e tastierista Papy Atuke. Vincent Kenis, questa volta, è intervenuto in fase di missaggio finale (a Bruxelles), insieme a Greg Bauchau. In “Black Ants…” fa il suo debutto con i Kasai Allstars il giovane cantante Bijou e alla voce ritroviamo Mi Amor’ Mputu Ebondo, Tandjolo Yatshi, Kabongo Tshisense, protagonista anche con il likembe, e “Muambuyi” Ntumba Ngalula (1, 5, 11) scelto come solista sia per il primo canto, “Kasai Munene”, sia, nel finale, per “Allstars all around”. “Muambuyi” aveva ispirato il film Félicité, con i Kasai Allstars protagonisti della colonna sonora). A intrecciare con chitarre ed elettronica i suoni (a volte distorti) dello xilofono e dei metallofoni likembe ci pensano “Bayila” Tshilumba, Mandateur e Lukusa, mentre Salomo, Pedro Mukenge, Mokonkole Diesel iniettano energetiche dosi di tamburi ditumba. A saldare tutto insieme ci sono i cori e i riff di chitarra (o synth) che non mancano di dispensare buon umore e senso di unità, messaggio esplicito del decimo brano, “Unity is strength”. I testi delle canzoni non mancano di far riferimento alle tradizioni locali, anche in chiave umoristica, pescando anche da territori inesplorati negli album precedenti, come la regione Bandundu. Molti versi richiamano miti, modi di dire popolari e proverbi. “Musungu Elongo Paints His Face White To Scare Small Children” fa riferimento ai villaggi dei Basongye, dove è ancora viva la tradizione dei Musungu Elongo, persone che spaventano i bambini disubbidienti spalmandosi creta bianca sul viso e rincorrendoli minacciando di mangiarseli se non si comportano come si deve e non offrono loro qualcosa di buono da mangiare. “The Large Bird, the Woman and the Baby” è introdotta dal solo xilofono e racconta a ritmo sostenuto di una madre che, impegnata nei lavori nei campi, aveva lasciato il proprio bambino all’ombra di un albero. Ad un tratto, il bambino aveva smesso di piangere. Incuriosita, la madre si era avvicinata: un uccello stava addormentando il bambino cantando una ninna nanna. Colto sul fatto l’uccello aveva avvertito la madre: ‘‘non raccontare a nessuno quel che hai visto e ascoltato’’. La madre acconsentì, ma poi raccontò tutto al marito. Avendo mancato alla promessa, al suo ritorno nei campi, l’uccello rapì il bambino e lo trasportò col becco in cima ad un albero. La madre implorò di non lasciarlo cadere cantando ‘‘tshinyunyu nda, tshinyunyu nda…’’ e facendosi perdonare. Proprio come i Kasai Allstars si sono fatti perdonare con questo felice album i quattro anni di silenzio discografico. 


Alessio Surian

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