Steve Cooney – Ceol Ársa Claìrsí (Claddagh, 2020)

Steve Cooney è un personaggio particolare del variegato mondo della musica irlandese. Nato in Australia, vanta un curriculum che gli ha consentito di suonare il basso con Chuck Berry, il mandolino con Sixto Rodriguez (quello di “Sugarman”) e la chitarra praticamente con tutti i più importanti esponenti del revival irlandese, da Liam O’Flynn a Andy Irvine, passando per i Chieftains e gli Stockton’s Wing. Inoltre è stato direttore musicale della serie Highland Session, trasmessa dal quarto canale della BBC per celebrare le musiche gaeliche di Scozia e Irlanda. Eccellente strumentista, a perfetto agio sia con le corde di metallo che con la chitarra classica, presenta un album dove (come recita il sottotitolo) affronta il repertorio per arpa dei grandi bardi del XVII e XVIII secolo, con Turlogh o’Carolan e Thomas Conlon, le arie dei quali fanno parte tutt’oggi dei repertori di arpisti e non solo, a fare la parte del leone, con cinque pezzi cadauno. Il tutto naturalmente arrangiato per chitarra sola, senza sovrapposizione di altri strumenti. Ed è proprio la chitarra (anzi le chitarre, sia acustica che con le corde di nylon) ad uscire trionfante da questo bel disco: Cooney dimostra che lo strumento può confrontarsi con questi brani in una maniera che i motivi sembrano scritti (e non trascritti) appositamente per le sei corde, entrando in profondità nella grande tradizione Gaelica per Arpa. Fra i tunes eseguiti, molte arie famose, le immortali “Sì Beag Sì Mor” e ”Eleanor Plunkett” di O’Carolan, leggendario arpista cieco esponente di una musica che deve molto al barocco italiano di Corelli, a “Seabhac Na Heirne”, che con il titolo di “Hawk of Ballyshannon” è stata per anni la firma della Queen of Harps Ann Heymann, a “An Speic Saeogeach”, cavallo di battaglia del grande piper Liam O’Flynn (con il titolo di “Joyce’s Tune”). E poi le arie meno note, ricavate da manoscritti o dall’annuario della società degli Arpisti di Belfast, come la bellissima “Eiridh an Lae” e la conclusiva “Miss Hamilton”. Molti di questi temi sono già stati arrangiati per chitarra, molti chitarristi importanti (Renbourn, Duck Baker, Bensusan, persino Alex de Grassi) si sono cimentati in trascrizioni, ma questa fluidità e questo respiro, con un risultato davvero vicino ad una resa “arpistica”, sono stati solo sfiorati in precedenza, e questo “Ceol Ársa Claírsí” si pone come una pietra miliare del genere. 


Gianluca Dessì

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