Abbiamo seguito il percorso del progetto Renanera nella sua crescita a partire dall’interessante “O’Rangio” del 2017 e c’è da dire che di strada ne hanno compiuta tanta, raccogliendo anche prestigiosi. Nel corso degli ultimi anni, hanno ampliato il raggio del loro approccio musicale nel dialogo con la canzone d’autore con il disco “Vento di terra, vento di mare” con Vittorio De Scalzi e con l’elettronica collaborando con il percussionista cosentino Leon Pantarei in
“Rhythmology”. A due anni di distanza da questi ultimi, li ritroviamo con il progetto “Terra da cammenà”, concept album in forma di libro con QR code per l’ascolto dei brani, in cui raccontano la Lucania, la loro terra con le sue tradizioni, le sue storie e i suoi paesaggi naturali. A riguardo scrivono “Abbiamo sentito l’esigenza di raccontare storie di persone e luoghi troppo spesso dimenticati e di cui i lucani hanno bisogno di parlare per intraprendere il loro percorso collettivo verso il “riscatto” morale”. Aperto dalla prefazione dello scrittore Antonio G. D’Errico, il libro ci guida all’ascolto del disco con la corposa introduzione di Pierpaolo Grezzi e raccoglie tutti i testi dei brani del disco, trascritti con l’A.D.L. Alfabeto dei Dialetti Lucani, elaborato dalla ricercatrice Patrizia Del Puente del Dipartimento di Dialettologia dell’Università della Basilicata, ed preceduti da un breve prologo firmato da Unaderosa. Ad intercalare le liriche sono evocativi scatti dei fotografi Francesco La Centra e Federico Cataldi (regista del docu-fiction RAI “Voci di una terra: Basilicata” alla cui colonna sonora hanno partecipato anche Renanera), mentre la conclusione è affidata alla postfazione della critica letteraria Yvette Merchand. Accompagnare la lettura del libro con l’ascolto del disco è, così, un’esperienza multilivello che incrocia musica e fotografia, componendo un racconto immaginifico nel quale immergersi per un’ora di musica e parole. In questo senso interessante ci sembra l’idea di smaterializzare il disco per dargli forma di libro nell’ottica di esplorare con un pizzico di coraggio un nuovo modo di fare musica. Unaderosa (voce solista, cori, darbouka, saz baglama) e Antonio Deodati (programmazione, synth bass, tastiere, tammorre, saz baglama, chitarra battente, lira calabrese, triangolo, flauto e cori) ci consegnano, così, un disco da sfogliare come un libro, i cui suoni intrecciano tradizione lucana, world music ed elettronica e nel quale fanno capolino le percussioni di Pierpaolo Grezzi (tamburi, bohdran, darbouka, tammorre, pandeiro, cajon, sonagli, shakers, voce recitata) a cui si aggiungono il violino di Alberto Oriolo, la fisarmonica di Pierangelo Camodeca e le corde di Massimo Catalano (chitarra classica e acustica, mandolino, saz baglama).
Ad impreziosire il tutto non mancano alcuni ospiti come Gaetano Stigliano (mandolino), Roberto Tempone (fisarmonica), Federico Celano (darbouka e flauto) Roberto Palladino (batteria), le voci di Rosmy, Mariantonietta Rotundo e Pasquale Montano e Coro Vjeshi i Shën Paljit. Ad aprire il disco è la title-track, un’invito al viaggio a mettersi in cammino per scoprire la Lucania e le sue tradizioni. Si prosegue con “Croce e Corna”, in cui si canta dell’intreccio tra religione e superstizione popolare e l’invocazione a San Biagio, protettore di Maratea, con “Arriva Arriva”, per addentrarsi nella tradizione arbëreshe con “Diceme sì”. La sequenza con “Senza filtri nè magia” e le storie di briganti de “‘A voce e sti briganti” culmina in “Masciara masciarella” nelle cui trame si stagliano le ricerche sul campo di Ernesto de Martino da cui prese vita “Sud e Magia”. Se “Il ponte alla luna” rimanda agli splendidi scenari naturali della Basilicata, in “Eran’ nove” in cui si narrano le vicende dei nove carbonari di Calvello, che guidati dal medico Carlo Mazziotta furono trucidati al tempo dei moti del 1822. Nei continui rimandi tra presente e passato “La danza di Hera” evoca i riti propiziatori nel Tempio di Metaponto dedicato alla dea Hera, mentre in “Nera” è racchiusa la leggenda di come la Madonna Nera di Viggiano sia diventata patrona della Basilicata. Ed ancora “‘U maestro de li Templari” descrive la figura di Ugo dei Pagani, Maestro dei Templari di Forenza e, da molti, identificato con Hugues de Payns, primo Gran Maestro dell’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo del Tempio di Salomone. Con “L’ eroe di Melfi” scopriamo la storia di Ronca Battista, il boscaiolo di Melfi che combattè strenuamente contro i francesi per scongiurare l’assedio della città, mentre in “Stupore d’ o munn’” è un ritratto di Federico II di Svevia, innamorato profondamente della Lucania. “Se parti tu”, “Acqua cheta” e “Ballano i calanchi” completano un lavoro corposo, denso di musica, storie e racconti legati ad una terra di grande fascino come la Lucania.
L’album-libro è acquistabile su ordinazione presso Brigante Editore. dhjbri@tin.it
Salvatore Esposito
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