Tidiane Thiam – Sitforde (Sahel Sounds, 2020)

Siamo a Podor, la città più settentrionale del Senegal, in prossimità del confine con la Mauritania sui fiumi Doué e Senegal, posta sull’isola fluviale di Morphil tra paesaggi desertici saheliani e vedute verdeggianti sulle sponde rivierasche. La cittadina situata in quello che tra il IX e il XV secolo era regno di Tekrour, il “paese dell’oro”, è stata un importante nodo commerciale coloniale di cui si possono osservare ancora le vestigia nell’architettura urbana. Qui a Podor, in una sessione notturna casalinga, catturata piazzando un solo microfono, i produttori Christopher Kirkley e Karen Antunes (https://sahelsounds.bandcamp.com) hanno fissato le note argentine della “cruda” chitarra acustica e dei grilli che friniscono all’esterno. La performance in solo di Tidiane Thiam (era il novembre 2014) è diventata “Sitforde” (“Ricordati”), un album di trentacinque minuti: dieci limpide tracce acustiche strumentali che esaltano il suono della sei corde. Musicista autodidatta, fotografo, artista visuale e folclorista del mondo saheliano, Thiam – dicono le cronache – ha imparato a suonare la chitarra ascoltando trasmissioni radiofoniche notturne, adattando alla propria tecnica di chitarra fingerstyle gli stilemi del hoddou, il liuto tradizionale peul a quattro o cinque corde affine allo xalam wolof. Tra i suoi modelli di chitarristi occidentali cita Jimi Hendrix, Alvin Lee e John Lee Hooker, tra gli africani l’immancabile Ali Farka Touré e poi Sekou Diabaté (dei Bembeya Jazz), Jimy M’Baye (dei Super Etoile di Youssou N’Dour), Macky “Kolo” Sall e Mama Gaye, che sono stati chitarristi di Baaba Maal, altro artista peul figlio di questi luoghi, così come il cantante Mansour Seck, tutti numi tutelari di Thiam. “Sitforde” è un fluire di suoni che raccontano: brani sincopati dal tono placido ed intimo, a tratti ipnotici nel loro incidere, lontani - però dal solco desert blues che si ascolta spingendosi più a est, verso il Mali e il Niger. C’è un senso di serenità che strega l’ascoltatore, con il nitore delle note esaltate dalla dolcezza del tocco del musicista di Podor. Il tema d’apertura, “Djatasoun”, rovescia il nome del glorioso imperatore maliano: Soundjata Keita. Alla dedica materna di “Nénamev” segue il tributo al gigante maliano della kora, “Hommage A Toumani Diabate”, con la chitarra che risuona come l’arpa liuto mandingo. Invece “Dannibe” è rivolta ai viaggiatori: “è bello viaggiare ma arrivare in un buon porto è molto meglio”, dice Thiam. Nel titolo di “N'Dianguene Demngal Men” c’è l’esortazione ad apprendere la lingua, mentre “Douga” è un tema guineano. “Liggoden Leydimene” invita a partecipare allo sviluppo del Senegal. La successiva “Thierno Adama Gaye” omaggia un’importante figura di “waliyou”, un erudito locale e grande marabutto. Tra i motivi più potenti c’è “Minuit”, ripresa dal repertorio di Baaba Maal, una storia di speranza per il futuro. Infine, ai pescatori della sua terra natale è dedicata la conclusiva “Yery Mayo”. “Sitforde” emana un fascino irresistibile e si ascolta che è un piacere. Intanto il senegalese ha già preannunciato un nuovo album per il 2021. Stay tuned. https://tidianethiam.bandcamp.com 


Ciro De Rosa

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